Il Corriere della Sera, in un'inchiesta di Milena Gabanelli e Mario Gerevini, ci fa sapere che Yonghong Li, il proprietario del Milan, è un signore che non ha il becco di un quattrino! Non solo non ha il becco di un quattrino adesso, ma non lo aveva neppure nel momento in cui divenne formalmente maggior azionista del Milan.

Andiamo con ordine. I beni, conosciuti, di Yonghong Li sono costituiti da una partecipazione di poco più del 10% - tramite una sua holding - in una società quotata alla borsa di Shenzhen, la Zhuhai Zhongfu, dal 35% di un palazzo a Canton e da miniere di fosfato che finora nessuno è riuscito a identificare con certezza.

La holding di Yonghong Li nel 2015 chiese un prestito alla Jiangsu Bank. Lo ottenne dando in pegno le quote di partecipazione, pari all’11,39%, nella Zhuhai Zhongfu. Questo prestito non è mai stato restituito. Così, già nel febbraio del 2017, il tribunale del popolo di Futian ordinò di mettere all’asta il pacchetto azionario dato in garanzia.

La Jie Ande fece ricorso contro la decisione del tribunale. Nel maggio 2017, dopo l'acquisizione del Milan, il tribunale respinse il ricorso e confermò la vendita delle azioni per risarcire la Jiangsu Bank.

Ma non è tutto. Infatti, l'8 gennaio di quest'anno, un'altra banca, la Bank of Canton, avrebbe agito legalmente contro la holding di Yonghong Li, la Jie Ande, chiedendone la liquidazione per bancarotta.

Pertanto, l'asta per la vendita delle quote della Jie Ande nella società Zhuhai Zhongfu viene rinviata, in seguito alla richiesta di liquidazione per bancarotta della Banca di Canton, che si èp aggiunta alle pretese risarcitorie della Banca di Jiangsu.

Ma al di là delle alterne fortune del signor Yonghong Li, la vicenda assume un carattere di non poco conto in relazione al fatto che quanto sopra riassunto è avvenuto mentre lo stesso Yonghong Li concludeva l'acquisto del Milan per centinaia di milioni di euro.

Per questo, in conclusione, l'articolo termina con le seguenti domande.

A questo punto i casi sono tre:
1) Li è realmente molto ricco, finora ha tenuto nascosto il suo vero tesoro che forse non può far emergere, e non paga i debiti perché è distratto.
2) Ha fregato tutti ed è un mitomane.
3) Si è prestato a interpretare la parte in un gioco più grande di lui nel quale i soldi e le garanzie non sono suoi.

La terza ipotesi fa riferimento ad articoli di giornale pubblicati a gennaio di quest'anno da La Stampa e Il Secolo XIX che fecero infuriare Finivest e il suo presidente Marina Berlusconi che, al momento, non hanno commentato quest'ultima evoluzione della vicenda. Nessuna dichiarazione neppure dal Milan e dal suo amministratore delegato, Fassone.