Politica

Per Salvini a sinistra si devono vergognare di occuparsi dell'emergenza abitativa

Nonostante l'impegno e le evidenze, ci sono ancora sui media coloro che pretendono di definire politici conservatori quelli che in realtà sono dei politici (post) fascisti che, per tener fede alle loro radici, governano cercando di inventarsi ogni giorno sempre nuovi nemici da combattere, a cui è necessario minacciare nuove pene o, al più, inasprire quelle esistenti.

Da notare che più aumentano le difficoltà per l'esecutivo, più aumentano e più aumenteranno nemici e pene, perché i (post) fascisti, incapaci di trovare soluzioni, devono sempre e comunque scaricare su altri la loro incapacità. L'ultima riprova, lampante, di tale strategia è il ddl Sicurezza che a breve approderà in Parlamento: un concentrato di assurdità che mira a trasformare in delinquente chiunque avrà il coraggio di scendere in piazza per opporsi a politiche liberticide, anti-sociali e anti-economiche.

Tra le novità nel ddl Sicurezza, vi è anche quella indicata all'articolo 8, con cui si vuole colpire i precari della casa con il carcere da 2 a 7 anni. Pertanto, chi sia costretto a occupare un alloggio o uno stabile abbandonato, perché non ha altra scelta a quella di vivere per strada, grazie al governo Meloni, finirà in  carcere... insieme a chi solidarizza e porta sostegno a quelle famiglie! In pratica, in base alla nuova legge, costoro vengono paragonati alle organizzazioni criminali che gestiscono il racket delle case popolari. 

Il ddl Sicurezza che i (post) fascisti stanno redigendo vuole punire gli sfrattati, i pignorati e chi, non per sua scelta, non ha un contratto regolare, dando ampia facoltà alle forze di polizia di eseguire direttamente gli sgomberi. 

A tale motivo, l'Unione Inquilini e Alleanza Internazionale degli Abitanti hanno chiesto al Relatore Speciale delle Nazioni Unite sul Diritto a un Alloggio Adeguato di intervenire sul Governo italiano per fermare il ddl Sicurezza, richiamandosi al rispetto della normativa sui diritti umani ratificata dal nostro Paese.

Occupare un alloggio è un diritto? Dipende da quale alloggio e dipende dalle motivazioni. 

A spiegare il problema, la neo europarlamentare di AVS, Ilaria Salis:

