Gli sbruffoni del cambiamento, negli ultimi giorni, hanno inveito contro l'Europa, dopo le dichiarazioni non proprio incoraggianti che alcuni membri della Commissione Ue avevano espresso in merito a quanto comunicato dal Governo una settimana fa, in relazione alla nota aggiuntiva del Def.

Hanno detto che era colpa loro se i mercati avevano iniziato a non credere più nei BTP, con l'aumento dello spread e un indebolimento delle quotazioni dei titoli bancari. Parlano male della "manovra del popolo" non conoscendone i contenuti. Complotto!

Successivamente, però, dopo aver comunicato la nota di revisione al Def rispetto alla bozza presentata in precedenza dal Governo Gentiloni, e vista l'accoglienza dei mercati, il Governo del cambiamento si è riunito nuovamente, ed in tutta fretta, per rivedere e riassemblare ciò che aveva annunciato come immodificabile solo qualche giorno prima.

Ecco così che il rapporto deficit Pil è stato cambiato e in tre anni il suo peso sui conti pubblici è diminuito di quasi 1 punto di Pil, circa 15 miliardi.

E gli sbruffoni del cambiamento hanno cercato di far passare questa, che è quasi un'inversione di rotta, come un semplicissimo aggiustamento dei conti, continuando con dichiarazioni tranchant nei confronti di Bruxelles e dei mercati.

Ma che il Governo abbia subito pressioni e ammonimenti per ritornare sui propri passi lo dimostra anche la rivelazione pubblicata da Repubblica e La Stampa che hanno svelato come mercoledì mattina Mario Draghi sia andato di persona al Quirinale per un incontro riservato con Sergio Mattarella.

Il presidente della Banca centrale ha voluto ricordare a Mattarella i rischi dell'Italia, nel caso in cui i mercati ritornassero ad accanirsi contro i titoli del nostro debito pubblico.

Secondo quanto riportato dai due quotidiani, per Draghi è ferma la convinzione che nel Governo ci sia una "forte sottovalutazione del contesto in cui si sta scrivendo la manovra" con l'ala più radicale della maggioranza che sbaglia bersaglio: "più che l'atteggiamento delle istituzioni Ue, l'Italia deve temere il declassamento da parte delle agenzie di rating" che potrebbe arrivare a fine ottobre e "provocare danni incalcolabili, moltiplicando la sfiducia sui mercati".

E Draghi, poi, ha ricordato che a partire da gennaio 2019 non ci sarà più neanche l'ombrello del Quantitative easing ed in caso di difficoltà, l'Italia avrebbe come unico salvagente il ricorso alle cosiddette "operazioni definitive monetarie" (outright monetary transactions, OMT), che consentirebbero l'acquisto diretto da parte della BCE di titoli di Stato emessi da Paesi in difficoltà, definiti tali dal fatto che abbiano avviato un programma di aiuto finanziario concordato con la Commissione europea e il Fondo salva-Stati. Di fatto il commissariamento dell'Italia.

Nonostante tutto ciò, ecco che cosa ha dichiarato il vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini appena giunto, questa mattina,  alla manifestazione della Coldiretti a Roma: "L'Europa ha detto sì a manovre che negli ultimi anni hanno impoverito e precarizzato l'Italia. Quindi non mi alzo la mattina pensando al giudizio che del governo e dell'Italia hanno persone come Juncker e Moscovici, che hanno rovinato l'Europa e l'Italia. Quindi dicano quello che vogliono. Noi andiamo avanti dritti e sereni."

E dritto e sereno va avanti, oltre che in alto, anche lo spread che ormai oscilla stabilmente appena sotto quota 300 punti. E questo non ci dovrebbe preoccupare?