Cronaca

Presentato il Primo Report sugli abusi nelle diocesi italiane: dal 2001 più di 700 i casi segnalati

Presentato dalla CEI, nella Sala Marconi di Palazzo Pio, il Primo Report sugli abusi nelle diocesi italiane. La presentazione del rapporto -  introdotta dal segretario generale della Cei, monsignor Giuseppe Baturi, dal responsabile del Servizio nazionale per la Tutela dei minori, monsignor Lorenzo Ghizzoni, insieme ad alcuni testimoni dei servizi e centri dispiegati sul territorio - è stata accompagnata con la nota riportata di seguito: 


Gli obiettivi e la metodologia della rilevazione

L’obiettivo della rilevazione è quello di verificare, nel biennio 2020-2021, lo stato dell’arte in merito all’attivazione del Servizio Diocesano o Inter-diocesano per la tutela dei minori (SDTM/SITM), del Centro di ascolto e del Servizio Regionale per la tutela dei minori (SRTM) nelle Diocesi italiane. Il presente report intende offrire uno strumento conoscitivo alla Conferenza Episcopale Italiana per implementare le azioni di tutela dei minori e delle persone vulnerabili nelle Diocesi italiane. A tale scopo, la metodologia del lavoro ha previsto la definizione e la somministrazione online di tre strumenti di rilevazione, uno destinato ai referenti diocesani per analizzare la struttura e le attività del SDTM/SITM, il secondo destinato ai referenti delle Regioni ecclesiastiche, il terzo indirizzato ai referenti dei Centri di ascolto. I dati raccolti sono stati elaborati differenziando le diverse situazioni a livello territoriale e dimensionale.


1. I Servizi Diocesani e Inter-diocesani per la tutela dei minori

I Servizi sono presenti in tutte le 226 Diocesi italiane. Le elaborazioni effettuate fanno riferimento a 158 risposte su 166 Diocesi coinvolte: 8 Servizi sono infatti a carattere Inter-diocesano. La rappresentatività statistica del campione di indagine è pari al 73,4% (166 Diocesi sulle 226 totali in Italia e, ad oggi, sono in corso ulteriori accorpamenti).

  • La distribuzione geografica del campione evidenzia una relativa omogeneità nella presenza di Diocesi collocate nelle diverse aree del nostro Paese (seppure al Centro Italia corrisponda una percentuale di poco inferiore a quella di Sud e Nord). Dal punto di vista dimensionale, le Diocesi del campione sono soprattutto di medie dimensioni (tra 100 e 250mila abitanti), seguite dalle Diocesi di grandi (oltre 250mila) e piccole dimensioni (fino a 100mila).

  • Ad avere l’incarico di referente nella maggior parte dei casi è un sacerdote (51,3%), seguito da laico o laica (42,4%) e solo raramente un religioso o una religiosa (6,3%).

  • Le Diocesi di piccole dimensioni invece si distinguono in quanto a ricoprire il ruolo di referente, in oltre la metà dei casi, è un laico/a (56, 0%), mentre negli altri casi un sacerdote.

  • Il 77,2% delle Diocesi censite ha una équipe di esperti a sostegno del SDTM.

  • Le principali attività svolte dal SDTM consistono in incontri e corsi formativi.

  • Il numero di incontri formativi proposti nel biennio in esame (2020-2021) è cresciuto notevolmente, passando dai 272 incontri del 2020 ai 428 del 2021.

  • Il numero di partecipanti conferma il trend di crescita: da 7.706 nel 2020 a 12.211 nel 2021, con l’aumento più alto per gli operatori pastorali, passati da 3.268 a 5.760.

  • Le relazioni tra SDTM e altri organismi ecclesiali, quali Ordinari religiosi e Superiori di istituti femminili, risultano scarse: solo il 4,7% dichiara di aver promosso iniziative comuni.

  • Anche le iniziative o le collaborazioni con altri enti, associazioni, istituzioni non ecclesiali, risultano limitate (12,2%); solo nell’11,4% dei casi il SDTM partecipa a tavoli istituzionali civili.

  • Gli Uffici diocesani con i quali sono state avviate collaborazioni sono soprattutto l’Ufficio per la pastorale giovanile (53,3%), l’Ufficio per la pastorale familiare (47,4%), l’Ufficio scuola (35,6%).

