Intorno alle nove del 1 novembre, un'ennesima scossa importante ha segnato l'inizio della giornata nei luoghi interessati dal sisma del 30 ottobre. La magnitudo di 4.8 della scala Richter ha provocato ulteriori crolli tra gli edifici lesionati e pericolanti. Acquacanina, Fiastra, Bolognola, Ussita, Fiordimonte, Pievebovigliana, Visso, Pieve Torina sono le località più vicine all'epicentro di quest'ultima scossa.

Inutile, ricordare il numero delle scosse con magnitudo superiore a 2 che si sono susseguita a quella del 30 ottobre: sono nell'ordine delle centinaia. I luoghi tra Marche e Lazio del primo terremoto, quello del 24 agosto, dopo le ultime scosse sono ormai ridotti ad un cumulo di macerie. A parte qualche edificio, pericolante, tutto è andato distrutto.

La continua e importante attività sismica, inoltre, rende problematico anche l'avvio del protocollo  per consentire ai tecnici di iniziare le procedure di rito, prassi ormai consolidata per questo tipo di calamità. Ad oggi, è stato possibile solo aiutare la popolazione, trovando alloggi negli alberghi delle località turistiche.

Il Consiglio dei ministri, convocatoto nel pomeriggio del 31 ottobre, oltre ad estendere lo stato di emergenza già in atto, ha stanziato ulteriori 40 milioni di euro per rispondere alle prime necessità, senza dimenticare la possibilità di ulteriori risorse necessarie agli enti locali per far fronte alle centinaia di migliaia di verifiche tecniche che dovranno essere effettuate.

Liberare i luoghi dalle macerie e stabilire quali edifici siano o meno abitabili, quali quelli ristrutturabili e quali quelli da abbattere è un'opera già di per sé ciclopica vista l'esensione del territorio ed il numero di comuni e frazioni interessate dall'attività sismica. Ma tutto questo, per motivi di sicurezza, non può iniziare, finché le scosse di assestamento non termineranno.

E la gente non può tornare nelle proprie case, almeno per chi ancora una casa ce l'ha, finché non saranno effettuate le verifiche. Le uniche operazioni concrete che gli operatori coordinati dalla Protezione Civile possono fare sono ripristinare e mettere in sicurezza le vie di comunicazione e dare inizio alla costruzione di alloggi di fortuna, casette o simili, che dovranno ospitare la popolazione negli anni a venire in attesa della ricostruzione.