Pasqua deriva dal greco pascha, a sua volta dall'aramaico pasah e significa propriamente "passare oltre", quindi "passaggio". Gli Ebrei ricordavano il passaggio attraverso il mar Rosso dalla schiavitù d’Egitto alla liberazione. Per i cristiani è la festa del passaggio dalla morte alla vita di Gesù Cristo. 

Anche il premier Conte, ha ricordato che la Pasqua è un "passaggio" e ne ha spiegato il significato al tempo della pandemia in una lettera al quotidiano Avvenire, scrivendo che "la Pasqua è un richiamo all'unità, alla solidarietà, all'amore: essere distanti, non poter condividere insieme la grazia del tempo pasquale è motivo di grande sofferenza, ne sono pienamente consapevole. ... 

Ci potrà confortare - ha proseguito Conte - la consapevolezza che da questo sacrificio offerto per il bene comune possano rafforzarsi, nel tempo a venire, i sentimenti di altruismo, di solidarietà, di condivisione, vissuti, dopo questa dolorosa rinuncia, in modo pieno, intenso e autentico."

Altruismo, solidarietà, condivisione...

Conte è lo stesso che qualche giorno fa non ha avuto niente da ridire che ben 4 dei suoi ministri emanassero un'ordinanza in base alla quale l'Italia, magicamente, non è più da considerarsi un Porto Sicuro per sbarcare persone soccorse in mare, a causa dell'emergenza Covid.

Altruismo, solidarietà, condivisione... a parole, perché nei fatti, la nave di una ong, la Alan Kurdi, è ancora in mare con 150 persone a bordo in attesa di un porto dove sbarcare, che, comunque, non sarà un porto italiano. La solidarietà dell'Italia si è manifestata nel fornire alla nave il cibo che a bordo stava ormai per finire, dopo averlo negato in precedenza. 

«Nessuno si salva da solo» aveva detto papa Francesco il 27 marzo, in una piazza San Pietro deserta dove quelle parole erano risuonate con forza ancor maggiore .

Ma evidentemente sono rimaste inascoltate dalle istituzioni, anche quelle del nostro Paese, che nei fatti negano quanto a parole sembrerebbero intendere.

Nelle prime ore di domenica, Alarm Phone fa sapere che nel Mediterraneo centrale vi sono oltre 250 persone in mare su quattro diverse imbarcazioni, tra la Sar maltese e le coste libiche. Nessuno è intenzionato a prestare loro aiuto e la Alan Kurdi è impossibilitata a farlo.