"A Milano le case popolari sfitte sono più di 12mila, di cui oltre 5mila appartengono a ERP (gestite da MM) e più di 7mila ad ALER - in tutta la Città Metropolitana arrivano a quota 15mila. Gli alloggi non allocati di ERP rappresentano il 19,5% delle circa 27mila case popolari gestite dall’ente comunale, mentre quelli di ALER il 21,7% delle 32.022 in capo all’ente regionale (dati Confedilizia, sett. 2023). Dunque, un quinto (!) delle case popolari non è assegnato.Eppure non sono affatto poche le persone che hanno bisogno di una casa popolare, in Italia ci sono quasi un milione di persone che non riescono a pagare l'affitto. Per quanto riguarda Milano, dalla somma delle graduatorie di ALER e ERP risulta che a fine 2023 erano in lista d’attesa oltre 10mila famiglie (Sole 24 ore, giugno 2024).Di queste, sono in tante ad attendere a lungo – spesso invano – l’assegnazione, che potrebbe non arrivare mai pur soddisfacendo tutti i requisiti. Nell'ultimo triennio, di fronte a 5.894 assegnazioni di alloggi permanenti previste dalle due aziende, le abitazioni effettivamente assegnate sono state meno della metà, ovvero 2.818 (dati SICET, aprile 2024). Davvero è tutta colpa degli occupanti?Innanzitutto, si sappia che le case occupate – circa tremila (dati Confedilizia, sett. 2023)​​​​​​​ – rappresentano solo una piccola parte delle case sfitte, un numero di gran lunga inferiore a quello di abitazioni lasciate vuote. L'abbandono è letteralmente ovunque. Tutti abbiamo gli occhi per vedere, ma non tutti hanno l’onestà intellettuale di ammettere questa verità, triste e scomoda per chi è incaricato di gestire l'edilizia pubblica.Quando viene occupata una casa non assegnata, che generalmente si trova in condizioni fatiscenti ed è abbandonata da anni, l’accusa di sottrarre il posto ad una persona in lista d’attesa semplicemente non regge. Chi entra in una casa disabitata prende senza togliere a nessuno, se non al degrado, al racket o ai palazzinari. Affermare il contrario, è bassa retorica politica volta a mettere gli uni contro gli altri, affinché nulla cambi. Qualsiasi abitante di un quartiere popolare di Milano sa benissimo che a seguito di uno sgombero non avviene mai una riassegnazione. Le case vengono chiuse, murate e lamierate, alle volte sono anche distrutte dagli addetti agli sgomberi. Di regola, fanno il deserto e lo chiamano legalità.Dunque, incolpare gli occupanti per il dissesto dell'edilizia popolare pubblica sottolinea o la malafede di chi ben conosce il vuoto pneumatico delle politiche sull'abitare, l’incompetenza degli enti gestori e la speculazione sul mattone, o l'ignoranza abissale di chi non ha mai messo i piedi fuori dalla circonvallazione. Delle due, francamente non so quale sia peggio.Vivere in una casa occupata non è una svolta, non è qualcosa da "furbetti". E' logorante. Ti fa vivere quotidianamente nella paura che ti vengano a svegliare e ti buttino fuori di casa, o di ritrovare tutte le tue cose sul marciapiede al ritorno dal lavoro, sempre che le ritrovi. Occupare vuol dire entrare in una casa abbandonata, murata, coi sanitari rotti e i buchi nelle pareti, lasciata al degrado anziché essere assegnata. Essere occupante vuol dire abitare questo spazio precario e faticosamente trasformarlo in un luogo che si possa chiamare casa, cercando di sistemarlo coi pochi mezzi a disposizione che si hanno.Con l'introduzione dell'art.5 del decreto Lupi (2014), un occupante non può più avere né l'allaccio alle utenze (acqua, luce, gas), né la residenza e i diritti ad essa legati - ad es. il medico di base, l'accesso a un nido pubblico vicino a casa per i bimbi, l'iscrizione ai centri per l'impiego. Inoltre, alle persone non italiane viene così impedito di maturare i requisiti per ottenere la cittadinanza e anche il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno è ostacolato. Essere occupante è uno stigma sociale, vuol dire essere trattati come criminali per aver cercato di vivere in modo dignitoso. Mettetevelo in testa, nessun occupante vuole essere occupante.In questo contesto di strutturale emergenza abitativa, i movimenti di lotta per la casa agiscono per aiutare il prossimo, con costanza e dedizione, senza scopo di lucro, perché il valore che li anima e guida è la solidarietà. Aiutano individui e famiglie in stato di forte bisogno e recuperano luoghi abbandonati da anni, ristrutturandoli e rivalorizzandoli. Promuovono la diffusione di una cultura della partecipazione, del rispetto e del mutuo aiuto. Sono in prima linea a scontrarsi con il racket che specula sulla povertà, così come a prendersi le denunce quando si tratta di difendersi dalla violenza degli sgomberi. Non mi stancherò mai di dirlo: tali movimenti rappresentano un baluardo di resistenza contro la barbarie della nostra società, ed è da qui che dobbiamo ripartire."Però occupare è illegale..."Il concetto di legalità, nella sua versione più rozza e strumentale, diventa spesso il buco nero dove collassano i discorsi pubblici sulle grandi questioni sociali che riguardano le classi popolari e i giovani, come l’emergenza casa. D’altro canto, si sente parlare molto poco di legittimità. La legittimità riguarda la giustificazione etica, morale e politica dell'azione. Come ci insegna la Storia, non sempre le azioni legittime sono necessariamente anche legali in quel dato momento – ma in una società sana possono diventarlo successivamente. Spesso, infatti, sono proprio azioni oltre la Legge a spingere la Legge stessa a mutare, a modificarsi in meglio, prendendo in considerazione le istanze di bisogno e desiderio che vengono poste dai gruppi subalterni.Il movimento di lotta per la casa ha sempre agito con la forza della legittimità data dal semplice principio che tutte e tutti dobbiamo avere un tetto sulla testa. Questo è il nocciolo della questione, l'argomento su cui tutti siamo chiamati ad esprimerci e a decidere cosa vogliamo collettivamente.Vi piaccia o meno, c’è chi continuerà a lottare in nome di tale principio, richiamandosi alle lotte del passato ed entrando in contatto con quelle del futuro."

