Le votazioni nei 2000 circoli del Partito Democratico, seppure in forma provvisoria, dicono che gli iscritti vogliono confermare Matteo Renzi come loro segretario, con percentuali che superano il 60%.

Capire quali siano le motivazioni che inducano gli iscritti al PD a rinnovare la propria fiducia a Renzi è un mistero, considerando i risultati ottenuti dall'ex segretario che vanno dalla disgregazione del partito a quella dell'Italia.

Ma il Renzi attuale è diverso dal Renzi del passato! Questo è il mantra che è stato diffuso e ripetuto in tutte le salse, possibili e immaginabili, anche se non è ben chiaro in cosa consista tale diversità, eccetto che, rispetto a qualche mese fa, adesso Matteo Renzi ha diminuito la presenza su tv e giornali.

Per il resto, invece, il Renzi di oggi è del tutto simile al Renzi che abbiamo imparato a conoscere... dalle battute fino alla negazione della realtà. Ed è per questo che è incomprensibile come gli iscritti ad un partito siano così ansiosi di eleggere come loro rappresentante uno che li ha presi in giro e che continua a farlo, in maniera addirittura sfacciata.

Un esempio è dato dalla comunicazione sulla riforma del lavoro, il Jobs Act. Queste le parole di Renzi in proposito, pubblicate nella sua Enews di fine marzo: «I numeri sfatano una bugia virale di questi mesi. Il prof. Tommaso Nannicini, che sta coordinando anche il programma per la mozione, ha scritto questo contributo molto utile per fare chiarezza sui veri numeri del JobsAct

Nell'articolo di Nannicini, tra l'altro, si fa riferimento agli accordi aziendali in Ducati e Lamborghini. Secondo quanto dichiara Nannicini, questi accordi non contrastano il Jobs act, anzi... semplicemente introducono nuove procedure.

E vediamo quali sono: confronto preventivo con i sindacati prima dell'avvio di un licenziamento individuale, nessun demansionamento stabilito dall'azienda, commissioni bilaterali per l'installazione di strumenti di controllo a distanza. In pratica, si tratta di una sconfessione di alcuni punti fondamentali del Jobs Act che per il PD renziano viene liquidata come non in contrasto con le attuali norme che regolano i rapporti di lavoro... che invece sono completamente di segno opposto!

E sempre in tema di Jobs Act, ad ulteriore dimostrazione di quanto la realtà sia diversa da ciò che Renzi dice, la Cgil ha calcolato i risultati della riforma del lavoro nella sola Milano dove, dal 2015 ad oggi, sono stati spesi 1,4 miliardi di euro per creare 43.000 nuovi occupati, determinati per lo più da voucher e part time!

Un risultato tutt'altro che brillante, tanto da far affermare dalla Cgil milanese, in una nota, che per far ripartire il paese servono "innovazione, politiche attive, formazione continua e relazioni industriali orientate al miglioramento".

Nonostante ciò, chi è iscritto al Partito Democratico continua a credere alle parole di Renzi.