Il periodo del ministero pastorale di Sopoćko presso la chiesa di san Michele si collega all’incontro con suor Faustina Kowalska della Congregazione delle Suore della Beata Vergine Maria della Misericordia[1]. Dal 1932 divenne confessore delle suore di questa congregazione e l’anno successivo, quando cioè suor Faustina giunse a Vilnius, divenne anche suo padre spirituale. In Kowalska incontrò una persona che venerava la divina misericordia. Suor Faustina ritrovò in Sopoćko il confessore pio e cosciente, che le era stato rivelato precedentemente nelle sue esperienze interiori[2]. La suora, prima di partire per Vilnius, scrisse nel Diario, 

 «Ecco don Sopoćko. Dio mi permise di conoscerlo interiormente, prima di venire a Vilnius, già lo conoscevo, grazie alla visione interiore. Un giorno lo vidi nella nostra cappella tra l’altare e il confessionale. All’improvviso sentii una voce nell’anima: Ecco l’aiuto visibile per te sulla terra. Egli ti aiuterà a compiere la Mia volontà sulla terra»[3]. 

 La Provvidenza Divina, nella missione di santa suor Faustina, affidò un ruolo particolare al suo confessore e direttore spirituale. Sopoćko in una delle sue relazioni per la beatificazione di suor Faustina Kowalska scrisse: 

 «Conobbi suor Faustina nell’estate del 1933 (in luglio o in agosto) come una delle sue figlie spirituali della Congregazione delle suore della Beata Vergine Maria della Misericordia a Vilnius. In quel periodo ero confessore ordinario di questa congregazione. Suor Faustina attirò la mia attenzione con la sua sensibilità straordinaria della coscienza, e con la sua stretta unione con Dio. Il più delle volte non c’era materia per l’assoluzione e mai offese Dio con un peccato grave. Sin dall’inizio, suor Faustina mi comunicò di conoscermi già, in quanto da tempo ero presente in alcune delle sue visioni. Mi disse che avrei dovuto essere il suo direttore spirituale e che avrei dovuto realizzare un progetto divino che mi sarebbe stato rivelato per il suo tramite. Non presi sul serio questo suo racconto e con il permesso della superiora, sottomisi suor Faustina ad una prova che la spinse  a cercare un altro confessore. Dopo un certo tempo, tornò da me e dichiarò di essere pronta a sopportare tutto, ma che non sarebbe andata più via da me. In questo luogo, non descriverò in dettaglio tutto ciò che suor Faustina mi disse, dato che ella racconta questa nostra conversazione nel suo Diario»[4]. 

 Kowalska iniziò a presentargli in modo sempre più ampio le sue visioni e le sue esperienze. Il sacerdote le ordinò di annotarle per leggerle in seguito valutandone il messaggio[5]. In questo modo nacque il Diario spirituale di suor Faustina. Ella, parlando delle rivelazioni del Salvatore, sperimentate ancora prima del suo arrivo a Vilnius e poi nella stessa città, gli presentò alcune richieste, fra cui quella di dipingere un’immagine del Salvatore Misericordioso e quella di far sì che venisse istituita la festa della divina misericordia, la prima domenica dopo Pasqua. Sopoćko chiese al pittore Eugeniusz Kazimirowski di dipingere l’immagine. Per alcuni mesi, nel 1934, suor Faustina insieme al suo confessore si recava dal pittore che dipingeva il quadro secondo le sue indicazioni  e osservazioni[6]. Il sacerdote in una relazione scrisse così: «L’immagine è eseguita in un modo artistico e costituisce un patrimonio prezioso dell’arte religiosa moderna»[7]. Anche se l’aspetto del Salvatore rappresentato nell’immagine non era, secondo il parere di suor Faustina, bello come nelle visioni, Cristo le aveva detto che questa immagine era sufficiente per trasmettere la grazia della misericordia. In più suor Faustina ricevette nelle visioni l’ordine di fondare una congregazione religiosa che diffondesse l’idea della divina misericordia e le preghiere alla divina misericordia, tra l’altro la novena e la così detta coroncina. Il sacerdote, prima di mostrare pubblicamente l’immagine che fu dipinta   e prima di parlare della divina misericordia, si dedicò alla ricerca e alla valutazione critica, secondo l’insegnamento della Chiesa, delle esperienze interiori e del contenuto delle visioni di suor Faustina. L’immagine fu provvisoriamente collocata nel corridoio del convento delle suore bernardine e nessuno ne conosceva la provenienza[8]. Suor Faustina gli disse allora che il Salvatore non era contento e chiedeva di collocare l’immagine a “Ostra Brama”, almeno durante il triduo che precedeva la domenica in “albis”, il triduo che doveva essere organizzato alla chiusura del Giubileo della Redenzione celebrato nel 1935. Sopoćko soddisfece questa richiesta. Con il permesso del parroco, collocò l’immagine in una finestra del colonnato della cappella e la domenica indicata tenne un’omelia sulla divina misericordia[9].

