Le forze israeliane sarebbero avanzate in profondità all'interno di Gaza City, secondo quanto dichiarato giovedì dal premier Benjamin Netanyahu:

"Siamo al culmine della battaglia. Abbiamo ottenuto successi impressionanti e abbiamo superato la periferia di Gaza City.Stiamo avanzando", le parole dl primo ministro israeliano, che però non  forinto ulteriori dettagli.

Di contro, video social mostrano combattenti di Hamas e della Jihad islamica emergere dalla rete sotterranea dei tunnel che percorrono la Striscia (perlomeno la parte settentrionale) in lungo e in largo, dove si vedono lanciare attacchi contro i mezzi blindati israeliani, per poi immergersi di nuovo nei sotterranei. 

Nonostante le dichiarazioni di Netanyahu, è difficile poter dire quale sia l'esito reale del conflitto via terra.

Di contro, è invece chiarissimo l'andamento dei bombardamenti che continuano a intensificarsi, nei quali Israele distrugge quanto non aveva ancora distrutto in precedenza, aumentando di conseguenza il numero delle vittime civili che - si parla di quelle accertate - che oramai ha superato le 9.000.

Numero che sicuramente è destinato ad aumentare, mentre i leader statunitensi e arabi fanno sempre più pressione sullo Stato ebraico per sospendere gli attacchi e consentire un serio afflusso di aiuti umanitari. 

Per tale motivo, il Segretario di Stato americano, Antony Blinken, si sta dirigendo nella regione dove già venerdì dovrebbe avere colloqui in Israele e Giordania, dopo che il presidente Biden ha suggerito una "pausa" umanitaria nei combattimenti per far entrare aiuti ai civili palestinesi e far uscire i cittadini stranieri.

Allo stesso tempo, esperti delle Nazioni Unite, ufficialmente, hanno dichiarato che quanto sta accadendo a Gaza possa essere classificato come genocidio (come se ci dovesse essere qualche dubbio in proposito), chiedendo un immediato cessate il fuoco.

Ad ulteriore conferma di ciò, gli attacchi odierni di Israele alle scuole di tre campi profughi, rifugio per gli sfollati di Gaza, dove sono morte alcune decine di persone. Le scuole colpite, dell'UNWRA, secondo quanto dichiarato dall'agenzia Onu ospitano fino a 20mila persone.

E che i criminali dello Stato ebraico agiscano premeditatamente con l'intento di far fuori in tutti i modi possibili e immaginabili i palestinesi della Striscia, lo dimostra anche l'attacco ai panifici di Gaza City, alcuni distrutti, altri non più in grado di produrre.

La Mezzaluna Rossa Palestinese ha affermato che i 102 camion con aiuti umanitari finora entrati nella Striscia di Gaza attraverso il valico di Rafah avevano cibo, acqua, generi di prima necessità, medicinali e attrezzature mediche, ma non carburante.

Lo hanno confermato anche fonti vicine a Netanyahu, che ha precisato di non aver approvato il trasferimento di carburante agli ospedali di Gaza, smentendo così quanto invece aveva annunciato in precedenza il capo di stato maggiore israeliano, Herzi Halevi. 

Così, ActionAid, in una nota, ha riassunto in serata la situazione degli ospedali a Gaza:

Gli ospedali di Gaza stanno raggiungendo il punto di non ritorno perché le scorte di carburante si stanno pericolosamente esaurendo, mettendo a grave rischio la vita dei neonati nelle incubatrici. Mercoledì sera, il generatore principale dell'Indonesian hospital - uno dei principali ospedali nel nord della Striscia - è andato fuori servizio. Il personale è ora costretto a fare affidamento su un generatore secondario, che può servire solo alcune parti dell'ospedale, mentre continua a ricevere un afflusso di pazienti dal vicino campo profughi di Jabalia, che è stato bombardato martedì e mercoledì, con almeno 195 persone rimaste uccise.  Oltre a curare i feriti, gli ospedali nel nord di Gaza fungono da luoghi di accoglienza per circa 117.000 mila persone sfollate dalle loro case dall'inizio della guerra. Ma senza cibo e acqua, combustibile per cucinare, vestiti o prodotti per l'igiene, le condizioni stanno diventando insostenibili. Con una quantità estremamente limitata di aiuti che entrano a Gaza attraverso il valico di frontiera di Rafah, e senza la possibilità di trasportarli a Nord a causa della mancanza di carburante e delle strade danneggiate, ci sono poche speranze di sollievo per le persone a Gaza. Mentre la gente cerca di sopravvivere in queste condizioni, le aree circostanti gli ospedali continuano a essere colpite dai bombardamenti, ostacolando gravemente la capacità delle strutture mediche di continuare a funzionare. Almeno 73 operatori sanitari sono stati uccisi a Gaza dal 7 ottobre. Molti sono stati uccisi mentre dormivano di notte a casa con le loro famiglie, tra un turno di lavoro e l'altro. Poiché il numero di pazienti che necessitano di cure urgenti continua ad aumentare, il Ministero della Salute palestinese ha lanciato un appello disperato, esortando tutti i medici e gli infermieri in pensione o gli studenti di medicina ad aiutare. Riham Jafari, Coordinatrice Advocacy e Comunicazione di ActionAid Palestina, ha dichiarato: "Se a Gaza finirà il carburante, sarà una catastrofe inimmaginabile per i neonati in incubatrice e per quelli in terapia intensiva che si affidano ai ventilatori. Invece di essere un luogo in cui vengono curate le persone che hanno bisogno di cure urgenti, gli ospedali sono diventati un luogo in cui i pazienti vengono mandati all'obitorio, anziché essere dimessi. Ma nonostante le sfide enormi e impossibili, i medici continuano a fornire cure urgenti in mezzo a bombardamenti indiscriminati, a una grave carenza di forniture e attrezzature mediche e alla mancanza di carburante per alimentare i generatori. E anche quando i medici lasciano gli ospedali per trovare risorse preziose che aiutino a far funzionare gli ospedali e a mantenere in vita le persone, rischiano di essere uccisi dai continui bombardamenti". 

Il genocidio in atto a Gaza è in corso anche in Cisgiordania, dove anche lì gli israeliani hanno iniziato ad effettuare attacchi aerei, nell'ultimo dei quali hanno assassinato oltre dieci palestinesi.