Gli esseri umani sono esseri sociali e una buona misura del progresso e dell’avanzamento di una società è il modello di dipendenza predominante. 

Come per le relazioni personali, anche a livello di comunità, possiamo definire tre livelli di dipendenza in ordine progressivo. 

Il primo e più basso livello è la Contro-dipendenza. In questo stadio, affermo la mia identità sulla base di una relazione negativa con l’altro (singolo o gruppo, reale o astratto). Ho bisogno di un altro da colpevolizzare per i miei problemi, da criticare, sminuire o sabotare (consciamente o inconsciamente) per sentirmi migliore. Il focus si mantiene sull’altro e non c’è crescita personale. 

Il secondo livello è quello dell’Indipendenza. Non considero più l’altro come responsabile dei miei problemi, comincio ad assumermene la responsabilità e di conseguenza inizio un processo di cambiamento. Tuttavia, non sono consciente o particolaremente interessato agli effetti delle mie azioni sugli altri (individui o comunità). 

L’ultimo e più avanzato stadio è quello dell’Inter-dipendenza nel quale sono pienamente cosciente che la mia azione si relaziona con quella degli altri (individui o comunità). Come nella teoria dei giochi di Nash, la mia azione migliore dipende dall’azione degli altri quindi capisco che dobbiamo agire e pensare insieme. 

Per visualizzare questa teoria con più facilità l’esempio del dilemma del prigioniero è d’uopo. Due prigionieri sono sospettati dello stesso crimine ma la polizia non ha prove sufficienti per incolpare l’uno o l’altro. Gli scenari sono tre: 

1. Se entrambi NON parlano avranno una pena leggera (1 anno) => Inter-dipendenza => Win-Win;2. Se si accusano a vicenda, avranno una pena pesante (6 anni) =>  Contro-dipendenza => Lose/Lose;3. Se fanno scelte diverse, quello che parla avrà la libertà (0 anni) e l'altro avrà una pena leggermente più pesante (7 anni) che non se avessero confessato entrambi => Indipendenza => Win/Lose.

Come nella vita reale, la prospettiva più efficace dal punto di vista indivuale non è la stessa di quella dal punto di vista collettivo ma seguire la mia prospettiva individuale mi condurrà ad avere un risultato peggiore. 

Il nostro modello predominante si propaga dall’ambiente domestico, a quello lavorativo, fino a quello comunitario e politico. Il cambiamento deve iniziare a livello personale per potersi estendere agli altri livelli.  

L’inter-dipendenza con gli altri e con il pianeta oggi è più importante che mai. Cooperare, pensare win-win sono la base dello sviluppo di una società felice e moderna. La competizione se limitata ad alcuni ambiti (come quello impresariale) e se tende verso l’alto e non verso il basso, ha una sua utilità sociale e va mantenuta. Non è una scelta mutuamente esclusiva. Non ha invece senso la competizione fra due partner o fra gruppi di una stessa comunità che risulterà necessariamente in una limitazione del potenziale reciproca e nella distruzione lenta e progressiva di entrambe le parti. 

Questo virus ha messo a nudo il nostro modello di dipendenza predominante come società, ci ha obbligato senza attese a confrontarci con l’idea di inter-dipendenza ed è importante riflettere su questo punto sotto varie prospettive.

Dal punto di vista del Governo, per generare circoli virtuosi e responsabilità bisognava dare fiducia ai cittadini.  Minacciare repressioni, controllare con i droni, multare, sono misure che funzionano sulla base della paura della punizione e che non educano i cittadini a comportamenti responsabili. Esistono modelli migliori e più moderni del bastone e della carota. Gli individui che hanno preso le decisioni hanno avuto paura di prendersi responsabilità e quando hanno agito, mossi ancora una volta dalla paura, lo hanno fatto in eccesso o in difetto, o troppo o troppo poco.

A livello di cittadini, molte persone che vivono in un modello di contro-dipendenza, non hanno potuto esimersi da fare delazioni non premiate dei vicini che non rispettano le regole, criticare questa o quella categoria che non ci fa uscire da questa situazione, fino ad attacchi fisici o verbali a presunti responsabili.

I media hanno seguito la strada più semplice, spaventare. Riportare numeri senza grossi filtri e contesto. Dare risonanza a notizie che diffondono il panico. Poco giornalismo di qualità anche dalle testate più rispettabili. 

Insomma pochissima inter-dipendenza, ognuno ha seguito il suo interesse e purtroppo il risultato si vede. Non sembra che aver seguito il lock-down più lungo di tutti in Europa abbia portato a numeri migliori degli altri, anzi il contrario. Sembra ormai chiaro che saremo anche il Paese in Europa che avrà maggiori conseguenze economiche. 

Oggi più che mai iniziare un percorso di cambiamento personale è necessario affinché non troppo lontano nel tempo la nostra società sia migliore di quella che è stata durante questi crisi.