Le elezioni del nuovo Presidente della Repubblica ha evidenziato che le profonde contraddizioni che sta vivendo da decenni la società italiana sono il riflesso non solo della malafede del sistema partitocratico ma di interessi esterni che interferiscono pesantemente nella vita del nostro Paese incidendo dolorosamente nella vita di milioni cittadini.

È in corso la farsa recitata dai leaders degli schieramenti che vanno blaterando l’esigenza di un candidato super partes, di alto profilo morale, rappresentativo dell’unità nazionale e soprattutto garante della Costituzione, di conseguenza sono partite le auto-candidature di Berlusconi e di Draghi: entrambe osteggiate e forse disattivate dai veti incrociati dei vari schieramenti. In particolare l’offerta di Draghi, portato alla guida del governo come timoniere di una nave in mezzo ad una tempesta affinché giunga sana e salva in un porto sicuro, risulta piuttosto poco opportuna visto che la burrasca non è terminata, la nave è sbattuta qua e là dalle onde e il porto sicuro ci sembra a tutti quanti ancora lontano, per non parlare delle “varianti in corso d’opera” non previste dai dettami costituzionali in materia di avvicendamento alle due principali cariche dello Stato.

I nostri poco amati rappresentanti non hanno ancora capito che se vogliono nominare un Presidente che rappresenti i cittadini dovrebbero andarlo a cercare fuori dalle corti dei partiti e dall’apparato dirigenziale istituzionale: tra 60 milioni di cittadini possibile che non si trovi una persona con le caratteristiche sopra dette?

È tragicomico sentire che un candidato è stato scartato perché non è “atlantista”; un altro perché non è “secessionista”, un altro ancora invece era particolarmente gradito al Vaticano; il ruolo delle donne in questa rappresentazione è di pura facciata, spesso viene venilato  il nome della Belloni: di lei si sa è che ha comuni origini culturali con l’attuale premier infatti hanno frequentato lo stesso istituto scolastico romano retto dai gesuiti e ha passato la sua vita alla Farnesina.

Mai come ora si stanno  manifestando le distanze siderali che separano i parlamentari e i membri dell’attuale governo dalla maggioranza dei cittadini: di quella parte consistente di cittadini che sono stati gradualmente esclusi dalla gestione della cosa pubblica affinché i mandanti annidati nei settori economico-finanziario e militare potessero continuare a gestire di fatto i destini di una collettività lasciata sola; per questi soggetti il 60% di astensionismo è un ulteriore vantaggio in quanto con pochi voti arrivano ai posti chiave del Paese, purtroppo anche l’astensione ha i suoi rischi potremmo ritrovarci sotto un diretto e manifesto regime totalitario.

Questa elezione sta mettendo finalmente in luce gli accordi conclusi prima della caduta del secondo governo Conte. La chiamata di Draghi alla guida dell’esecutivo non è stata casuale ma frutto di una strategia precisa: è mia opinione che l’attuale premier ha partecipato ad un governo garantendo alla Confidustria la destinazione dei fondi europei principalmente ai settori forti dell’economia, si è impegnato a mantenere e migliorare i privilegi  delle classi più abbienti;  obliterare tutte le riforme e le tutele poste in essere per aiutare le classi deboli, limitare il ripristino delle regole del gioco disintegrate dalla politica liberista, riformare la giustizia in seconda battuta operando in particolare sull’istituto della prescrizione riducendo ulteriormente i tempi di prescrizione, limitare al massimo i fondi destinati al Rdc che ha scandalizzato particolarmente Confindustria e sia la partitocrazia di destra che di sinistra, modificare la normativa per limitare la tutela dei lavoratori costretti ad accettare contratti precari e sottopagati, dall’altro ha garantito che il processo di destrutturazione industriale dell’Italia continuasse a favore della Francia, Germania, Spagna e paesi dell’est entrati nell’Unione: con questo governo le classi deboli sono state rese ancora più vulnerabili, i licenziamenti avvengono con una email, Stellantis ha restituito il prestito di 6 miliardi e ha preannunciato che vuole chiudere gli stabilimenti italiani e mandare a spasso gli operai se il governo non destina finanziamenti consistenti per sovvenzionare l'auto elettrica ma non ha ricevuto alcuna risposta perché nel frattempo il governo dei “migliori” era in tutt’altre faccende affaccendato. 

