Cosa tormenta e preoccupa Giorgia Meloni?
Prima di salire sul pulpito per arringare i camerati, adunatisi al Circo Massimo per l’Atreju 2024, Meloni si è spogliata dei panni di premier per indossare quelli da barricadiera più appropriati al tipo di platea.
Non doveva sorprendere, perciò, se nell’ sconclusionato sproloquio ha celebrati fantasiosi successi che avrebbe ottenuti LEI nei due anni di governo (ndr: vanitosa e spocchiosa com’è ha fatta la ruota in prima persona).
Così come non avrebbero dovuto sorprendere neppure le censure e le villanie contro gli avversari politici, nessuno escluso; d’altra parte questo è il misero e squallido modo di comunicare suo e dei galoppini FdI.
A sorprendere di Giorgia Meloni, invece, è stata la modulazione della voce urlata, il nevrotico gesticolare di mani e braccia, ma soprattutto la mimica facciale contratta.
Comportamenti e modi che tradivano preoccupazione e tormento dovuti non di certo a quel contesto cameratesco che le trasmetteva consenso e festosità.
Uno studioso di comportamentismo avrebbe potuto scrivere molte pagine alla ricerca dei perché di quelle manifestazioni di disagio.
Pochi giorni dopo, in occasione delle comunicazioni a Camera e Senato in vista del Consiglio Europeo la premier è apparsa, però, ancora più inquieta ed inacidita.
Questa volta, avendo di fronte quelli che considera i suoi avversari politici, aggressività verbale e virulenza sono sembrate ancor più fuori controllo.
Un nervosismo ed un disagio manifesti che potrebbero nascere quindi, da frustrazioni ed inquietudini patite nella gestione del governo.
Ad esempio, la favola “governo compatto e coeso” proprio perché riproposta da lei ogni giorno come un mantra, potrebbe rivelare l’esistenza di disarmonie non banali con i due vicepremier su orientamenti e scelte del governo.
Peraltro sono loro, Salvini e Tajani, a non perdere occasione per punzecchiarsi e far emergere i loro disaccordi.
Altro motivo di preoccupazione potrebbe essere la modestia del PIL 2024 che, previsto ottimisticamente dal governo a livello dell’1% concluderà invece l’anno ruzzolando allo 0,5%.
Ma, insieme al calo del PIL la preoccupa il debito pubblico che nel mese di novembre ha raggiunto un nuovo valore massimo.
Ora, su uno scenario di fine anno non certo roseo è piombato come un macigno anche la drammatica crisi degli stabilimenti Stellantis e del loro indotto. Una situazione da fronteggiare nel 2025 non filosofeggiando ma con pragmatismo manageriale di cui potrebbe non essere dotato il ministro preposto.
Ed a proposito di membri del governo Meloni non ha dimenticato che nel 2024 alcuni ministri e sottosegretari sono scivolati su comportamenti e dichiarazioni che hanno creati imbarazzi non solo a lei.
Ma ad indurre nervosismo c’è anche la gestione del PNRR dei cui ritardi di attuazione concreta l’Italia prima o poi dovrà rendere conto all’UE con possibili deleterie conseguenze sui finanziamenti ricevuti.
Esiste poi qualche incertezza sui rapporti con i componenti la nuova Commissione Europea dopo che Michael O’Flaherty, Commissario per i diritti umani, è entrato a gamba tesa sui senatori italiani invitandoli a non approvare il discusso disegno di legge Sicurezza.
Ma, sicuramente ad innervosire la premier hanno contribuito anche le parole con cui il Presidente Mattarella ha ricordati i doveri che la Costituzione impone alla classe politica ed agli amministratori pubblici.
Infine, a completare un quadro 2024 certamente non esaltante con le difficili prospettive per l’anno nuovo c’è una Legge di Bilancio 2025 deludente che non offre spazi alla propaganda (ndr: di cui Meloni fa ampio uso nei suoi comizi ed assoli) perché non contiene provvedimenti da poter rifilare con pomposità agli elettori. Forse è proprio questo che più di ogni altro provoca i suoi tormenti ed imbarazzi.