Rispetto a qualche anno fa, causa progressi nella ricerca e nella cura della malattia, abbinati ad una cattiva informazione, per buona parte dell'opinione pubblica il problema AIDS sembra risolto o in via di risoluzione. Ma non è così. E questo riguarda non solo il mondo degli adulti, ma anche quello dei bambini e degli adolescenti!

Nel 2016, ci informa l'Unicef, nel mondo 120.000 bambini sotto i 14 anni sono morti per cause legate all’AIDS e ogni ora 18 bambini sono colpiti da HIV. Se le attuali tendenze continueranno, nel 2030 saranno 3,5 milioni i nuovi casi di adolescenti colpiti da HIV.

Per tale motivo, il dott. Chewe Luo, responsabile dell’UNICEF per l’HIV, ha definito «inaccettabile che continuiamo a vedere così tanti bambini morire di AIDS e che facciamo così pochi progressi per proteggere gli adolescenti da nuove infezioni da HIV. La diffusione dell’AIDS non è finita; continua a essere una minaccia per le vite dei bambini e dei giovani. Si può e si deve fare di più per prevenirla.»

Progressi nella lotta all’AIDS sono stati compiuti soprattutto nella prevenzione della trasmissione dell’HIV madre-figlio. Così, dal 2000 si sono evitati circa 2 milioni di nuovi casi di HIV fra i bambini. Tuttavia, l’UNICEF avverte che questi progressi non devono portare a un atteggiamento di indifferenza, visto che lo Statistical Update sottolinea che i bambini con 4 anni o meno con HIV affrontano un maggiore rischio di morte legata all’AIDS rispetto agli altri gruppi di età.

Inoltre, i progressi compiuti per prevenire nuovi casi di HIV fra gli adolescenti e migliorare il controllo e la cura fra gli adolescenti sono stati inaccettabilmente lenti. Solo nel 2016, 55.000 adolescenti (di 10-19 anni) sono morti per cause legate all’AIDS, il 91% dei quali in Africa subsahariana. I dati rivelano inoltre una disparità di genere preoccupante: per ogni cinque maschi adolescenti che convivono con l’HIV sono sette le ragazze della stessa età.

Per rafforzare i risultati raggiunti nei decenni passati, queste le proposte dell'Unicef:

Investire e utilizzare innovazioni emergenti come i test per l’autodiagnosi dell’HIV, le profilassi pre-esposizione e i nuovi farmaci pediatrici.

Aumentare la risposta per i bambini ampliando i programmi di cura e investire in nuove tecnologie per la diagnosi nei luoghi di cura.

Rafforzare la capacità dei governi di raccolta di dati per il controllo e la cura, che siano completi e disaggregati, soprattutto sugli adolescenti, per aiutare a fornire informazioni per la programmazione.

Rendere prioritari gli interventi per le ragazze adolescenti in Africa subsahariana.

 

PS. La foto è di Karin Schermbrucker e mostra un piccolo paziente, nel Katanga, che soffre di malnutrizione e HIV.