Politica

E adesso, l'Europa

È vero si poteva fare di più e meglio, ma l'accordo raggiunto nella notte del 21 luglio dai 27 in mascherina, segna un punto di svolta per l'Europa. 

Al termine di quattro giorni di negoziato serrato, il Consiglio Europeo riunito a Bruxelles approda a una bozza di intesa. L’ammontare complessivo del Recovery Fund sarà di 750 miliardi: 390 di contributi a fondo perduto e 360 miliardi di prestiti.

Conte ci ha stupito con il suo braccio di ferro contro i frugali, un estenuante negoziato durato quattro giorni, tirando Merkel e Macron verso i mediterranei. Anche il presidente Michel e David Sassoli hanno fatto la loro parte, enfatizzando per una volta il ruolo del Parlamento rispetto al Consiglio e dando voce e impulso ad un'Europa sociale e inclusiva.

Il compromesso tra mediterranei e frugali è stato raggiunto grazie anche ad nuova proposta del presidente Michel, che ha cambiato la composizione del Fondo:i sussidi/contributi a fondo perduto del Recovery Fund sono stati ridotti (dagli iniziali 500 miliardi della Commissione agli attuali 390); i prestiti vengono invece aumentati (da 250 a 360). E' stato sbloccato Il bilancio 2021-27, che fungerà da garanzia per l’emissione comune che finanzierà il Recovery Fund (sarà di 1.074 miliardi) mentre si apre la strada alla svolta degli Eurobond.

L'Italia porta a casa 209 miliardi, di cui 80 a fondo perduto. 

#Next generation UEi e il #RecoveryFund aprono una stagione diversa per l’UE, il sovranismo dei paesi frugali ha dovuto abbassare la testa di fronte ai paesi mediterranei (e a Salvini) si è aperto un varco per il quale potranno passare le forze progressiste.

Un primo step verso l'Europa politica e federalista, una sfida agli egoismi nazionali e alla umbratile governance intergovernativa.

Risorse proprie dell'Unione compaiono nell'accordo : nel testo emerso dal Consiglio europeo prende intanto la forma un contributo sulla plastica non riciclata, con un riferimento anche a Carbon Tax e Web Tax. 

E' vero, alcune parti importanti tra cui il Just Transition Fund rivolto alla conversione ecologica dei settori produttivi e il programma di ricerca HorizonEU sono state indebolite dalle dure trattative. 
Tuttavia,   queste risorse senza precedenti, un piano da 750 mld (di cui 360 di prestiti) vanno investite  nell'Europa del futuro: alla transizione ecologica e digitale, alla dimensione sociale e globale dell’EU, un GND neo-keysiano che getti le basi per una ricostruzione socio-politica dell'Europa, senza lasciare indietro nessuno. 

La pandemia ha tangibilmente dimostrato la fragilità e la permeabilità delle barriere nazionali ed anche la totale inadeguatezza dell'architettura europea a fronteggiare efficacemente un male comune. 

Dimostriamo che l'Europa siamo anche noi: come i FFF e le lotte femministe, allestiamo piazze più europee, edifichiamo partiti europei, allarghiamo la dimensione dei dibattiti oltre i ristretti confini nazionali.

Certo, la strada è lunga e il pericolo di naufragio tra i perigliosi flutti è alto, visto che mancano le fondamenta della Casa comune europea e cioè la Costituzione europea,  ma bisogna battersi per modificare i processi decisionali, democratizzando l’impianto superato dell'eurogruppo e conferendo un reale valore al Parlamento europeo.

Spenti i riflettori su Bruxelles e calato il sipario al Senato sul lungo applauso al premier, si entra nella delicata fase della governance dei fondi, dove sinora l'Italia non ha mai brillato per un sagace impiego. 
Al netto di cabine di regia e variopinte task force, auguriamoci che venga messa a punto una squadra di Governo capace di redigere un'agenda riformista, che comprenda la riforma della medicina territoriale, la ristrutturazione della scuola pubblica, la messa in sicurezza del territorio dal dissesto idrogeologico, una reale transizione ecologica che tenga presente non solo l'ambiente , ma anche il benessere animale, l'inclusione sociale e la lotta alle diseguaglianze.

(Altre Informazioni)
Autore Alessandra Fata
Categoria Politica
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