Più della metà degli italiani non è andata a votare alle ultime elezioni europee. Non era mai accaduto in passato nella storia repubblicana. Partecipazione, civismo e cittadinanza attiva sono i sali minerali fondamentali per la vita dell'albero della democrazia ma il terreno del nostro paese sembra esserne sempre più povero se neppure la scelta di partecipazione più semplice ed elementare, quella di andare a votare,  viene praticata. Il 20 e 21 giugno a Perugia con un evento inedito nel suo genere, metà convegno scientifico e metà festival proviamo a capire i motivi e a dare una risposta. Per capire perché e come dobbiamo partire da lontano. In estrema sintesi la visione angusta del paradigma economico in cinque punti vede la società popolata da homines economici (felici solo nel consumare e nell'avere), imprese che massimizzano il profitto “non importa come” creando effetti sociali ed ambientali negativi, la crescita del PIL è condizione sufficiente per l'aumento della felicità, per risolvere i problemi basta un leader benevolente e gli accademici chiusi nelle loro stanze possono creare innovazioni con la sicurezza che se sono valide la società le realizzerà. 


Questa visione non produce infelicità e disastri sociali ma soprattutto è falsa.Gli studi empirici dimostrano in lungo e in largo che la felicità delle persone dipende dalla qualità della loro vita di relazione e dalla loro generatività oltre che dalla soddisfazione dei bisogni materiali, esiste una miriade di imprese che vogliono un impatto positivo sulla società e non solo un profitto, l'amministrazione condivisa dove gli enti di terzo settore lavorano con le amministrazioni sta diventando una nota distintiva del paese. Per aumentare forza e consapevolezza di una visione allargata che si fonda su questi presupposti con 304 colleghi accademici abbiamo sottoscritto un manifesto del rinascimento dell'economia che descrive il nuovo paradigma nascente fatto di cittadinanza attiva e generativa, imprese responsabili, sussidiarietà ed amministrazione condivisa, ricercatori e scienziati che sono consapevoli dell'importanza della “terza missione” (ovvero del loro impegno sociale fondamentale per la trasmissione e disseminazione dei risultati scientifici nella società) che è diventata un pilastro nella valutazione della qualità dei dipartimenti universitari.Abbiamo voluto con il comitato organizzatore che Perugia non fosse solo un convegno scientifico sul nuovo paradigma ma un evento di incontro e dialogo con la società, e quindi esso stesso un evento di terza missione. Discuteremo il manifesto, promuoveremo un'assemblea dei firmatari per riflettere sui prossimi passi, avremo ospiti internazionali che condividono la nostra visione. E parteciperemo ad una tavola rotonda di buone pratiche con gli imprenditori più significativi del nostro paese nella capacità di coniugare creazione di valore economico e impatto sociale.L'incontrarsi dei generativi e il riconoscersi è fondamentale ma non basta. Se vogliamo evitare che una parte crescente del paese scivoli sul piano inclinato del disimpegno, della rabbia cieca e distruttiva dobbiamo creare condizioni che favoriscano la loro esperienza di partecipazione. Partendo dalla sostanza di una visione diversa e più vera della nostra società e del sistema economico sarà fondamentale un rinnovato impegno nella comunicazione per dare spazio alle buone pratiche e ai segni di speranza. E non solo alle narrative avvilenti e nella formazione a partire dalle scuole dove le esperienze di cittadinanza attiva sono fondamentali per comprendere e sperimentare il valore e la ricchezza dell'impegno civico. 


