Il criminologo: “Nella provincia di Ferrara le mafie di alleano tra loro per spartirsi il territorio e i profitti”.

Nella città estense emerge da evidenze investigative l’ipotesi di un’alleanza stretta tra i clan albanesi, nigeriani, ndrangheta e mafie pugliese per portare nel territorio tonnellate di sostanze stupefacenti. Un patto non solo di non belligeranza ma soprattutto strategico finalizzato al trasporto dall’Est Europa e dall’Albania di tonnellate di droga che proprio dalle coste albanesi arrivano in Puglia, per poi essere smistate in molte piazze di spaccio di mezza Italia, tra cui anche quella di Ferrara e provincia. Una delle spie che deve preoccupare, e non poco, la città riguarda l’aumento dei casi di overdose tornati ai livelli molto alti, mai visti in precedenza.

Ferrara è un crocevia importante per le mafie poiché fa da collegamento tra l’Emilia Romagna e il Veneto. C’è un mercato florido per le droghe naturali e per quelle sintetiche che cresce anche in relazione all’aumento della popolazione studentesca avvenuta nell’ultimo decennio nella città.  A Ferrara è in corso il processo contro il clan nigeriano dei Vikings-Arobaga che negli ultimi anni ha dettato legge con violenze, raid e aggressioni e spaccio di droga in città. Sono venti gli imputati che dovranno rispondere proprio a titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso davanti al tribunale ordinario.

A Ferrara i clan hanno organizzato un efficientissimo sistema di spaccio che comprende persino il servizio a domicilio della droga soprattutto durante il picco della pandemia tuttora in corso. Nigeriani, albanesi, calabresi e pugliesi hanno creato un sistema autosufficiente in città: produzione, traffico e spaccio.  La droga è coltivata in Albania, arriva in Puglia e poi viene smistata nella varie zone d’Italia. Nella città degli estensi non c’è solo droga. Nella provincia ferrarese c’è stata e c’è anche la camorra dei Casalesi, esperta come ben sappiamo nel traffico di rifiuti pericolosi in ambito transnazionale. Ci sono poi le infiltrazioni mafiose nell’economia e della pubblica amministrazione. Non esiste oggi settore che possa ritenersi estraneo alle infiltrazioni mafiose: edilizia, trasporti, turismo, ristorazione, appalti e sovvenzioni pubbliche, smaltimento dei rifiuti, sanità, manodopera sottocosto, prestiti.

Durante la pandemia molte imprese in crisi sono state inglobate dalle mafie non più con l’utilizzo della violenza ma con accordi fatti on i precedenti proprietari che continuano ad esser tali agendo in nome e per conto dei mafiosi. Credo che oltre alle ovvie e necessarie attività repressive occorra scuotere le coscienze dei cittadini facendo comprendere i danni cagionati al territorio dalle infiltrazioni mafiose. C’è purtroppo ancora chi oggi afferma che le mafie non esistano. I cittadini non vedendo più le mafie classiche, violente e pervasive, percepiscono il fenomeno mafioso, apparentemente silente e invisibile, come distante dalle proprie esistenze.

Alla violenza si è sostituita la corruzione. I danni di conseguenza sono impressionanti: la ‘ndrangheta ad esempio ha alterato le logiche del mercato e della libera concorrenza in molti settori economici e finanziari. La criminalità organizzata anche nella realtà ferrarese può intervenire sull’economia locale, fino ad arrivare, in alcuni casi, a “impadronirsi” di settori strategici. Il tutto fa parte di una strategia connessa alle ultime metamorfosi delle mafie che oggi sono sempre più mercatistiche, corruttrici e invisibili. 



Vincenzo Musacchio
, criminologo, giurista e associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). Ricercatore dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Nella sua carriera è stato allievo di Giuliano Vassalli, amico e collaboratore di Antonino Caponnetto, magistrato italiano conosciuto per aver guidato il Pool antimafia con Falcone e Borsellino nella seconda metà degli anni ’80.  È oggi uno dei più accreditati studiosi delle nuove mafie transnazionali, un autorevole studioso a livello internazionale di strategie di lotta al crimine organizzato. Autore di numerosi saggi e di una monografia pubblicata in cinquantaquattro Stati scritta con Franco Roberti dal titolo “La lotta alle nuove mafie combattuta a livello transnazionale”. È considerato il maggior esperto di mafia albanese e i suoi lavori di approfondimento in materia sono stati utilizzati anche da commissioni legislative a livello europeo.