Cgil, Cisl e Uil chiedono con estrema urgenza un incontro alle SS. VV. in relazione al DPCM emanato il 22 marzo 2020 contenente all'allegato 1 una serie di attività industriali e commerciali per le quali si dispone la sospensione fino al 3 aprile 2020. Tale allegato prevede un elenco molto consistente di attività industriali e commerciali aggiuntive, per gran parte delle quali riteniamo non sussistere la caratteristica di indispensabilità o essenzialità.In questa fase difficile del Paese, Cgil Cisl e Uil hanno sempre messo in evidenza la necessità di mettere al primo posto, rispetto a qualunque altra valutazione, la salute e la sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici e si sono assunte la responsabilità di definire le regole – contenute nel protocollo del 14 marzo scorso – per garantirla. Cgil Cisl e Uil credono che siano obiettivi comuni del Governo oltre che delle parti economiche e sociali, il contenimento del virus, la garanzia delle attività essenziali alla collettività e oltre che ovviamente, in primis, la sicurezza e la salute di chi lavora.Questa è la ragione che ci fa ritenere inadeguata rispetto a questi importanti obiettivi la definizione delle attività non indispensabili e queste sono la ragioni che ci portano a chiedere con urgenza un incontro finalizzato alla revisione delle attività di tale elenco che – come previsto dall'articolo 1, comma 1, lettera a) del predetto DPCM – “può essere modificato con decreto del Ministero dello sviluppo economico, sentito il Ministero dell'economia e delle finanze”.


Quello riportato in precedenza è il testo della lettera inviata dai segretari generali di Cgil, Cisl e Uil - Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo - al ministro dell'Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri, e al ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, per richiedere un incontro urgente dopo il varo del Dpcm del 22 marzo, non soddisfatti per aver allargato, nell'allegato, il numero delle attività elencate come indispensabili. 

Malcontento che Landini aveva anticipato questa mattina in una intervista radiofonica accusando Confindustria di aver fatto pressione sul governo, ritenendo inspiegabile come Conte potesse aver accettato tali suggerimenti includendo, ad esempio, la produzione di trattori o taglia-erbe.

Le tre sigle sindacali, per tale motivo, hanno confermato per la sola Lombardia uno sciopero generale già in programma per il 25 marzo. Lo sciopero, cui non parteciperanno i lavoratori della sanità, è un primo avvertimento al governo perché restringa la tipologia di aziende elencate nel dpcm.

Più netta la scelta dell'Unione Sindacale di Base che per il 25 marzo ha indetto invece uno sciopero generale definendo le nuove disposizioni restrittive firmate da Conte come "troppo poco coraggiose rispetto all'interruzione della catena produttiva nazionale". 

"A peggiorare le cose - dichiara l'USB in una nota - l'intervento di Confindustria, compiuto a fronte dell'annuncio delle nuove misure, avvenuto ieri, ha sicuramente influito sulla portata delle misure restrittive. L'incertezza del governo, decisionale e comunicativa, non è stata d'aiuto fino ad ora e non lo è ancora oggi".


Per le ore 11 di martedì Stefano Patuanelli e Roberto Gualtieri hanno fatto sapere di aver convocato una videoconferenza con Cgil, Cisl e Uil per discutere sulle restrizioni alle aziende.