L'ultima nota economica dell'Istat ci informa che a maggio 2019 continua la situazione di incertezza sugli scambi commerciali internazionali, causa la la guerra sui dazi tra Usa e Cina che, al momento, appare lontana da una risoluzione.

In tale scenario, il Pil del nostro Paese, nel primo trimestre, è aumentato dello 0,1% rispetto al trimestre precedente, caratterizzato da una crescita dovuta in parte alla domanda estera e alla domanda interna, mentre le scorte hanno fornito un apporto fortemente negativo alla crescita.

L'Istat ci ricorda anche che, mente nel primo trimestre occupazione e ore lavorate sono aumentate a un ritmo superiore a quello del Pil, ad aprile il mercato del lavoro, i cui dati sono stati pubblicati ieri, ha presentato segnali di rallentamento, sebbene l'Istat parli di "stabilità".

Anche l'inflazione ha rallentato, facendo registrare una crescita media inferiore a quella dell'area dell'euro, anche in relazione all'inflazione di fondo, che è quella più importante visto che è slegata da dinamiche stagionali.

In controtendenza il clima di fiducia, almeno per quanto riguarda i consumatori, che a maggio è tornato ad aumentare trainato dalla componente economica e da quella corrente.

Però "l'oracolo" rappresentato dall'indicatore anticipatore dell'andamento economico, ha posizionato il proprio ago sulla voce diminuzione, seppure questa sia di minore entità rispetto al valore registrato nel mese precedente. In ogni caso, non certo un segnale molto incoraggiante per il futuro, soprattutto considerando gli annunci del Governo intenzionato ad aumentare il deficit del Paese, nonostante i dati indichino una diminuzione delle entrate.


Oltretutto, secondo un'anticipazione pubblicata questa mattina da Repubblica, La Commissione Ue, già quest'oggi, chiederà l'avvio di una procedura di infrazione contro l'Italia per debito eccessivo, in base a quanto indicato in una bozza della lettera che sarà inviata in risposta a quella recapitata a Bruxelles dal ministro dell'economia Tria lo scorso fine settimana.

Secondo il testo della bozza citato da Repubblica, l'Ue avrebbe risposto al nostro Governo che l'ammontare del debito italiano impedirebbe all'Italia di "stabilizzare l'economia in caso di crisi finanziarie" oltre a "pesare sugli standard di vita delle future generazioni".

Non solo, sempre secondo Bruxelles, le recenti scelte economiche del "cambiamento" avrebbero contribuito a far rallentare il Pil con un "effetto negativo su fiducia e accesso al credito": sotto accusa Quota 100, reddito di cittadinanza, i passi indietro sulle principali riforme, gli investimenti fermi, le mancate privatizzazioni, lo stop alle infrastrutture.