Scienza e Tecnologia

Save the Children, gli effetti della crisi climatica sui bambini

Alla vigilia dei meeting internazionali PRE-COP26 e “Youth4Climate: Driving Ambition”, ospitati dall’Italia a Milano dal 28 settembre al 2 ottobre, Save the Children ha diffuso un comunicato con i dati del nuovo rapporto “Nati in crisi climatica: Perché dobbiamo agire subito per proteggere i diritti dei bambini” per far presente che i bambini nati oggi sono esposti 7 volte in più rispetto ai loro nonni a ondate di calore, 2,6 volte in più alla siccità, 2,8 alle inondazioni, 3 volte alla perdita dei raccolti e al doppio degli incendi devastanti, e chiedere ai Leader la partecipazione di bambini e bambine, ragazze e ragazzi ai processi decisionali che riguardano il loro futuro.


In base agli attuali impegni presi dai paesi del mondo per contenere l’innalzamento della temperatura globale, i bambini nati nel 2020 saranno esposti alle ondate di calore eccessivo in media sette volte di più rispetto ai loro nonni, con punte di 18 volte in più se si considera ad esempio il solo Afghanistan. I neonati di oggi saranno anche colpiti 2,6 volte in più dalla siccità, 2,8 volte in più dalle inondazioni dei fiumi, quasi 3 volte in più dalla perdita dei raccolti agricoli, con punte di 10 volte in più come in Mali, e dal doppio degli incendi devastanti.Questo l’allarme lanciato da Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini, alla vigilia del meeting internazionale PRE-COP26 ospitato dall’Italia a Milano dal 30 settembre al 2 ottobre in preparazione del summit ONU sulla crisi climatica COP26 che si terrà in Scozia il prossimo novembre.I dati diffusi oggi dall’Organizzazione con il report “Nati in crisi climatica: Perché dobbiamo agire subito per proteggere i diritti dei bambini”, realizzato in collaborazione con un team internazionale di ricercatori sul clima guidati dalla Vrije Universiteit Brussel (VUB), e rilanciato oggi anche dalla prestigiosa rivista Science, mettono in evidenza l’aumento netto dell'esposizione a una serie di eventi estremi legati al clima dei bambini nati nel 2020 rispetto a quelli nati nel 1960.Come sottolinea il rapporto, anche se l’86% delle emissioni globali di CO2 è responsabilità dei paesi più ricchi, i bambini che vivono in quelli a basso e medio reddito e nelle comunità più svantaggiate saranno colpiti prima e più pesantemente, perché sono già i più esposti alle malattie trasmesse dall'acqua, alla fame e alla malnutrizione, e vivono in alcuni casi in abitazioni precarie o più fragili e vulnerabili in caso di inondazioni, cicloni e altri eventi climatici estremi.Per i bambini più vulnerabili gli impatti del cambiamento climatico possono interrompere l'accesso all'assistenza sanitaria e all'istruzione, come nel caso delle bambine penalizzate dalle disuguaglianze di genere, delle popolazioni sfollate o rifugiate, dei bambini disabili e delle popolazioni indigene. In Pakistan, ad esempio, dopo le inondazioni del 2010 aggravate dal cambiamento climatico, il 24% delle bambine al sesto anno di studi ha abbandonato la scuola rispetto al 6% dei bambini, e se è improbabile che i bambini del Nord America e dell'Europa Occidentale soffrano di un aumento nella perdita dei raccolti, quelli dell'Africa subsahariana dovranno affrontare 2,6 volte più perdite nei raccolti rispetto ai loro coetanei, e i bambini del Medio Oriente e del Nord Africa fino a 4,4 volte di più. Alcuni di questi bambini corrono il rischio di subire questi disastri simultaneamente o in rapida successione, con l’effetto indiretto di rimanere intrappolati in un circuito di povertà a lungo termine e di annullare decenni di progressi nella lotta contro la fame e contro le sue conseguenze come l’arresto della crescita che compromette la loro salute.Il rapporto diffuso oggi da Save the Children, sviluppato con la partecipazione e le testimonianze di un gruppo di bambini tra i 12 e i 17 anni provenienti da Albania, Bangladesh, Cile, El Salvador, Guatemala, Kosovo, Norvegia, Somalia, Sri Lanka, Stati Uniti e Zambia, delinea le proporzioni devastanti dell'impatto della crisi climatica sui bambini se non ci sarà un'azione immediata. L’Organizzazione sottolinea infatti che gli impegni presi finora per la riduzione delle emissioni nel quadro dell'Accordo di Parigi determinerebbero un aumento della temperatura globale da 2,6 a 3,1 gradi Celsius al di sopra dei livelli preindustriali, con un impatto inaccettabile sui bambini. Come evidenziato nel rapporto, però, è ancora possibile invertire questo andamento. Se si riuscirà invece a limitare l’aumento della temperatura a 1,5 gradi come sancito dall’obbiettivo dell’Accordo di Parigi, l'esposizione aggiuntiva dei neonati attuali alle ondate di calore eccessivo diminuirà del 45%, del 39% per la siccità, del 38% per le inondazioni dei fiumi, del 28% per la perdita dei raccolti e del 10% per la devastazione degli incendi.
“La crisi climatica è di fatto una crisi dei diritti dei bambini, e l'azione sul cambiamento climatico non è solo un obbligo morale, ma anche un obbligo legale per i governi di agire nel migliore interesse dei bambini. Le recenti ondate di calore negli Stati Uniti e in Canada, gli incendi in Australia, le inondazioni in Europa e in Cina, le molteplici siccità che stanno causando crisi alimentari in luoghi come l'Afghanistan, il Madagascar e la Somalia, hanno chiaramente dimostrato che nessun luogo è sicuro. Senza un'azione immediata, consegneremo un futuro mortale ai nostri figli. Dobbiamo eliminare la nostra dipendenza dai combustibili fossili, creare reti di sicurezza finanziaria per l’adattamento ai cambiamenti climatici e sostenere le comunità più colpite. Possiamo ribaltare la situazione, ma dobbiamo ascoltare i bambini e passare all'azione per limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 gradi e dare molta più speranza ai bambini che non sono ancora nati" ha dichiarato Inger Ashing, CEO di Save the Children International.

