Non si sa bene in base a quale logica il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, abbia rilasciato le dichiarazioni pubblicate dal NYT e riprese ieri dai media in relazione a come, secondo lui, dovrebbe essere organizzato il campionato di Serie A.
«Finisci primo, prendi 100 milioni di euro, per esempio, da secondo guadagni 50 milioni e così via. Ma se finisci ultimo, paghi una multa». Questa è la logica indicata da De Laurenttis, in base alla quale dovrebbe funzionare il campionato di calcio italiano, e non solo.
Nella NFL americana, a dire il vero, la logica è del tutto opposta. Chi vince un campionato la stagione successiva ha degli svantaggi, ad esempio, nel caso voglia rinnovare la rosa dei propri giocatori. Una scelta razionale se si vuole rendere competitiva e pertanto interessante una manifestazione sportiva. Ma il presidente del Napoli la pensa esattamente al contrario.
«Il problema è che i piccoli team hanno gli stessi diritti dei più grandi. Perché il Frosinone dovrebbe avere una stagione in serie A, avere una fetta della pagnotta e quindi venire retrocesso? Se non possono competere, se finiscono per ultimi, dovrebbero pagare una multa. Non dovrebbero ricevere denaro per il proprio fallimento!»
Inoltre, De Laurentiis, se l'è presa anche con il FPF ed il sistema delle retrocessioni. «Soprattutto quando anche la UEFA ha cercato di costringere i club a rispettare le regole del fair play finanziario. I club dovrebbero essere strutturati geograficamente, in modo che possano essere tutti autosufficienti. Se non possono sopravvivere finanziariamente, se non possono essere autosufficienti, dovrebbero essere espulsi».
Al di là delle opinioni giuste o sbagliate del patron partenopeo, perché prendersela con il Frosinone? Al momento è sì penultimo in classifica, ma neppure così distante dalla zona salvezza, tanto da renderne possibile il raggiungimento nel girone di ritorno.
Oggi, è arrivata la risposta del Frosinone Calcio, con il seguente comunicato:
"Novanta anni di Storia, di passione, d’amore, di lacrime-sudore-sangue’ meritano rispetto. Lo ha detto il presidente del Frosinone, dottor Maurizio Stirpe, in replica garbata alle dichiarazioni da ‘conducator’ del patron del Napoli, dottor Aurelio De Laurentiis. Lo ribadiamo, ‘ad adiuvandum’. Il Frosinone Calcio a tutto tondo merita rispetto. In blocco. Presidente, dirigenti, Società, calciatori, staff, tifosi, dipendenti. Sia chiaro a tutti: l’immagine del Frosinone è specchiata, limpida come l’acqua. E il fango ad orologeria dovrebbe essere bandito per decreto da questo Paese, sempre più culla dei veleni piuttosto che del Diritto. Il Frosinone Calcio merita rispetto perché rappresenta la sintesi di un piccolo-grande miracolo italiano: vivere a testa alta, con il cuore in mano, tra i Titani, sgomitando sul campo. Anche a costo di atroci sofferenze. Non potrà quindi mai essere una intervista rilasciata oltre un mese fa dall’ineffabile Aurelio De Laurentiis tra i ‘fumi’ di quella Liverpool fatale alle sorti del suo Napoli, a gettare fango gratuito sui colori giallazzurri.
Un tentativo maldestro quello di parlare di fallimenti, di Serie C, di retrocessioni, di assenza di ‘appeal’, di fetta di pagnotta. Il tutto rilanciato da un quotidiano sportivo nazionale, per quel sottile gioco a tenaglia teso ad offuscare l’immagine di un Club come il Frosinone che ha saputo scalare i gradini del calcio italiano con le unghie, sostenuto anche nei momenti difficili come quelli attuali dall’affetto impagabile dei propri tifosi. E che per questo dà fastidio più di quanto magari oggi non lo dimostri sul campo.
Due esempi, su tutti. Che possono aiutare anche in più distratti. Il dottor Aurelio De Laurentiis avrebbe dovuto – e comunque è ancora in tempo per farlo – attivarsi in maniera opportuna e si sarebbe reso conto, con un semplice click al computer, che il Frosinone – proprio in quanto ad ‘appeal’ rappresenta un altro spicchio di quel piccolo-grande miracolo italiano nel calcio. Un esempio: una città di 46.000 abitanti porta allo stadio ‘Benito Stirpe’ 14.500 spettatori di media ed ha una fidelizzazione imponente. Semplice proporzione: per il milione di abitanti di Napoli, servirebbero 4 San Paolo uno sull’altro.
Ma c’è di più. Il presidente De Laurentiis – in veste di novello Cesare nel Colosseo virtuale del calcio italiano – ha fatto ‘pollice capovolto’, dichiarando che quei soldi dei diritti tv andrebbero negati a Club come il Frosinone, per lui destinati a morire calcisticamente parlando. Il Frosinone, bene che si ricordi, per una sola apparizione in serie A, ha saputo invece guardare oltre, investendo quei soldi per la costruzione di un gioiello di stadio che si piazza tra i primi 20 nel mondo e di un Centro Sportivo all’avanguardia. Il Napoli, a proposito di proporzioni, con i soldi dei diritti tv avrebbe potuto costellare tutta la città e l’hinterland di stadi da 80.000 posti. E allora anche qui andrebbe fatta una riflessione: è la mentalità dei Presidenti che fa la differenza, più che i soldi che ricevono in dote.
Non andiamo avanti, perché le altre frasi sulle centinaia di miliardi del vecchio conio dette da De Laurentiis lasciano amaramente il tempo che trovano. Dispiace dirlo ma trasudano di disprezzo.
Crediamo quindi che il mondo del Calcio in Italia non abbia bisogno di guru né di santoni. Ha bisogno di passione e di amore, ha bisogno di normalizzazione, ha bisogno di svelenire i comportamenti dal vertice. Ha bisogno di esempi, anche di ironia, anche di sfottò ma mai di cattiverie, mai di commenti sprezzanti. Bruttissimi esempi che qualcuno dovrebbe pur censurare, chissà. Non a caso la ‘patente del dirigente’ – chiesta da almeno 15 anni dal presidente del Frosinone, dottor Maurizio Stirpe – è rimasta lettera morta. E mai come oggi sarebbe davvero necessaria per ‘guidare’ un Club. Esattamente come è necessaria la patente per guidare un motorino, una macchina, una barca, un aereo. E per un Presidente utile anche a ‘calmierare’ certe dichiarazioni, certi atteggiamenti. Soprattutto per non tornare a piangere ancora lacrime di coccodrillo – fatti di Milano docet, oltre i vergognosi ‘buu’ razzisti – magari anche a causa di certi comportamenti e di certe dichiarazioni. Che non fanno mai il bene del Calcio nostrano."