In Germania il panorama politico è in subbuglio già da alcuni mesi per una serie di novità che stanno ribaltando le prospettive consolidate.
Alle varie tornate elettorali sono cresciuti i partiti di opposizione e quelli apertamente anti-sistema, mentre nella coalizione “semaforo” si percepisce una crescente instabilità. Il governo infatti ha preso provvedimenti piuttosto drastici soprattutto in riferimento alla politica estera. Ha fissato un limite massimo all’assistenza finanziaria e militare all’Ucraina, con ciò segnandone di fatto una prossima conclusione definitiva.
E qualche giorno fa un altro scossone è arrivato dall’America, dove le inchieste giornalistiche hanno rivelato connessioni scottanti fra il governo di Kiev e l’attentato che ha messo fuori uso il gasdotto Nord Stream. Questa infrastruttura strategica era stata realizzata dai tedeschi e dai russi insieme, costata molti miliardi e invisa ad alcuni Paesi. Fra di essi la Polonia, che aveva apertamente criticato Berlino per cercare di accaparrarsi il ruolo di unico distributore continentale del gas russo. Poi naturalmente l’Ucraina, che col Nord Stream sarebbe stata tagliata fuori dai giochi completamente. Ma la Germania è da sempre un suo grande sostenitore materiale: e oggi si scopre che Kiev avrebbe pugnalato Berlino distruggendone l’importante gasdotto.
Per il diritto internazionale questo è configurabile come un vero e proprio atto di guerra. Il quadro che ne esce infatti è il seguente: l’Ucraina, Paese alleato della NATO e della Germania, ne distrugge un’infrastruttura cruciale, forse con l’assenso di altri due Stati membri dell’Alleanza Atlantica, Polonia e Stati Uniti. Persino August Hanning, ex capo del Servizio federale di intelligence tedesco (Bundesnachrichtendienst) ha accusato Kiev e Varsavia di essere d’accordo nell’eseguire il sabotaggio.
Insomma, per il governo tedesco questa è una bella gatta da pelare. Vedremo in che modo aggirerà le critiche e se invece prenderà dei provvedimenti.