Domenica 27 dicembre il giornalista siriano Naji al-Jerf è stato ucciso dall'organizzazione terroristica dello Stato Islamico in una strada di Gaziantep, città della Turchia sudorientale. Jerf apparteneva all'associazione "Raqqa è Massacrata in Silenzio", che documenta i crimini dell'ISIS a Raqqa e nelle altre città siriane e, recentemente, ha realizzato un film che mostra le crudeltà dei jihadisti ad Aleppo. Jerf è il terzo oppositore dell'ISIS ad essere ucciso dai jihadisti in Turchia. Alla fine di ottobre, nella città di Sanliurfa, esponenti dello Stato Islamico avevano decapitato i giornalisti siriani Abdul Kadir e Fares Hamadi e avevano pubblicato su Internet le foto dei loro corpi, come ammonimento. Le autorità turche, fino ad oggi, non hanno fatto nessun progresso nelle indagini. Il governo turco si impegna attivamnente, invece, contro i curdi della regione sudorientale del Paese, i quali rivendicano la loro autonomia da Ankara. Soltanto nelle scorse due settimane, sono morte almeno duecento persone nelle schermaglie verificatesi in quell'area. Secondo le ricostruzioni del governo turco, si tratterebbe di combattenti curdi del PKK, ma testimoni oculari parlano di molte vittime civili. Gli scontri sono concentrati soprattutto nella città di Cizre, occupata da settimane dall'esercito. Proprio lì, nel fine settimana, sono stati uccisi un uomo e la figlioletta di 3 mesi. Secondo la famiglia i colpi sarebbero partiti dall'ospedale pubblico di Cizre, controllato dalle forze di sicurezza turche. Sempre a Cizre, domenica l'esplosione di una bomba ha ucciso tre soldati turchi. I militari ritengono responsabile il PKK. Molti in Turchia pensano che l'impegno di Erdogan nella lotta contro i curdi e la loro richiesta di autodeterminazione abbia l'effetto di consentire all'ISIS di agire liberamente nella zona sudorientale del Paese.