Per Augusto De Luca, conta soprattutto ciò che scrisse a suo tempo Picasso: "Magari l'artista potesse non ripetersi. Ripetere è andare contro le leggi della ragione, contro il suo slancio in avanti". Il suo respiro cerca costantemente valori formali nuovi che sappiano esaltare inediti cromatismi e morbide accensioni visive.

Non c'è ripetizione, in lui, ma l'ansia di una ricerca che non si adagia sulla banalità dell'imitazione e che al tempo stesso non esagera in formalismi e in esercizi estetizzanti.

Sia col colore che col bianco e nero ha dimostrato che, alla fine, conta la lezione della classicità dell'occhio, della misura che regola il nostro sguardo e che infonde ad esso un'idea e un pensiero in grado di rivelare realtà prima sconosciute  o appena intraviste.

GIUSEPPE TURRONI

La suggestione di scene deserte, illuminate da luci ora fredde, ora calcinate, l'apparizione improvvisa di figure improbabili e quasi oniriche hanno fatto salutare De Luca, verso il 1978, come interprete attento delle declinazioni metafisiche e surreali della fotografia...

E' una sperimentazione continua, sempre in essere, aperta da una parte al controllo del mezzo da parte dell'Autore, dall'altra ai suggerimenti tecnici del fare cui De Luca aderisce insieme con serietà e gioiosa sorpresa...

Un ruolo centrale, lungo la linea analitica e fortemente espressiva, è giocato in effetti proprio dall'uso del colore che non è mai elemento accessorio, ma fa parte integrante del lavoro specie per le valenze che assumono, nelle diverse immagini, i colori puri ed irreali, cosi come le loro combinazioni laddove le forme si sovrappongono modificandosi in passaggi delicati e raffinatissimi che si mantengono sempre nei limiti di una compostezza cromatica ineccepibile. 

MARINA MIRAGLIA