Si sono creati due mondi paralleli dove uno esclude l’altro, questa gente che è attualmente al potere parla di problemi reali, di vita reale quando non sanno quello che dicono infatti non sono toccati dalla miseria, dalle umiliazioni, dalle ingiustizie perché le creano ma non le subiscono né loro né quelli a cui tengono. Siamo due categorie di cittadini che vivono come i separati sotto lo stesso tetto. Questa classe dirigente si può ben definire la “nuova nobiltà” che vive una confortevole esistenza a spese dei cittadini senza pensare che i loro lussi si traducono in povertà per “quelli che non contano”, come li ha definiti Bersani, che a quelli che non contano dovrebbe immensa gratitudine per la sua lunghissima carriera parlamentare e per i danni prodotti dai governi a cui ha partecipato.  

Voglio riportare una parte di un articolo che traccia efficacemente la situazione in cui vive una buona parte degli italiani: “(…) dall’altra vi è un popolo dove un lavoratore su quattro sputa l’anima per arrivare alla fine del mese, i salari scendono anziché salire, i diritti scolorano, i ragazzini muoiono in cantiere proprio come i lavoratori veri, e i loro amici che protestano vengono manganellati, forse dalle stesse forze dell’ordine che scortavano i fascisti ad assaltare la Cgil.

Di tutto questo, del Paese reale, del suo sangue, delle sue paure, dei salti mortali e dei calcoli al centesimo davanti agli scaffali dei supermercati, non c’è nessuna, nessunissima traccia nello spettacolo indecoroso di questi giorni. Anche le parole sono lontane, lontanissime. Da “Bisogna difendere la ripresa” (eh?) a “Non possiamo permetterci di perdere Draghi” (eh?), e giù per li rami: cose che possono sembrare assurde, e sono invece semplicemente offensive. 

Il rischio – ormai conclamato – è che si dia la colpa alla politica, così, genericamente, mentre è “quella” politica che produce danni, lutti e fantasmi. E forse bisogna ricominciare a pensare che la politica si può fare senza quelli lì, senza burattini, senza pupi e pupari, senza uomini della provvidenza che “non possiamo permetterci di perdere”. Possiamo benissimo, invece, perché forse osservando un Parlamento dove sovranisti ottusi, sedicenti “di sinistra” e liberisti assistiti dallo Stato sostengono lo stesso governo, la parola “extraparlamentare” non è più così peregrina. Ricominciare a pensare che si può fare politica con le nostre vite, il nostro impegno, i nostri bisogni, fuori di lì, mi sembra, al momento, l’unica (flebile, d’accordo) speranza.”

Questo governo doveva portarci fuori dalla pandemia, in base alle ultime decisioni, questi incoscienti dopo aver obbligato milioni di cittadini a vaccinarsi con la scusa del green pass, più o meno rafforzato, alla fine ha deciso di fargli gestire le emergenze da soli,  lasciando in balia del facile contagio le fasce fragili della popolazione: questo non è un paese per vecchi! 

Questo individuo è riuscito a conciliare e tutelare gli interessi dei partiti, della coalizione, della maggioranza, di Confindustria, della massoneria e degli Stati Uniti. 

Ma vi è un aspetto che alla maggior parte dei cittadini è sfuggita: oggi si intravede quello che era stato deciso sin dall’inizio del suo mandato: Mattarella bis in attesa di prendere il suo posto massimo alla fine della legislatura (se durerà), lo ha dimostrato ieri con i contatti riservati avuti nel pomeriggio al centro di Roma con i principali leaders politici dopo che la Casellati era stata silurata. 

Con la sua salita al Colle il premier dovrà garantire questa continuità con un rimpasto di governo che raccoglierà i peggio opportunisti e mediocri elementi manovrabili dai vari leaders di partito. Le performances di Salvini servivano a dare fumo negli occhi ai cittadini per far digerire loro il pacchetto regalo preparato da tempo.  La capacità di quest’uomo di pilotare tutti i partiti a suo piacimento mi fa rabbrividire. Questa è una storia già scritta senza la nostra partecipazione che ci viene imposta e alla quale non possiamo sfuggire, è il soddisfacimento della sua ambizione e sete di potere per questo non lo reputo adatto né a fare il premier né tantomeno a divenire la figura più rappresentativa del Paese.

Questa situazione dimostra inoltre l’assenza di una coscienza civile individuale e il coraggio di riprendere il controllo su quanto è stato indebitamente sottratto ai cittadini, questo è il trattamento riservato ai bambini “scemi”: fin quando si accettano passivamente le figure rassicuranti e “paterne” che vengono imposte dall’alto queste ci guideranno sempre dove noi non vogliamo andare.