Nato in una famiglia modesta, il 15 settembre 1937, a Palermo, Giuseppe "Pino" Puglisi crebbe nel quartiere popolare di Brancaccio a Palermo. A soli 16 anni, entrò in seminario e nel 1960 fu ordinato sacerdote. La sua missione lo portò nella parrocchia del Santissimo Salvatore, ma fu la sua nomina a parroco della chiesa di San Gaetano a Brancaccio a segnare un punto di svolta nella sua vita e nella sua lotta contro la mafia.
Tornato a Brancaccio nel 1990, Don Puglisi iniziò a sfidare apertamente la mafia. La sua missione non era solo di predicare la parola di Dio, ma anche di proteggere i giovani dal pericolo della criminalità organizzata. Con dedizione straordinaria, coinvolse i giovani in attività significative, cercando di strapparli dalle grinfie della mafia. Questo sacerdote, conscio dei pericoli che correva, non esitò a denunciare pubblicamente la mafia durante le sue omelie e a ribadire la necessità di combatterla.
L'ostilità dei boss mafiosi, in particolare dei fratelli Graviano, cresceva ogni giorno. Nonostante le minacce di morte e il pericolo costante, Don Puglisi non si piegò. La mafia lo considerava una minaccia troppo grande per i suoi interessi.
Il 15 settembre 1993, il giorno del suo 56º compleanno, Don Puglisi fu assassinato davanti alla sua casa con una crudeltà tipica della mafia. Il suo omicidio fu ordinato dai capi mafiosi Filippo e Giuseppe Graviano, mentre il killer, tra cui Salvatore Grigoli, eseguì l'omicidio. La sua morte non poté spegnere la sua luce, ma piuttosto la accese ancora di più.
Don Pino Puglisi è stato il primo martire riconosciuto dalla Chiesa cattolica a causa della mafia. Nel 2013, è stato beatificato davanti a una folla di fedeli a Palermo. La sua figura è stata celebrata in film, serie TV, libri e canzoni, tutti dedicati al suo straordinario impegno e al suo sacrificio.
La sua vita e la sua morte rimangono un potente esempio di come la fede e il coraggio possano sfidare le organizzazioni criminali. Don Pino Puglisi continua a ispirare coloro che lavorano instancabilmente per liberare la Sicilia e l'Italia dalla morsa della mafia, portando avanti i valori della giustizia, della solidarietà e del rispetto per la dignità umana. La sua memoria è un faro nella notte che guida la lotta contro la mafia.