Dopo lo sbarco a Genova dei migranti sul Cigala Fulgosi, si riaccendono le polemiche sul ritardo nei soccorsi da parte della nave della Marina
Le 100 persone a bordo del pattugliatore della Marina militare Cigala Fulgosi - provenienti da Camerun, Somalia, Mali, Libia, Nigeria e Costa d'Avorio - sono sbarcate domenica mattina nel porto di Genova. Tra queste vi erano 23 minori e 17 donne, di cui alcune in stato di gravidanza.
Prima di riprendere il largo, il comandante della nave, il capitano Michele Fabiano, ha raccontato ai cronisti: «C’erano donne, anche in stato di gravidanza: una è al settimo mese. Di solito, in quelle condizioni, si preparano le valigie per l’ospedale, lei si è messa in mare. Abbiamo salvato anche tanti bambini, l’equipaggio ha giocato con loro per distrarli da quello che avevano passato».
Tutto bene, quindi? Non tanto, perché le prime dichiarazioni rilasciate da alcuni dei migranti, raccolte dopo la sbarco, hanno riacceso le polemiche sul ritardato intervento della nave militare che, in base al racconto delle Ong Sea Watch e Alarm Phone avrebbe atteso jquasi 24 ore prima di prestare soccorso alla barca in difficoltà, in attesa dell'intervento - però non avvenuto - della Guardia costiera libica.
Paolo Cremonesi, direttore del pronto soccorso Galliera e coordinatore sanitario allo sbarco ha riportato le dichiarazioni di alcuni naufraghi che avrebebro detto di esser stati due giorni in mare e di aver perso alcuni compagni di viaggio.
Se quelle persone sono annegate dopo l'avvistamento del gommone da parte del ricognitore Moonbird che collabora con Sea Watch, che è stato il primo ad avvistare l'imbarcazione, allora non potranno che riaccendersi le polemiche sul presunto ritardato intervento del Cigala Fulgosi e se questo sia stato o meno motivato da direttive provenienti da Roma.