“Il nuovo provvedimento approvato in Consiglio dei Ministri, stando alle anticipazioni di queste ore, escluderebbe innumerevoli soggetti del Terzo settore dalla possibilità di godere, d'ora in avanti, dei benefici del Superbonus. Si tratterebbe di un duro e inaspettato colpo per tutte quelle realtà che svolgono attività sociali senza scopo di lucro, che necessitano di riqualificare ed efficientare dal punto di vista energetico gli spazi in cui operano”.  Così Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Terzo Settore.
“È infatti evidente che senza incentivi fiscali, giustamente mantenuti finora, la gran parte degli enti non sarà in grado di apportare alle strutture tutti quei miglioramenti fondamentali in ottica di sostenibilità ambientale e per il contenimento dei consumi energetici. Eliminare per il Terzo settore la possibilità di beneficiare del Superbonus vuol dire non riconoscere il valore del suo apporto alla comunità, in termini sociali ed economici, ed è quindi un negativo, quanto non comprensibile passo indietro. Il Governo è ancora in tempo per ripensarci, ci auguriamo vivamente che lo faccia” conclude Pallucchi.

Questo il commento di Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Terzo Settore, sulle modifiche apportate al Superbonus dal ministro Giorgetti, nel Consiglio dei Ministri n. 75 in tema di agevolazioni fiscali, sulla spinta delle preoccupazioni del ministero dell'Economia che continua a riscontrare come le stime di spesa per il superbonus sforino sempre le previsioni (dai 160 miliardi previsti complessivamente al novembre scorso ora si viaggia verso i 200). Una circostanza che ha fatto salire la tensione con la Ragioneria generale dello Stato.

Questo il testo nel comunicato stampa del governo:

... le disposizioni sono volte alla tutela della finanza pubblica nel settore delle agevolazioni fiscali in materia edilizia e di efficienza energetica. L'intervento si è reso necessario anche alla luce degli ultimi dati certificati dall'ISTAT, che hanno portato alla revisione del deficit relativo all'anno 2023 arrivando alla misura del 7,2 per cento, revisione al rialzo che segue quella già intervenuta per gli anni 2021 e 2022.Il decreto prevede, tra l'altro:

  • l'eliminazione, per gli interventi successivi all'entrata in vigore delle nuove norme, delle residue fattispecie per le quali risulta ancora vigente l'esercizio delle opzioni per il cosiddetto sconto in fattura o per la cessione del credito in luogo delle detrazioni;
  • al fine di acquisire, alla scadenza ordinaria del termine previsto per le suddette agevolazioni (4 aprile 2024), l'ammontare del complesso delle opzioni esercitate e delle cessioni stipulate, si esclude l'applicazione dell'istituto della remissione in bonis che avrebbe consentito, con il pagamento di una minima sanzione, la comunicazione funzionale alla fruizione dei benefici fino al 15 ottobre 2024;
  • al fine di garantire un'adeguata e tempestiva conoscenza delle grandezze economiche e finanziarie connesse alle misure agevolative oggetto del decreto, l'introduzione di misure volte ad acquisire maggiori informazioni inerenti alla realizzazione degli interventi agevolabili. È, inoltre, previsto, un corredo sanzionatorio. In particolare, l'omessa trasmissione di tali informazioni, se relativa agli interventi già avviati, determina l'applicazione di una sanzione amministrativa di euro 10.000, mentre per i nuovi interventi è prevista la decadenza dall'agevolazione fiscale;
  • al fine di evitare la fruizione dei bonus edilizi anche da parte dei soggetti che hanno debiti nei confronti dell'erario, come già previsto nel nostro ordinamento in altri casi, si dispone la sospensione, fino a concorrenza di quanto dovuto, dell'utilizzabilità dei crediti di imposta inerenti i bonus edilizi  in presenza di iscrizioni a ruolo o carichi affidati agli agenti della riscossione relativi imposte erariali nonché ad atti emessi dall'Agenzia delle entrate per importi complessivamente superiori a euro 10.000, se scaduti i termini di pagamento e purché non siano in essere provvedimenti di sospensione o non siano in corso piani di rateazione per i quali non sia intervenuta decadenza;
  • l'introduzione di misure volte a prevenire le frodi in materia di cessione dei crediti ACE, riducendo a una la possibilità di cessione ed estendendo la responsabilità solidale del cessionario alle ipotesi di concorso nella violazione, nonché ampliando i controlli preventivi in materia di operazioni sospette.

Per Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, "è assolutamente necessario garantire la tenuta dei conti pubblici dagli effetti della misura del superbonus, al tempo stesso occorre migliorare il decreto per evitare che anche il mondo delle onlus e del terzo settore sia fermato ora, dopo che la cooperazione sociale non ha potuto utilizzare tale strumento nei primi due anni di vita, con conseguente rinvio di investimenti per rafforzare la rete dei servizi rivolti esclusivamente alle persone più fragili". Per Gardini, che confida su un intervento parlamentare per correggere il decreto, "bisogna dare una finestra più ampia per questi soggetti, non limitandosi solo ad includere quanto già nel frattempo è stato avviato" così come "andrebbero tenute in debita considerazione le zone colpite dal sisma che hanno esigenze e priorità diverse dalle altre".

Il nuovo stop, però, rischia di produrre conseguenze serie per l'economia. Secondo  il segretario di Fillea Cgil, Alessandro Genovesi, "se fosse confermato il colpo di mano contro l'edilizia popolare pubblica e contro la ricostruzione postsisma saremo di fronte ad una scelta gravissima a danno proprio delle persone più deboli, per di più già colpite da eventi drammatici come un terribile terremoto. In un solo colpo si fermerebbero circa 1500 cantieri complessi relativi a molte case popolari, con il rischio di perdere 20-25mila posti di lavoro".


Fonte: avvenire.it

Crediti Immagine: Forum Terzo Settore