Anche se le conseguenze più gravi della crisi climatica colpiscono soprattutto i bambini, oggi e per molti anni a venire, bambine e bambini, ragazze e ragazzi sono abitualmente lasciati fuori dalle decisioni chiave su questa emergenza. I governi devono invece non solo ascoltare i bambini, ma anche agire in base alle loro raccomandazioni, questa è la sfida per il summit ONU COP26 che sarà chiamato a scelte cruciali per il loro futuro. Con questo obiettivo, e in occasione dei meeting “Youth4Climate: Drive Ambition”  e PRE-COP26, che saranno ospitati dall’Italia a Milano dal 28 settembre al 2 ottobre, Save the Children ha promosso l’evento internazionale online “Children and Youth Voices on the Climate Crisis”, che si svolgerà oggi alle ore 16:00. Alla presenza del Ministro per la Transizione Ecologica del Governo Italiano, Roberto Cingolani, 13 giovanissimi attivisti, tra i 12 e i 18 anni, impegnati nei loro paesi e nelle loro comunità nella difesa e nella promozione dei diritti dei bambini saranno collegati in diretta dall’Africa, dall’Asia, dall’Europa e dall’America Latina, per un dialogo intergenerazionale con alcuni rappresentanti istituzionali e non che hanno un ruolo chiave in vista della COP26.Oltre al Ministro Cingolani parteciperanno all’evento Manlio Di Stefano - Sottosegretario agli Affari Esteri e alla Cooperazione allo Sviluppo del Governo Italiano, Saber Hossain Chowd - Presidente del Comitato Parlamentare Permanente del Ministero dell’Ambiente, delle Foreste e del Cambiamento Climatico del Bangladesh, Alessandra Prampolini - Direttrice WWF Italia, Daniela Fatarella - Direttrice Generale Save the Children Italia, Yolande Wright – Direttrice Povertà, Parità di Genere e Inclusione Save the Children International.

Autore Monica Maggiolini
Categoria Scienza e Tecnologia
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