  • La maggior parte delle Diocesi ha attivato un Centro di ascolto (70,8%), in particolare nelle Diocesi di grandi dimensioni (84,8%).

  • Le modalità con cui vengono pubblicizzate le attività del SDTM si avvalgono soprattutto del sito web (67,7%), in secondo luogo si utilizzano presentazioni o comunicazioni ordinarie alla stampa (42,4%).

  • I referenti dei SDTM sono stati chiamati a fornire un parere in merito ai punti di forza e di debolezza del sistema sinora costituito a livello diocesano. Tra i punti di forza vengono indicati in via prioritaria la sensibilità di educatori e catechisti nei confronti del tema degli abusi sui minori (il punteggio medio da 1 a 10 è 7,3) e la gestione delle relazioni con gli Uffici pastorali diocesani (7,1), con il Seminario
    diocesano (6,5) e con educatori e catechisti (6,4).

  • I punti negativi risultano invece: la capacità di gestire relazioni con Istituti e Congregazioni religiose (5,1), con le associazioni non ecclesiali (4,9), con gli enti locali (4,8); infine, il giudizio più negativo è riservato all’attività di comunicazione realizzata sui media locali (4,1) circa le iniziative proposte dai Servizi.


2. I Centri di ascolto

Sono stati rilevati dati relativi a 90 Centri di ascolto: di questi 21 attivati nel 2019 o prima, 30 nel 2020, 29 nel 2021 e 10 nel 2022. L’attivazione dei Centri di ascolto è strettamente correlata alla dimensione delle Diocesi, con 38 Centri costituiti in Diocesi di grandi dimensioni o Diocesi che si sono aggregate.

  • La sede del Centro di ascolto differisce dalla sede della Curia diocesana nel 74,4% dei casi.

  • Il responsabile del Centro, in oltre due terzi dei casi, è un laico o una laica (77,8%). Meno frequente è la scelta di un sacerdote (15,5%), oppure un religioso o una religiosa (6,7%). Tra i laici prevalgono nettamente le donne, che quindi rappresentano i due terzi dei responsabili.

  • Nella maggior parte dei casi (83,3%), i Centri di ascolto sono supportati da una équipe di esperti.

  • Nel biennio in esame il totale dei contatti registrati da 30 Centri di ascolto è stato pari a 86, di cui 38 contatti nel 2020 e 48 nel 2021.

  • Il genere delle persone che hanno contattato il Centro rivela una maggiore rappresentazione delle donne (54,7%).

  •  I contatti sono avvenuti principalmente via telefono (55,2%) o, in misura inferiore, tramite corrispondenza online (28,1%).

  • Il motivo del contatto è rappresentato dalla volontà di segnalare il fatto all’Autorità ecclesiastica (53,1%), dalla richiesta di informazioni (20,8%), da una consulenza specialistica (15,6%).

  • I casi segnalati, anche per fatti riferiti al passato, riguardano 89 persone, di cui 61 nella fascia di età 10-18 anni, 16 over 18 anni (adulto vulnerabile) e 12 under 10 anni.

  • Circa la tipologia dei casi segnalati, è emersa la prevalenza di “comportamenti e linguaggi inappropriati” (24), seguiti da “toccamenti” (21); “molestie sessuali” (13); “rapporti sessuali” (9); “esibizione di pornografia” (4); “adescamento online” (3); “atti di esibizionismo” (2).

  • Le segnalazioni fanno riferimento a casi recenti e/o attuali (52,8%) e a casi del passato (47,2%).

  • Il profilo dei 68 presunti autori di reato evidenzia soggetti di età compresa tra i 40 e i 60 anni all’epoca dei fatti, in oltre la metà dei casi. Il ruolo ecclesiale ricoperto al momento dei fatti è quello di chierici (30), a seguire di laici (23), infine di religiosi (15). Tra i laici emergono i ruoli di insegnante di religione; sagrestano; animatore di oratorio o grest; catechista; responsabile di associazione.

  • Il contesto nel quale i presunti reati sono avvenuti è quasi esclusivamente un luogo fisico (94,4%), in prevalenza in ambito parrocchiale (33,3%) o nella sede di un movimento o di una associazione (21,4%) o in una casa di formazione o seminario (11,9%).

