Crisi di governo e taglio dei parlamentari
Noi, a differenza di quanto fingono di fare molti altri, non ci stupiamo che per il Governo siano arrivati i titoli di coda.
Né ci stupisce che tra gli ex alleati adesso volino gli stracci.
Si sa, è un classico tante volte visto e che tante altre volte vedremo.
Finito il tempo dell’amorosità, adesso bisogna pensare alle elezioni, bisogna pensare a vincerle e allora vai col fango, col sospetto, con la calunnia.
E’ sempre lo stesso copione, quali che siano gli attori in scena.
Quindi nessuna meraviglia, non da parte nostra, almeno.
Invece una certa apprensione c’è per quello che si vede prospettare all’orizzonte.
Il tentativo di mettere in piedi un Governo parlamentare che assolva “determinati compiti”, prima di andare alle elezioni, è qualcosa che turba i nostri pensieri.
S’immagina, infatti, che finita, e anche tristemente come nel nostro caso, un’esperienza di Governo, si pensi immediatamente al ricorso alle urne per ridare al popolo la possibilità di eleggere nuove Camere e con esse un nuovo Esecutivo.
Così è in ogni parte del mondo, così dovrebbe essere anche in Italia.
Invece da più parti si ventila la possibilità di formare un governo diverso da quello che ha avuto la maggioranza degli italiani,prospettandocelo come una necessità ineludibile.
Non riusciamo a comprendere!
La necessità paventata sarebbe quella del taglio di 345 parlamentari, panacea, secondo Di Maio, cui si aggiunge il piddino Renzi, di ogni male della nostra Nazione.
Questa del taglio dei parlamentari, diciamolo subito, è una castroneria grande quanto un palazzo, anzi di più.
Una delle solite trovate di politici in difficoltà, che, per accattivarsi la simpatia di elettori sprovveduti e disposti a credere a qualsiasi cretineria loro propinata, provano a lanciare, come un polverone, nel dibattito politico.
Sono sicuri, questi politici sfigati, che ci sarà sempre qualcuno disposto a credere alla favoletta che il taglio dei parlamentari produrrà un risparmio, favorirà il rientro del debito pubblico, sarà il volano del rilancio dell’economia.
Noi ovviamente siamo contrari, assolutamente contrari, al taglio dei parlamentari.
Cercheremo di spiegare, di seguito, il perché di questa nostra posizione.
Lo faremo in modo semplice, con un esempio che sia comprensibile a tutti, perché nessuno abbia a dire, poi, di non sapere, di non aver capito.
Il problema più grande che attanaglia l’Italia è la mancanza di partecipazione del popolo alla vita politica della Nazione.
Da questa mancanza di partecipazione discendono, a cascata, tutti gli altri problemi.
Loscollamento tra società civile e la politica è la condizione che genera tutti i mali della nostra società. Mancanza di partecipazione alla fase di formazione; deficit di controllo sull’operato della classe politica; eccessivo spazio a minoranze estreme che, col sistema delle finestre di Overton, condizionano i nostri orientamenti sociali, sono elementi dati solo per la mancanza di partecipazione della stragrande maggioranza della popolazione alla vita politica della Nazione.
Di fatto il potere è nelle mani di una Casta che lo gestisce a suo piacimento e, spesso, in ossequio ad interessi antinazionali.
Cosa comporterebbe, in questo scenario, il taglio dei parlamentari prospettato da duo Di Maio-Renzi?
Comporterebbe di sicuro una riduzione della partecipazione alla vita politica; ridurrebbe fortemente la rappresentatività; subirebbe un drastico taglio l’interazione tra politica e territorio.
Tutto ciò porterebbe, inevitabilmente, a una maggiore disaffezione del popolo verso la politica. I rischi sarebbero enormi.
Si dice, lo dice l’ineffabile duo Di Maio-Renzi, che ciò sia necessario per tagliare le spese e ridurre i privilegi. Balle!
Serve solo a restringere ancora di più la Casta, per avere un élite ancora più élite.
E adesso ci spieghiamo.
Poniamo, solo per un attimo, che si voglia perseguire davvero la strada del risparmio, e per farlo si ritenga di dover tagliare 345 parlamentari.
La strada da seguire sarebbe questa che rappresentiamo di seguito a modo di esempio.
Useremo numeri semplici per il motivo che abbiamo spiegato prima: tutti devono comprendere.
Immaginiamo di avere 100 parlamentari che abbiano un costo di 1000€ ciascuno, avremmo una spesa di 100.000€, dicono la coppia Di Maio-Renzi: se tagliano la metà dei parlamentari, passando da 100 a 50 avremo una spesa anch’essa ridotta della metà, quindi 50.000€.
Vero, verissimo.
Ma così facendo cosa abbiamo ottenuto? Abbiamo dimezzato la spesa, ma abbiamo anche dimezzato la rappresentatività e quindi, di fatto, la partecipazione popolare alla politica.
Perché, dopo che per anni ci hanno inculcato, con ogni sistema, che il parlamentare è strettamente legato al territorio, risulta difficile credere che un elettore che non ha più il diretto contatto con l’eleggibile vada a votare. Non lo fa adesso figuriamoci dopo.
Quello prospettato dall’ineffabile duo è solo un modo per ottenere un maggiore controllo sui parlamentari; preservando la casta, anzi rafforzandola.
Cosa proponiamo noi del MSFT?
Noi che veramente vogliamo tagliare le spese affermiamo che non il numero dei parlamentari va dimezzato, ma i costi ed i privilegi di ogni parlamentare. E ritorniamo all’esempio.
Invece di 100 parlamentari che costino 1000€ per una spesa di 100.000€, noi diciamo che si mantengano i 100 parlamentari e che si dimezzino i costi (stipendi e benefit vari) passando da 1.000 a 500€, con una spesa totale di 50.000€.
Così facendo avremmo sempre 100 parlamentari, quindi garantita la maggiore rappresentatività e la corrispondenza col territorio, e avremmo ottenuto il risparmio che c’eravamo prefissi.
Mettiamoci in testa che quello che va eliminato è il surplus dato da stipendi eccessivi e prebende varie che non hanno motivo d’essere.
Non è la rappresentanza che va ridotta, anzi, questa, va garantita e tutelata.
Con buona pace dell’ineffabile duo Di Maio-Renzi.
Mario Settineri
Segreteria Nazionale MSFT