Dopo che le fervide menti dell'Ente Parco nazionale dell'Arcipelago Toscano hanno redatto il disciplinare per definire nel dettaglio "le modalità operative per l'esecuzione degli interventi di prelievo del muflone tramite abbattimento" da attuarsi presso l'Isola del Giglio era partita la mattanza delle poche decine di esemplari presenti sull'isola.
I mufloni del Giglio, forse al massimo una trentina, va specificato, non recavano danno a nessuno. Nonostante ciò, le menti fervide dell'Ente Parco nazionale dell'Arcipelago Toscano supportate da quelle della regione avevano stabilito che, non essendo originari dell'isola, i mufloni presenti al Giglio da decenni (!!!) dovevano essere abbattuti.
Il disciplinare prevedeva inoltre che gli animali fossero destinati all'autoconsumo (sic!) dei cacciatori, o di coloro che sarebbero stati danneggiati dai mufloni, come indennizzo, o dell'Ente Parco stesso.
La notizia ha avuto risalto in Toscana e nel resto del Paese provocando - è naturale - l'ovvia indignazione di ambientalisti, animalisti e comuni cittadini.
Grazie all'indignazione suscitata, purtroppo dopo l'abbattimento di alcuni esemplari, la mattanza è stata fermata, anche grazie all'intervento di Michela Vittoria Brambilla, presidente dell'intergruppo parlamentare per i diritti degli animali, che è riuscita a far rivedere la propria decisione al presidente del Parco dell'Arcipelago Toscano, Giampiero Sammuri.