Cronaca

“L'ATLANTE DI FRANCESCO” di Antonio Spadaro

È stato presentato, presso la sede de “La Civiltà Cattolica” in Roma il volume di Antonio Spadaro “ L' ATLANTE DI FRANCESCO” pubblicato per i tipi di Marsilio e Universale Economica Feltrinelli.

Antonio Spadaro, gesuita, è direttore della rivista «La Civiltà Cattolica» e membro del Board of Directors della Georgetown University.

Per Marsilio ha curato La saggezza del tempo (2018), le Esortazioni apostoliche Gaudete et exsultate (2018) e Querida Amazonia (2020), l’Enciclica Fratelli tutti (2020) ed è autore di Una trama divina. Gesù in controcampo (2023).

Collabora con «la Repubblica» ed è titolare della rubrica di commento al Vangelo sul «Fatto Quotidiano». Alla presentazione erano presenti il Segretario di Stato Varicano Cardinale Pietro Parolin e il Presidente del Consiglio Italiano Giorgia Meloni.

In epigrafe il volume riporta una frase estrapolata dal discorso di Papa Francesco al Corpo diplomatico il 10 gennaio 2022: «In fondo, questo è lo scopo della diplomazia: aiutare a mettere da parte i dissapori della convivenza umana, favorire la concordia e sperimentare come, quando superiamo le sabbie mobili della conflittualità, possiamo riscoprire il senso dell’unità profonda della realtà».

L’Atlante di Francesco è un volume che tenta di districarsi tra la sconvolgente crisi globale che assume forme diverse e si esprime in conflitti, dazi, fili spinati, crisi migratorie, regimi che cadono, nuove alleanze minacciose e vie commerciali che aprono la strada a ricchezza, ma anche a tensioni.

Antonio Spadaro si spinge a costruire una mappa di queste ferite aperte e sanguinanti, peraltro – come sostiene l’autore- sempre incompleta. Difficile giudicare quale sia l’aggettivo più appropriato – e quale il meno – tra quelli che i commentatori hanno attribuito finora a papa Bergoglio e al suo ruolo nel campo della politica internazionale.

Si è parlato di Diplomazia della Misericordia perché nel 2016 Papa Francesco arrivò a citare ben tredici volte la parola Misericordia di fronte al corpo diplomatico. La Misericordia per la diplomazia vaticana, come categorie diplomatica, consiste nel “non considerare mai niente e nessuno come definitivamente perduto in diplomazia “.

Alla vigilia del Sessantesimo anniversario della Pacem in terris , il Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin ha ricordato la lettera di Giovanni XXIII al presidente russo Krŭšcëv: «Se avrete il coraggio di richiamare le navi portamissili proverete il vostro amore per il prossimo non solo per la vostra nazione, ma verso l ́intera famiglia umana. Passerete alla storia come uno dei pionieri di una rivoluzione di valori basati sull’amore. Potete sostenere di non essere religioso, ma la religione non è un insieme di precetti, bensì l ́impegno all’azione nell’amore di tutta l ́umanità che quando autentico si unisce all’amore di Dio, per cui anche se non se ne pronuncia il nome si è religiosi».

La Santa Sede sarà sempre disponibile con chi di impegna per la pace. L’idea di pace di cui la Santa Sede è portatrice non si ferma a quella che le Nazioni esprimono nel contemporaneo diritto internazionale. Essa è infatti convinta che nessuna azione avente a cuore la pace, compresa quella esercitata dalla diplomazia, può essere ragionevole e valida se, anche tacitamente, mantiene ancora dei riferimenti alla guerra.

Operare per la pace non significa solo determinare un sistema di sicurezza internazionale e magari rispettarne gli obblighi: questo non è che un primo passo, spesso obbligato, a volte imposto. È richiesto altresì di prevenire le cause che possono scatenare un conflitto bellico, come pure di rimuovere quelle situazioni che possono riaprire guerre sanguinose appena concluse, favorendo la riconciliazione tra le parti, che siano Stati, attori non statali, gruppi di insorti o altre categorie di combattenti.

La questione investe non solo responsabilità individuali o collettive, ma anche il sistema delle regole della governance mondiale. Per la Santa Sede è oggi più che mai urgente modificare il paradigma su cui si poggia l’ordinamento internazionale: non si divide il mondo tra chi è buono e chi è cattivo: nessuno è l’incarnazione del demonio. La Santa Sede dialoga con tutti. L’essere parte crea il nemico. Il Pontefice è radicalmente evangelico basti pensare alla definizione che Francesco ha dato dei terroristi definendoli “povera gente criminale”.

Ci sono due miliardi di persone che vivono in aree afflitte da conflitti e le grandi sfide del nostro tempo vanno tutte viste come globali. In primo luogo, bisogna recuperare il fatto di essere un ‘unica famiglia umana, i paesi devono pensarsi come famiglia umana.

La Santa Sede crede nel multilateralismo, concetto che, purtroppo, viene eroso di giorno in giorno mentre conflitti armati attivi oggi nel mondo hanno tutti la radice nei  temi irrisolti del nostro tempo. Francesco è convinto che la pace senza lo sviluppo integrale e senza il superamento delle ingiustizie non può essere duratura. La politica, oggi più che mai, deve avere una visione ampia. 

Autore Carlo Marino
Categoria Cronaca
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