Maria Elisabetta Alberti Casellati è una fedelissima di Silvio Berlusconi. Forzista della prima ora, più che la carriera privata di avvocato ha svolto quella pubblica al servizio del partito dell'ex cavaliere.

Eletta per la prima volta senatrice nel 1994 nella XII Legislatura, è stata ferma un giro nel 1996, poi è sempre stata rieletta nel 2001, 2006, 2008, 2013 e, infine, nel 2018, lasciando il CSM dove era stata eletta nel 2014 in quota Forza Italia.

È lei il nuovo presidente del Senato, sarà lei a ricoprire la seconda carica dello Stato, dopo aver ottenuto alla terza votazione 240 voti, mentre 54 sono andati al ministro Fedeli, 3 a Calderoli, 2 alla Pinotti, 2 alla Segre, 1 a Gasparri, 1 a Romani e 1 a Zanda. 14 le schede bianche e 1 nulla. 


Dopo quanto avvenuto ieri pomeriggio con la candidatura a presidente della Bernini, indicata e votata a sorpresa dalla Lega, e la rottura della coalizione, così descritta da commentatori e diretti protagonisti, nella notte si sono susseguiti incontri e vertici che sabato, dopo il ritiro dai giochi comunicato dalla stessa Bernini, hanno portato a trovare una convergenza sul nome di Maria Elisabetta Alberti Casellati, berlusconiana più berlusconiana dello stesso Berlusconi.

L'ex cavaliere continua così ad essere al centro della partita. E considerando gli interessi in gioco, non è neppure assurdo pensare che tutto quanto accaduto non sia da considerarsi che la perfetta rappresentazione di una messa in scena ben organizzata, con i rappresentanti di Forza Italia e Lega che hanno interpretato delle parti già scritte con l'intento di far eleggere una berlusconiana di ferro.

Quale sia il fine, da parte della Lega, nel servire le strategie di Berlusconi è ancora difficile da capire. Forse il partito guidato da Salvini ritiene di poter avere in tal modo l'appoggio necessario da Forza Italia per far ottenere la carica di presidente del Consiglio al proprio segretario in un governo di unità nazionale o governo del Presidente (della Repubblica) se si preferisce chiamarlo così?

Che Berlusconi farà di tutto perché questo accada è poco ma sicuro, ma è impossibile che in un governo simile Salvini possa fare il premier. Resta da vedere se la Lega si accontenterà di Salvini primo ministro (ipotesi già anticipata da molti) e se i renziani del Pd decideranno di partecipare ad un'alleanza simile, perché così facendo, va da sé, decreterebbero seduta stante la fine del Partito Democratico. Ma anche in quetso caso, potrebbe esserci una logica. Infatti, non sarebbe più il Pd di Renzi che, a sua volta, potrebbe in questo modo ripresentarsi agli elettori con una nuova formazione e con un concorrente in meno.

Dietrologie complottiste? Niente affatto. È solo l'applicazione della logica ai desiderata di politici che, mentre dicono di interessarsi al bene pubblico, fanno e disfanno piani per garantire la loro sopravvivenza politica ed un potere che dia lustro al loro smisurato ego che, ovviamente, è sempre inversamente proporzionale alle loro capacità.

 
È stata invece necessaria la quarta votazione per eleggere il 5 Stelle Roberto Fico come presidente della Camera.

La biografia politica di Fico è molto più sintetica rispetto a quella della neo presidente del Senato. Nel 2013 è stato eletto deputato nella XVII legislatura ed ha svolto il ruolo di presidente della Commissione parlamentare di vigilanza Rai.

La sua elezione, avvenuta con 422 voti su 630, va a chiudere l'accordo del dopo elezioni tra 5 Stelle e centrodestra che prevedeva l'assegnazione delle due camere a questi due schieramenti come riconoscimento della vittoria elettorale.


E adesso si comincia a fare sul serio con le consultazioni da parte di Mattarella e l'assegnazione dell'incarico esplorativo a Di Maio o Salvini.

Il presidente della Repubblica potrebbe però scegliere anche un outsider, scoprendo subito le carte per un governo a cui, in ogni caso, non potrebbero partecipare i 5 Stelle che in tal caso, alle prossime elezioni, probabilmente otterrebbero la maggioranza assoluta dei seggi... qualunque sia la legge elettorale.