  • A seguito della trasmissione della segnalazione all’Autorità ecclesiastica da parte dei Centri di ascolto, tra le azioni poste in essere sono risultati prevalenti i “provvedimenti disciplinari”, seguiti da “indagine previa” e “trasmissione al Dicastero per la Dottrina della Fede”.

  • Tra le azioni di accompagnamento delle presunte vittime, i Centri forniscono informazioni e aggiornamenti sull’iter della pratica (43,9%), organizzano incontri con l’Ordinario (24,6%), offrono un percorso di sostegno psicoterapeutico (14,0%) e di accompagnamento spirituale (12,3%).

  • Ai presunti autori degli abusi vengono proposti percorsi di riparazione, responsabilizzazione e conversione, compresi l’inserimento in “comunità di accoglienza specializzata” (un terzo dei casi rilevati) e percorsi di “accompagnamento psicoterapeutico” (circa un quarto dei casi).


3. I Servizi regionali per la tutela dei minori

I Servizi regionali (SRTM) attivati sono 16 e comprendono la totalità delle Regioni ecclesiastiche (le Regioni politiche Piemonte e Valle D’Aosta; Abruzzo e Molise; Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia costituiscono rispettivamente la Conferenza Episcopale Piemontese, la Conferenza Episcopale Abruzzese-Molisana e la Conferenza Episcopale Triveneta).

Rappresentano il luogo di coordinamento tra i Servizi diocesani e organizzano iniziative di formazione dei membri degli stessi Servizi. Le attività del SRTM sono state quasi esclusivamente iniziative di carattere formativo, con 36 incontri nel 2020 e 62 nel 2021 (per un totale di 98 incontri con 2.746 partecipanti).

Nella presentazione, monsignor Baturi, ha commentato il dato relativo ai 613 fascicoli contenenti denunce di abusi arrivati alla ex Congregazione per la Dottrina della Fede dalle diocesi italiane, spiegando che verrà svolta "una indagine in collaborazione con il Dicastero per un esame qualitativo e quantitativo del fenomeno emerso in sede istituzionale in Italia negli ultimi venti anni.  Dalle notizie che abbiamo raccolto sono più di 600 i fascicoli, ma serve un esame per comprendere quante e quali siano le vittime, in che contesto vivono, chi sono i responsabili, i loro profili, la nostra capacità di reagire alle denunce. Tutto sarò oggetto di ricerca su casi reali e ci vorrà tempo, ma la CEI sarà supportata da centri indipendenti".

Per monsignor Ghizzoni non c'è da parte della Chiesa nessuna volontà di nascondere quanto sia accaduto: "È ora che i panni sporchi non si lavino più in famiglia. Questo è un segno di volontà di mettere a sistema metodi nuovi e sinergici, con una predisposizione di azioni, anche nuove, per favorire una lettura globale della pedofilia nella Chiesa, un cancro nella Chiesa". "La Cei non ha competenze giudiziarie, ma questo è un segno di volontà di mettere a sistema metodi nuovi e sinergici". "Dall’inizio del 2019, grazie al Consiglio permanente è stata fatta nascere una rete. Non ci aspettavamo che in un anno e mezzo diocesi ci rispondessero. Ognuna ha segnalato un referente diocesano per il Servizio di tutela dei minori. Il numero è di 158 su 166"."Il vero cambiamento, come Chiesa, è avvenuto proprio quando noi abbiamo cominciato a metterci nei panni delle vittime. Abbiamo condiviso il loro dolore e le loro ferite, e il cominciare a tener conto di questo fattore, più che degli altri, ha fatto sì che cominciassimo seriamente a cambiare stile. Questo è avvenuto anche a livello sociale e culturale… C’è una presa di coscienza specifica del problema degli abusi, ma non è ancora abbastanza. La dignità di una persona vale di più di un mondo intero". "La Chiesa italiana, con questo Report, si impegna a valutare i casi, per una reazione adeguata che coinvolga tutti i soggetti della società italiana per un problema che è di tutti e deve vedere maggiore coinvolgimento e sinergia".

Quanto alla questione risarcimenti, Baturi ha dichiarato: "In sede ecclesiale è un tema che noi abbiamo esaminato a livello normativo e generale, il Motu proprio Vos estis lux mundi prevede sostegni. Ma non abbiamo articolato forme più precise di aiuto, il tema dei risarcimento è connesso a procedimenti civili". 

Autore Angelo Zanotti
Categoria Cronaca
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