Politica

Sgarbi e Roccella: due esempi del "pensiero" che sta alla base del governo Meloni

Lo scorso 21 giugno il Museo nazionale delle arti del XXI secolo (Maxxi), alla cui presidenza il ministro della Cultura Gennarino Sangiuliano ha messo il giornalista di destra Alessandro Giuli, ha organizzato un'intervista a Sgarbi che si è trasformata in una celebrazione/esaltazione della volgarità e del turpiloquio.

Sul palco del museo, presente Giuli, Sgarbi ha detto le seguenti "amenità":

"[Apicella] poi condannato per queste storie di figa, uno che suona viene condannato, si capisce per la figa, cose impressionanti, i magistrati fanno così"."Che cazzo vuoi [in risposta ad una telefonata ricevuta mentre era sul palco]? Ma chi cazzo sei, coglione testa di cazzo?" Sgarbi avvicina il telefono al microfono e si sente una voce arrabbiatissima che grida: "Passami Morgan". Sgarbi replica: "Ma chi sei, Valsecchi? No, no, non sei nessuno"."C'è un momento della vita in cui conosciamo un solo organo, il cazzo. Poi dopo i 60 anni conosci altri organi, come il colon, il pancreas, la prostata. Io non sapevo neanche cosa fosse sta prostata, mai incontrata, a un certo punto sui 67 appare la prostata. A un certo punto tu devi fare i conti con questa troia puttana di merda che non ha mai incontrato. Il cazzo se ne va e arriva la prostata". ...

Dato che il Maxxi è gestito dal Ministero della Cultura e che Sgarbi è sottosegretario di tale ministero, in molti hanno avuto più che da ridire sulla sua "performance" ed il ministro Gennarino Sangiuliano è stato costretto ad intervenire. Ecco come ha dovuto stigmatizzare l'episodio, in una lettera al presidente del Maxxi:

"Sono da sempre e categoricamente lontano da manifestazioni sessiste e dal turpiloquio, che giudico sempre e in ogni contesto inammissibili e ancor più in un luogo di cultura e da parte di chi rappresenta le Istituzioni. Il rispetto per le donne è una costante della mia vita. Per me essere conservatori significa avere una sostanza, uno stile e anche un'estetica di comportamento. La libertà di manifestazione del pensiero deve essere sempre massima e garantita a tutti, ma trova il suo limite nel rispetto delle persone. Anche le forme dell'espressione non devono mai ledere la dignità altrui. Le istituzioni culturali, e so che Alessandro Giuli è d'accordo con me, devono essere aperte e plurali, ma lontane da ogni forma di volgarità. Chi le rappresenta deve mantenere un rigore più alto di altri".

E adesso si attende il defenestramento di Sgarbi che, puntualmente, non arriverà. Proviamo a scommettere?

Questo è solo un esempio della "qualità" del "pensiero" che supporta la cultura di destra, quella (post) fascista che alimenta l'Italia "comandata" da Giorgia Meloni... ma non l'unico. 

Ecco che cosa ha detto un altro ministro della premier della Garbatella, l'ultracattolica (post radicale, post femminista e chi più ne ha più ne metta) Eugenia Roccella, incaricata di occuparsi della famiglia, in un intervento all'evento "Fenix – Lo chiameremo futuro", organizzato dalla gioventù (post) fascista di FdI, Gioventù nazionale, dove ha parlato così di denatalità e figli:

"Quando mi capita di portare il cane ai giardinetti sento il richiamo dei proprietari rispetto ai propri cagnolini. E li chiamano e sento: Giovanni, Eugenio, Riccardo, Eugenio anche che è il mio nome. Addirittura anche nomi compositi, ho sentito pure: Giovanni Maria". Per la ministra, dare nomi umani a cani sarebbe il sintomo di "un desiderio, di un bisogno, che evidentemente c'è. Un bisogno di affettività, di famiglia, che però viene trasferito in maniera impropria sugli animali, sui cagnolini, e così via".Lei, che ha un cane e quattro gatti di cui però non ha detto i nomi, ritiene che questa tendenza debba essere invertita, in quanto il problema "oggi sono le basi dell'umano che sono a rischio, perché la famiglia è proprio il cuore dell'umano. Anche Papa Francesco, recentemente, ha ricordato che appunto poi si vedono passeggini che girano per la città e poi dentro il passeggino trovi il cagnolino. Ma questo punto è una spia di una situazione che stiamo vivendo e che fa sì che il nostro futuro, quando si parla di Next Generation" sia sempre più limitato, riferendosi proprio al tema della denatalità."Perché quello che manca, intorno a dei bisogni che sono ancora gli stessi, i bisogni di affettività, di calore, di famiglia, di comunità, è una cultura che accompagni questi bisogni. Manca una cultura a difesa della vita, a difesa dell'umano, che sostenga la vita, l'umano e questi bisogni".

Questa gente, di cui Sgarbi e Roccella sono solo un esempio, è da una parte la dimostrazione di quali siano le basi culturali del (post) fascismo e dall'altra la dimostrazione di come questo Governo, non sapendo come affrontare le difficoltà cui si trova di fronte, cerchi di mascherarle con temi secondari che possano sollevare indignazione e vespai, in modo da distogliere l'attenzione sulle criticità a cui Meloni e compagni, pardon camerati, non riescono a dare risposte.

Autore Piero Rizzo
Categoria Politica
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