Le cronache odierne dagli Stati Uniti si sono concentrate soprattutto sul discorso sullo Stato dell'Unione tenuto da Donald Trump alla Camera dei Rappresentanti. Un discorso che è stato giudicato da Nancy Pelosi come frutto esclusivo della propaganda elettorale di Trump per la sua ricandidatura alle prossime elezioni presidenziali e, invece di applaudirlo o di astenersi dal farlo come cortesia istituzionale richiederebbe, la speaker dell'Aula ne ha platealmente stracciato i fogli su cui era trascritto. Trump, comunque, non le aveva stretto la mano che lei le aveva offerto. Pari e patta!

Dato che è inutile e piuttosto noioso riportare i temi della propaganda di Trump che oramai sono ben conosciuti, è invece più interessante conoscere e capire che cosa è accaduto nel primo appuntamento che ha inaugurato le primarie del partito democratico con il voto in Iowa.

In quello Stato, prima di tutto, va ricordato, come dicono da quelle parti, che... "they caucuses, don't vote". In sostanza gli iscritti a votare per le primarie dei democratici si organizzano in assemblee dove i partecipanti promuovono un determinato candidato supportandolo in votazioni successive, purché riesca ad ottenere almeno il 15% dei consensi, finché non viene decretato un vincitore. 

Una scelta caratteristica quella del caucus, ma sempre meno utilizzata per la scelta dei delegati che supporteranno i vari candidati alle presidenziali. Saranno solo altri quattro o cinque gli Stati in cui si utilizzerà questo sistema di selezione.

Stavolta, inoltre, la pubblicazione dei dati è avvenuta con 24 ore di ritardo rispetto a quello che normalmente è sempre accaduto in passato. Il motivo? Quello ufficiale è indicato nelle difficoltà riscontrate dall'utilizzo di un'app creata proprio per facilitare la raccolta dei dati che, però, non avrebbe funzionato. 

Il risultato, così, è stato rimandato di un giorno. Ma anche dopo 24 ore non sappiamo chi, tra i candidati democratici, sia riuscito ad ottenere la maggioranza dei 41 delegati dell'Iowa. Infatti, nonostante il ritardo, il risultato è relativo solo a circa il 70% di quanto deciso dai circa 1800 caucus organizzati nello Stato.

E come avviene di questi tempi, non sono mancati i cattivi pensieri...

Anche se i media hanno deciso che in Iowa sia già stato decretato un vincitore, in realtà vi è solo un candidato che in questo momento è in testa, Pete Buttigieg, con il 26,8% delle preferenze, seguito però a breve distanza da Bernie Sanders con il 25,2%. Terza, invece, Elizabeth Warren con il 18,4% e solo quarto e ben distanziato, Joe Biden con il 15,4%.

Se poi si vogliono conteggiare i voti con cui gli elettori hanno supportato i vari candidati nei caucus, allora Sanders è in testa perché ne ha ottenuti 32.673, mentre Buttigieg è secondo con  31.353. Più staccati gli altri.

Questi i risultati che sono stati resi noti alle 16 di martedì, ora locale, a Des Moines dal  presidente del partito democratico in Iowa, Troy Price, che però si è dimenticato di fra sapere quando saranno disponibili i dati completi!


Pete Buttigieg, è un giovanotto di neppure 40 anni, ex sindaco di South Bend (città dell'Indiana con 100mila abitanti) ed ex ufficiale dell'intelligence della Marina. Politicamente è una fotocopia di Obama, con la sola differenza che, invece di esser afroamericano è gay.

Se Buttigieg è politicamente di centro, il senatore del Vermont Bernie Sanders è invece dichiaratamente di sinistra... con proposte che potrebbero perfino far impallidire la pseudo sinistra italiana. Un radicale, insomma... ma vero.

Anche la Warren, terza classificata, è considerata una radicale, ma le sue proposte sono concentrate soprattutto nel combattere i monopoli, come quelli dei big dell'Hi-Tech. L'ex vice presidente Biden è colui, invece, su cui i big del partito democratico hanno deciso di puntare. Il vice di Obama che dovrebbe, almeno nella narrazione, riprendere le sue politiche non ha però brillato. 

E per chi pensa male, il ritardo nel rendere noto il risultato dell'Iowa è dovuto proprio a questo: non dare in pasto ai media, in attesa da giorni, il deludente risultato di Biden.

Per chi non la sapesse, sebbene il numero dei delegati in Iowa sia irrisorio, quelle primarie hanno una particolarità statistica, anche se non se conosce il perché: chi le vince, nel 70% dei casi, finisce per essere il candidato democratico alle presidenziali

Per questo, secondo alcuni, i democratici, utilizzando la scusa dell'app, hanno cercato di salvare il candidato Biden su cui hanno puntato, in modo da dargli una seconda chance negli appuntamenti del prossimo 3 marzo, mentre è considerato ininfluente quello nel New Hampshire dell'11 febbraio. 

Infine, non va neppure dimenticato che per i democratici scenderà in campo anche il miliardario Bloomberg, alter ego di Trump, che non può certo definirsi di sinistra. Lo vedremo impegnato nei prossimi appuntamenti con le primarie, quando il numero di delegati inizierà ad essere significativo.

Bloomberg ha già speso più di 300 milioni di dollari in pubblicità per sostenere la sua candidatura ed ha annunciato che avrebbe raddoppiato gli spot fatti finora in vista delle primarie del "Super Martedì" del 3 marzo!