Povero Cimarosa. La sua iniziale e trionfale carriera in territorio italiano come compositore d'opera (con particolare riferimento all'opera buffa), ebbe una leggera incrinatura quando venne chiamato a lavorare, come Maestro di Cappella presso la corte di Caterina II a San Pietroburgo: La zarina nutriva, come è noto, una vera e propria passione per l'opera italiana e, durante il suo regno, aveva invitato a comporre per i teatri del proprio regno i maggiori compositori italiani dell'epoca, inviando presso il Regno di Napoli e delle Due Sicilie propri “emissari” incaricati, appunto, di ingaggiare i musicisti più in voga del periodo. Artisti come Paisiello, Traetta e Sarti furono tutti portati a San Pietroburgo e “fermati” (come si diceva all'epoca) con contratti molto vantaggiosi . Sarti si innamorò così tanto di San Pietroburgo che tentò addirittura di introdurre la moda, non gradita, di scrivere musica teatrale e sacra direttamente su parole in lingua russa, invece che in italiano; ma, paradossalmente, queste iniziativa non ebbe alcun successo e il musicista fu costretto, per scelta della stessa Caterina che mal sopportava i suoi ultimi lavori, a emigrare per un certo periodo di tempo in Ucraina. Dopo l'allontanamento di Sarti, venne proposto alla zarina , l'assunzione a corte di Domenico Cimarosa, musicista di gran fama e che aveva mietuto succosi successi in Italia e in Europa. Il compositore aversano partì da Napoli a luglio del 1787 per approdare, insieme alla propria famiglia, a San Pietroburgo, a dicembre dello stesso anni. Nonostante il buon contratto con cui il musicista fu assunto, Caterina gli affiancò, come sorta di assistente, Vincente Martin y Soler, compositore di una certa notorietà e che godeva di un notevoli riscontri di pubblico. Forse, tra i due musicisti, nacque un po' di rivalità. Complici il rigido clima russo, mal sopportato dal maestro napoletano, la riduzione delle spese per spettacoli e intrattenimenti a favore del ripristino delle spese di guerra ratificate dal governo russo, e un superficiale gradimento della zarina nei confronti della musica di Cimarosa (che sembra non averlo amato molto), il compositore ripartì dalla Russia nel 1791 per far ritorno a Napoli. Fu proprio durante in viaggio di ritorno che, fatta tappa a Vienna, Cimarosa ebbe occasione di comporre la sua opera più celebre, Il matrimonio segreto, che debuttò proprio in quella città del febbraio del 1792.
Il Requiem in Sol minore, scritto in fretta e furia per l'improvvisa morte della Duchessa di Serra Capriola, moglie di Antonio Maresca, Duca di Serracapriola, nominato dal Re di Napoli ministro plenipotenziario in Russia – colui che segnalò Cimarosa alla zarina – fu la composizione con cui il musicista aversano debuttò in terra russa. Il lavoro fu composto in un paio di settimane ed è costituito da una serie di brevi brani, in cui però ciò che appare sorprendente è lo splendido utilizzo delle voci e l'orchestrazione elegante e raffinata, con un parco utilizzo delle voci soliste a tutto vantaggio delle parte corali.. L'apertura del coro, Requiem aeternam, è appropriatamente lugubre, con interventi corali delicati, patetici e assai riflessivi.
Questa nuova release discografica di Rc Record Classic Label si avvale di una delle orchestre che maggiormente collabora con l'etichetta londinese, l'Harmoniae Templum Chamber Orchestra che anche in questo caso accompagna con discrezione ed eleganza i solisti e il coro, rispettando la prassi esecutiva dell'epoca. Eccellente l'interpretazione dei cantanti solisti: il soprano Carolyn Donnely, pur non avendo lo spessore vocale di Elly Ameling – interprete della precedente registrazione pubblicata da Philips – possiede una grazia e un eleganza capace di sottolineare tutte le sfumature espressive insite nella partitura; allo stesso modo il contralto Doreen Lambert Lane offre un'interpretazione impeccabile, in particolar mondo nel Judex ergo. Concludono, con voci di grande pregio, il quartetto vocale le voci maschili maschili del tenore Clifton Wilkinson e del basso Randolph Bronwless, pur impegnati in una parte non particolarmente complessa né lunga. Anche in questo caso il direttore d'orchestra, Simone Perugini, si rivela una grande e gradita sorpresa. Perugini è considerato il maggior esperto di Domenico Cimarosa (sia come ricercatore, che come interprete); da anni è il principale revisore delle partiture dell'aversano in edizione critica per conto di Artaria Editions Limited, all'interno del poderoso progetto di pubblicazione dell'opera omnia cimarosiana. In questa registrazione Perugini offre un ottima prova di concertatore energico e appassionato e la sua interpretazione spicca per originalità, e profondità di riflessione senza però mai abbandonare la linea apollinea che caratterizza tutta la scrittura di Cimarosa e dei suoi contemporanei.

Lionel Harrington
(Traduzione Italiana di Fiorenza Gabbi)
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