La Ferrero - come ci ha ricordato la parlamentare Giorgia Meloni sul proprio account social - ha di recente riconosciuto ai suoi 6mila dipendenti (in Italia) un premio di produzione di oltre 2mila euro.
«Questo è il modo di fare impresa che ci piace, con un'azienda consapevole che la sua vera ricchezza sono i suoi lavoratori. Lo Stato prenda esempio: anziché spremere famiglie e imprese con imposte e gabelle, cominci ad abbassare le tasse!», così ha commentato la notizia la parlamentare di Fratelli d'Italia.
La Ferrero, come è noto a tutti, deve la sua fortuna a prodotti che vengono consumati nel mondo in gran parte dai bambini... e comunque a loro sono rivolti. Pertanto, responsabilità sociale e standard etici, sono elementi importanti per l'azienda, come dimostra la sua stessa comunicazione.
Pertanto, se per fare la Nutella, Ferrero usa l'olio di palma, l'azienda tiene a precisare che l'origine del suo prodotto viene da piantagioni in cui la coltivazione è effettuata in modo responsabile, senza avere un impatto sulla fauna locale.
Inoltre, anche per un altro elemento indispensabile per la sua famosa cioccolata (come anche di altri prodotti), le nocciole, Ferrero fa ricorso ad un programma studiato ad hoc per migliorarne la produzione, senza dimenticare la sostenibilità, anche da un punto di vista sociale.
Le nocciole di Nutella arrivano dalla Turchia, che rappresenta il maggior produttore a livello mondiale. Per tale motivo, nel 2012 Ferrero ha dato il via ad un programma di formazione offerto gratuitamente ai coltivatori di nocciole turchi per migliorarne le tecniche di coltivazione, in modo da rendere le piantagioni più efficienti.
Pertanto, migliorando potatura, irrigazione e disinfestazione, un albero di nocciole può produrre grappoli con un numero di frutti molto più elevato rispetto alla media. Maggiore è la produttività, maggiore è anche il guadagno... e non va neppure dimenticato il fatto che Ferrero non obbliga coloro che seguono i suoi corsi a vendergli il prodotto. I coltivatori sono liberi di rivolgersi al miglior offerente.
Fino a questo punto, abbiamo descritto la migliore delle aziende possibili. Il problema, però, è che i frutti, una volta prodotti, devono anche essere raccolti per farli arrivare al primo anello della catena di distribuzione che li farà arrivare ai vari produttori, compreso Ferrero.
Anche per le nocciole, però, la raccolta del prodotto finisce per essere l'ennesima occasione di sfruttamento per lavoratori stagionali, in condizioni di estrema povertà, in questo caso provenienti dal sud e dall'est della Turchia, principalmente curdi.
E come accade anche nelle campagne italiane, questi lavoratori utilizzano alloggi di fortuna, sono sottopagati, lavorano almeno per 10 ore al giorno e sono vittime del fenomeno del caporalato, con una percentuale dei loro guadagni che finisce nelle tasche dell'appaltatore di turno.
Non solo. Molti di questi lavoratori sono gruppi familiari che portano con sé anche i loro figli, spesso dei bambini, che aiutano i genitori e che, pertanto, finiscono anche loro per diventare raccoglitori.
Gran parte della produzione di nocciole turche finisce nelle "prelibatezze" di Ferrero. Quelle nocciole vengono acquistate non dai produttori, ma da dei broker che non hanno certo tra le loro priorità catalogare informazioni sulla provenienza e sulle modalità di raccolta del prodotto. Informazioni, a detta degli stessi broker, cui Ferrero non sembra essere per nulla interessata.
Per questo, la catena della responsabilità sociale ed il controllo dei valori etici, oltre al rispetto di diritti umani, da parte di Ferrero, finisce per saltare un passaggio proprio in una fase in cui dovrebbe essere invece più stringente.
Quanto sopra riassunto è riportato in una inchiesta condotta da Tim Whewell per BBC News (cui la foto di Reyan Tuvi ad inizio pagina fa riferimento): "Is Nutella made with nuts picked by children?".
Questo dimostra che Ferrero sfrutta il lavoro minorile per pagare i 2mila euro di cui parlava l'onorevole Meloni? Non è possibile affermarlo e forse è persino ingeneroso supporlo. Però è evidente che le contraddizioni dello sviluppo economico e del relativo benessere che dovrebbe produrre sono ben lontane dall'essere risolte e che, nonostante la comunicazione illustri un'altra storia, persino la Ferrero deve fare i conti con una realtà che è ben diversa dalle buone intenzioni elencate... e di cui dovrà tener conto.