Il Diario è frutto della collaborazione di questa mistica[10] con la grazia divina. Suor Faustina consapevole dell’aiuto da parte di Cristo, con umiltà ed obbedienza  accettò  la  “richiesta” di scrivere su Dio, sulla Sua bontà e sulla Sua misericordia. Grazie alle numerose ispirazioni, suor Faustina intuì l’importanza apostolica nello scrivere il Diario secondo l’ordine di Gesù. Infatti il Signore le aveva detto:  

 «Il tuo compito è quello di scrivere tutto ciò che ti faccio conoscere sulla mia Misericordia, per il bene delle anime che, leggendo questi scritti, proveranno un conforto interiore e saranno incoraggiate ad avvicinarsi a Me»[11].

prof.  Grzegorz Stanislaw Lydek

 

 
[1] H. Ciereszko, Życie i działalność Księdza Michała Sopoćki (1888-1975), pp. 194-196; vedi M. Sopoćko, Projekt Konstytucji Miłosierdzia Bożego Kobiet [Il progetto della costituzione per la congregazione femminile della divina misericordia], AKAB, 1950, pp. 221-250.  
[2] Ibidem.
[3] F. Kowalska, Diario - la misericordia divina nella mia anima, pp. 65-66.
[4] M. Sopoćko, Wspomnienia o zmarłej siostrze Faustynie Kowalskiej [Ricordi sulla morte di suor Faustina Kowalska], AZSJM, 1948, p. 1.
[5] H. Ciereszko, Il cammino di santità di Don Michele Sopoćko, pp. 94-95.
[6] H. Ciereszko, Życie i działalność Księdza Michała Sopoćki (1888-1975), pp. 253-254.
[7] M. Sopoćko, Wspomnienia o zmarłej siostrze Faustynie Kowalskiej, p. 7. Protocollo della Commissione riguardo alla valutazione e alla conservazione dell’immagine del Salvatore Misericordioso nella chiesa di san Michele a Vilnius, del 27 maggio 1941, firmato dai periti, professore della storia dell’arte dott. Marian Morelowski, professore della dogmatica don Leon Puchaty e conservatore don dott. Piotr Śledziewski.
[8] H. Ciereszko, Ksiądz Michał Sopoćko Apostoł Miłosierdzia Bożego [Don Michele Sopoćko Apostolo della Divina Misericordia], WAM, Kraków 2004, p. 215.
[9] Ibidem.
[10] Difatti: «Dove se non nella Divina Misericordia il mondo può trovare lo scampo e la luce della speranza? I credenti lo intuiscono perfettamente»: Ioannes Paulus II, Commentarium Officiale, in AAS 
 92(2000), 82. Santa Faustina attraverso il messaggio della Divina Misericordia e la sua straordinaria esperienza mistica desiderava venire incontro agli uomini, in particolare a quelli colpiti da molteplici mali, sofferenze fisiche  e spirituali ed indicare loro il cammino della speranza: «L’umanità  non troverà pace finché non si rivolgerà con fiducia alla Mia Misericordia», le aveva detto Gesù: F. Kowalska, Diario,  p. 235. In questa ricerca con il termine “mistica”, intendo un’esperienza speciale e profonda di conoscenza e di unione con la realtà divina, liberamente concessa da Dio. «Le esperienze mistiche, che possono essere accompagnate da estasi, visioni  e altri fenomeni del genere, sono di solito precedute da una pratica seria di contemplazione e di ascesi. La mistica si riscontra in tutte le grandi religioni del mondo, ma nell’esperienza cristiana ha una qualità altamente personale e accentua anziché sopprimere il senso  di distinzione tra il mistico e Dio. La mistica genuina produce sempre un amore più generoso verso gli altri, e sembra trovarsi frequentemente tra i cristiani che si dedicano alla preghiera e che sono sensibili alla presenza di Dio nella loro vita»: J. L. McKenzie, Dizionario Biblico, B. Maggioni (a cura di), STE, Città di Castello 1973, p. 456. Questo termine viene usato e ben spiegato dal Sommo Pontefice Benedetto XVI nella sua prima enciclica Deus caritas est, dove tratta dell’esperienza mistica, «in cui si esprime l’essenza della fede biblica: sì, esiste una unificazione dell’uomo con Dio - il sogno originario dell’uomo, ma questa unificazione non è un fondersi insieme, un affondare nell’oceano anonimo del Divino; è unità che crea amore, in cui entrambi - Dio e l’uomo - restano se stessi e tuttavia diventano pienamente una cosa sola»: Benedictus xvi, Littera Encyclica - Deus caritas est [25 dicembre 2005], in AAS 98(2006) 246. «La mistica cristiana in senso stretto è per sua natura compimento del mistero di Cristo misericordioso nell’uomo e richiede l’esercizio delle virtù teologali oltre che l’opera dello Spirito Santo all’interno della mediazione della Chiesa. I mistici sono i canali, come spesso diceva Sopoćko nei suoi scritti spirituali, attraverso cui un po’ della conoscenza della verità intradivina filtra entro il nostro universo umano»: L. Borriello - E. Caruana - M. R. Del Genio (edd.) - N. Suffi (edd.), Dizionario di Mistica, LEV, Città del Vaticano 2000, pp. 78-79.
[11] F. Kowalska, Diario, p. 880.