Il fascio-leghista Matteo Salvini, quel tale che si occupa di tutto senza avere la pur vaga idea di che cosa stia parlando, tanto da arrivare a sostenere sugli stessi argomenti una posizione e quella esattamente opposta, ha commentato le parole della Salis con l'invito a vergognarsi. 

E di cosa si dovrebbe vergognare? È questo il punto... non lo ha spiegato. Ha solo rimarcato  questo:

"Occupare case è “logorante”… Poverina! Ma non si vergognano a sinistra?"

E sui contenuti di quanto sostenuto dalla Salis? Salvini non ha detto niente. Non ha obiettato alcunché. Pertanto, si deve dedurre che quanto denunciato sia tutto sacrosantamente vero... reale. Quindi, è, di fatto, un PROBLEMA. E su tale problema, il ministro alle INFRASTRUTTURE che cosa ha detto? NULLA. Eppure è il ministro di un governo in carica che, in base alle sue deleghe, di tale problema dovrebbe occuparsi!

Vogliamo fare un paragone - ovviamente improprio e inopportuno vista la persona da tirare in ballo - su cosa dovrebbe dire e fare un amministratore pubblico dopo esser venuto a conoscenza di un problema abitativo? 

«Ebbene, signori Consiglieri, io ve lo dichiaro con fermezza fraterna ma decisa: voi avete nei miei confronti un solo diritto: quello di negarmi la fiducia! Ma non avete il diritto di dirmi: signor Sindaco non si interessi delle creature senza lavoro (licenziati o disoccupati), senza casa (sfrattati), senza assistenza (vecchi, malati, bambini, ecc.). È il mio dovere fondamentale questo: dovere che non ammette discriminazioni e che mi deriva prima che dalla mia posizione di capo della città - e quindi capo della unica e solidale famiglia cittadina - dalla mia coscienza di cristiano: c'è qui in giuoco la sostanza stessa della grazia e dell'Evangelo! Se c'è uno che soffre io ho un dovere preciso: intervenire in tutti i modi con tutti gli accorgimenti che l'amore suggerisce e che la legge fornisce, perché quella sofferenza sia o diminuita o lenita. Altra norma di condotta per un Sindaco in genere e per un Sindaco cristiano in ispecie non c'è!»

Di fronte al grave problema degli sfrattati, respinta la sua richiesta di graduare gli sfratti da parte dei proprietari, Giorgio La Pira chiese ad essi di affittare al Comune un certo numero di abitazioni non utilizzate. In mancanza di una disponibilità in tal senso, ordinò la requisizione di quegli immobili basandosi su una legge del 1865 che dava facoltà al Sindaco di requisire alloggi in presenza di gravi motivi sanitari o di ordine pubblico. Le parole riportate in precedenza sono quelle del suo intervento in Consiglio comunale per ottenere la fiducia e il via libera alla sua iniziativa.

È vero. Il paragone è una specie di bestemmia, come è possibile fare un raffronto tra Giorgio La Pira e Matteo Salvini? Infatti non è possibile, visto ciò che diceva e faceva La Pira e visto ciò che fa e dice Salvini.

Ma ancor peggio del paragone è il prender coscienza di come sia possibile che uno come Salvini sia potuto diventare ministro.

Autore Marzio Bimbi
Categoria Politica
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