Sanità in Calabria: Comunità Competente incontra i consiglieri regionali civici
Comunità Competente è una realtà associativa e di singole persone della società civile che comprende tutti territori calabresi, nata per favorire l'attuazione di una riforma etica ed organizzativa della Sanità Calabrese attraverso la partecipazione, in una regione in cui la sanità pubblica è in ginocchio, la sanità privata è stata favorita nei decenni. il commissariamento governativo che dura da oltre dieci anni e che ora è stato assunto dal presidente neoeletto, imposto per la riduzione del debito, non ha prodotti i risultati auspicati ma ha contribuito ad aggravare sia il debito sia l'erogazione dei servizi sanitari, fino alla negazione dei livelli essenziali di assistenza sanitaria.
Proseguono gli incontri di Comunità Competente e Progetto sud con i consiglieri regionali per sollecitare il loro impegno nel contrastare politicamente un regionalismo differenziato che avrebbe conseguenze gravissime sulla tutela del diritto alla salute nella nostra regione.
Nella nota di aggiornamento del DEF che il governo ha proposto è stata infatti inserita una proposta legge che riguarda l’autonomia differenziata regionale, preceduta da tre pre-accordi in ambito sanitario, stipulati nel 2018 tra Stato e regioni Veneto, Emilia Romagna e Lombardia.
Il 13 dicembre pomeriggio all’incontro hanno partecipato i consiglieri Laghi e Lo Schiavo eletti nella coalizione per De Magistris presidente.
Rubens Curia, portavoce di Comunità Competente, ha sottolineato la condizione di estrema precarietà della sanità regionale, non nascondendo le preoccupazioni per l’ultima proposta del presidente Occhiuto, nota come Azienda Zero.
Curia ha ribadito che “qualora dovesse essere approvato il regionalismo differenziato in sanità, taglierebbe le gambe al futuro della nostra fragile sanità calabrese” e ha evidenziato che, se alla base dei tre preaccordi ci fossero ragioni meramente economiche, la cosa sarebbe eticamente inaccettabile.
Esaminando l’accordo preliminare del Veneto, emerge che in base all’art 2 è attribuita alla regione una maggiore autonomia in materia di gestione del personale, compresa la regolamentazione dell’attività libero professionale. Eppure è già previsto un margine di autonomia regionale in questo settore. Se si prende in considerazione la medicina generale, per esempio, il contratto di lavoro fa riferimento alla contrattazione nazionale e, per una parte, alla contrattazione decentrata, regionale.
L’art 3 dello stesso accordo conferisce autonomia in materia di accesso alle scuole di specializzazione. Anche questo è già previsto: ogni regione, oltre alle borse di studio per la specializzazione garantite a livello statale, può finanziare altre borse a seconda delle esigenze locali.
Allora sorgono dubbi e domande sulla necessità di porre nell’accordo articoli che propongono ciò che già esiste. Che vuol dire? Esiste la possibilità che, in base all’art.3, si possa prevedere uno sbarramento legato al tempo di residenza in regione?
Il vero pericolo dell’accordo è la genericità, il non detto, che caratterizza vari articoli.
La richiesta espressa da Comunità Competente e da Progetto Sud ai due consiglieri presenti è che in consiglio regionale si apra un dibattito sul tema, che si scoprano le carte e che ognuno si assuma le proprie responsabilità, affinché sia palese chi all'interno delle istituzioni difende davvero il diritto alla salute dei calabresi e delle calabresi e chi no.
Il consigliere Lo Schiavo, come già nel precedente incontro era stato per i consiglieri e le consigliere della coalizione di centrosinistra, ha manifestato l’impegno del suo gruppo a porre in consiglio regionale la questione, a sostenere la campagna di sensibilizzazione e mobilitazione, in corso ormai da mesi e portata avanti anche da Progetto sud, che assume, come ha specificato don Panizza, il ruolo di collante tra società civile organizzata e rappresentanti nelle istituzioni regionali, perché il luogo delle decisioni politiche è il consiglio regionale.
Lo Schiavo, nel sottolineare che la sua vicinanza al movimento che si occupa della questione della sanità pubblica calabrese non è né simbolica né formale, si è definito “strumento operativo nelle istituzioni” e ha manifestato preoccupazione per l’ampliarsi delle disparità tra Nord e Sud, nel caso in cui il regionalismo differenziato assumesse la forma preannunciata negli accordi preliminari. Rischio che sarebbe aggravato da un’autonomia non accompagnata da meccanismi di compensazione e di migliore distribuzione delle risorse nel territorio nazionale, sorpassando il principio costituzionale di solidarietà.
Tutto ciò potrebbe rappresentare anche un pericolo per la tenuta sociale e politica del paese oltre che negare servizi sanitari essenziali alle regioni del Sud.
Anche Laghi ha manifestato preoccupazione e contrarietà di fronte alla possibilità concreta di un regionalismo differenziato, soffermandosi sulle condizioni di grave difficoltà in cui opera chi lavora in ambito sanitario anche se il livello di disagio lavorativo così come l’impossibilità di fruire dei servizi sanitari purtroppo ormai non fanno notizia. Ha posto in evidenza come la richiesta di regionalismo differenziato sia avanzata da regioni ricche, di cui una governata dal centrosinistra e le altre da centrodestra e Lega, sottolineando come non ci siano più differenze basate su ideologie.
Il minimo comune multiplo è l’egoismo di chi tutela interessi individuali o collettivi ma limitati ad ambiti ristretti, calpestando qualsiasi ragionamento etico/solidale..
Un problema serio è rappresentato dall’irrilevanza politica di un meridione sempre più spopolato. Non è casuale, secondo il consigliere Laghi, che la provenienza geografica dei ministri attuali sia del nord Italia, così come non è un caso che a sollevare il problema sia stato inizialmente il sindacato dei medici Anaao Assomed, a cui appartengono medici di tutte le regioni d’Italia, che evidentemente riscontrano l’incompatibilità di norme come quella del regionalismo differenziato con il giuramento di Ippocrate.
Laghi ha poi spostato il focus sull’aspettativa di vita inferiore di un anno al sud rispetto al nord, che arriva, per maschi appartenenti a fasce meno scolarizzate, a ben tre anni di meno rispetto ad analogo campione del Nord e ha posto la questione dello stretto legame tra problematiche ambientali e salute.
I determinanti genetici, ambientali e socioeconomici sono responsabili per una percentuali pari al 90% delle condizioni di salute di una persona. Agire sui determinanti ambientali, eliminando o riducendo le cause di inquinamento, significa ridurre i rischi di patologie cronico degenerative del 30 - 40%, riducendo anche la possibilità di trasmissione alle generazioni future di cambiamenti epigenetici indotti da inquinanti ambientali .
L’incontro si è concluso con un bilancio positivo, visto che tutte le parti politiche che compongono l’attuale minoranza in consiglio regionale si sono impegnate a sostenere politicamente le istanze poste da Comunità Competente e Progetto Sud.
Sarà importante capire se Occhiuto sul tema sanità si porrà di fronte ai decisori politici nazionali come rappresentante dei bisogni e degli interessi di tutti i calabresi e di tutte le calabresi, oppure si comporterà da uomo di partito, accettando le decisioni assunte in merito dai vertici nazionali del suo partito.
Ma soprattutto, bisogna continuare a sensibilizzare le persone e costruire un vasto movimento civico che faccia pressione dal basso e che trovi nel maggior numero possibile di consiglieri e consigliere regionali interlocuzione dialogica e sostegno politico, fondamentali nel luogo dove saranno decise le sorti del popolo calabrese su diritti inalienabili come quello alla salute.