Tibor Scitovsky insegna che nella vita esistono beni di comfort e beni di stimolo.I primi danno soddisfazione immediata ma rischiano di produrre dipendenze, noia e infelicità indebolendo la volontà e la capacità di investire nei secondi, i beni di stimolo, che richiedono un previo investimento prima di poter essere consumati. E' impressionante verificare nei dati come istruzione, pratica sportiva e storia di impegno sociale e nel volontariato (tipici  beni di stimolo) siano correlati con le scelte di cittadinanza attiva e la soddisfazione e ricchezza di senso di vita. Forse non abbiamo riflettuto abbastanza sulle conseguenze ultime del vecchio paradigma che il manifesto di Perugia si propone di superare. Si tratta di un approccio che alla fine sostiene che, perché l'economia funzioni, di etica (di cittadini e imprese) non c'è bisogno. E' il mercato che riconcilia la somma degli appetiti al profitto in benessere per tutti attraverso la concorrenza e laddove sorgono fallimenti del mercato c'è un pianificatore benevolente che interviene per correggerli. L'etica dunque torna in campo soltanto come singolare assunzione in capo al leader (se nessuno è etico perché il leader dovrebbe esserlo) a cui deleghiamo tutto e che si preoccupa del nostro bene.  Torniamo ora al nostro punto di partenza. Se l'individuo è soltanto homo economicus, privo di senso civico e gusto per la generatività, allora si accorge che il suo voto ha un “costo” (il tempo dedicato a votare) e nessun beneficio anche per l'irrilevanza del singolo voto. Con il vecchio paradigma la democrazia rischia seriamente di morire, la condizione minima di impegno civico, quella del voto, di scomparire, e il pianificatore benevolente di trasformarsi in Leviatano.E' per tutti questi motivi che oggi diventa fondamentale, accademici, politici, società civile, abbandonare questa narrazione triste, concentrare il nostro sguardo sulla generatività che già esiste in abbondanza nel nostro paese e lavorare tutti perché diventi sistema e baluardo contro i rischi del futuro a cominciare da Perugia.

Queste le premesse di Leonardo Becchetti, direttore del FNEC e co-fondatore di NeXt Nuova Economia per Tutti, all'incontro che, giovedì e venerdì, ha radunato a Perugia oltre duecento tra docenti, ricercatori, imprenditori e studenti per promuovere il Manifesto per la "rinascita" dell'Economia alla cui base non veda solo Pil e profitti.

Tra i punti fermi del manifesto c'è l'interdisciplinarietà dei valori e dei saperi, che aprono la platea dei potenziali interessati ben oltre gli accademici.

«Il mondo del vecchio paradigma economico produce disastri e rischia di portarci alla catastrofe perché difettoso nelle sue premesse», sintetizza Becchetti: «Se però mettiamo gli occhiali giusti scopriamo che la società è anche fatta di civismo, partecipazione sociale, imprese più ambiziose che non guardano solo al profitto ma anche all'impatto sociale ed ambientale».«È ora di pensare alla crescita in modo diverso e soprattutto di coniugarla con il concetto di sviluppo, in modo non alternativo ma complementare», ha sottolineato Jayati Ghosh, professoressa della Jawaharlal Nehru University.

Robert H. Frank, professore della Cornell University, ha posto l'accento sul grande tema fiscale, ricordando che «le nazioni in cui si vive meglio sono quelle in cui la tassazione nei confronti dei ricchi è più elevata». 

L'incoraggiamento più forte è arrivato da Jeffrey Sachs, della Columbia University, economista tra i più ascoltati al mondo, capace negli anni di passare dai paradigmi “dominanti”, quelli cosiddetti mainstream, alla teorizzazione dello sviluppo sostenibile: «Il Manifesto è un'iniziativa enorme, l'attuale modello economico non funziona, perciò ne abbiamo bisogno di uno nuovo, per apportare prosperità e benessere, per affrontare la crisi ambientale, portare giustizia sociale e pace nel mondo».  Sachs ha sottoscritto ed elaborato ognuno dei cinque punti, per chiudere con una provocazione di taglio operativo: «Serve l'interdisciplinarietà, giocata in chiave problem solving».

Dal 3 al 6 ottobre prossimo, questi temi saranno riproposti alla sesta edizione del Festival Nazionale dell'Economia Civile di Firenze, che avrà per titolo "L'Ora di Partecipare".



Fonte: avvenire.it
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