“Siamo costretti a bollire l’erba dei campi e a bere l’acqua di cottura per curarci dalle varie malattie che ci vengono per il duro lavoro che facciamo e per la vita disumana che viviamo”, dice Rita, una mamma di 2 bimbi e una bracciante, che da più di 13 anni lavora nei campi vivendo in una baracca senza acqua, senza elettricità e senza bagno.

Così la Lega Braccianti aveva annunciato lo sciopero del 18 maggio che si è concretizzato in una manifestazione di protesta per le vie di Roma che si è conclusa di fronte alla Camera.

A guidare la manifestazione Aboubakar Soumahoro, che così si è rivolto al "Palazzo":

La protesta degli "invisibili", perlopiù gli sfruttati della filiera agricola, è stata organizzata per chiedere al Governo e alla Politica in generale di dire con chiarezza al Paese da che parte stiano: con le lavoratrici e i lavoratori braccianti o con i caporali e i Giganti del Cibo?

Queste le richieste dei braccianti:

  1. Riformare radicalmente la filiera agroalimentare, con l'introduzione della Patente del cibo, per poter porre fine allo strapotere dei Giganti del Cibo e per contrastare in modo efficiente ogni forma di sfruttamento e di caporalato (compreso quello dei colletti bianchi) alfine di garantire un Cibo eticamente sano a tutte e a tutti;
  2. Ottenere uguale lavoro e uguale salario;
  3. Rilasciare un permesso di soggiorno per motivi di salute, convertibile in lavoro, per fare emergere tutti gli esseri umani costretti nell’invisibilità;
  4. Garantire una equa distribuzione dei finanziamenti europei della Politica Agricola Comune (PAC) con condizionalità vincolate al rispetto dei diritti socio-lavorativi;
  5. Prevedere l’accesso ai vaccini per tutte le persone invisibili colpite dalla disuguaglianza vaccinale;
  6. Sostenere con un reddito tutte le persone invisibili e abbandonate dal Decreto Sostegno del Governo Draghi.


E la politica?