Almeno due i manifestanti uccisi durante una manifestazione in Myanmar, l'ennesima dopo che un colpo di stato militare ha rovesciato il governo eletto di Aung San Suu Kyi. Quella odierna è stata la peggiore violenza mai registrata in oltre due settimane di proteste.
A Mandalay, seconda città più grande del Myanmar, la polizia ha usato munizioni vere per disperdere i manifestanti che si erano radunati nei pressi di un cantiere navale dove gli operai avevano organizzato uno sciopero.
Due manifestanti sono stati uccisi, tra cui un minore, e altri 30 sono stati feriti dai colpi sparati dalle forze dell'ordine.
I manifestanti chiedono il rilascio di Aung San Suu Kyi, insieme a quello di altri membri del suo partito, la Lega Nazionale per la Democrazia.
I militari sostengono che la schiacciante vittoria elettorale ottenuta dall'LND alle elezioni dello scorso anno sia stata conseguita tramite brogli, senza aver però fornito prove in merito.
La prima vittima tra i manifestanti era stata una giovane donna, lo scorso 9 febbraio. Le autorità militari affermano che anche un poliziotto sarebbe stato ucciso.