Concluso anche il secondo giro di consultazioni, la presidente del Senato ritornerà oggi al Quirinale per riferire sugli incontri avuti.

Dovrebbe confermare al Capo dello Stato che, a suo giudizio, dopo l’alternarsi schizofrenico di proposte, dichiarazioni e smentite, le posizioni di M5S, FI, Lega e FdI, restano lontane ed inconciliabili e non lasciano intravedere, al momento, margini per un accordo che porti alla formazione di un governo.

La palla ritorna dunque al presidente Mattarella che, durante il week end, avrà modo di riflettere su quale dovrà essere la prossima mossa per tentare di uscire dallo stallo che dura ormai da 47 giorni.

In questo lento trascorrere di giorni alla ricerca di possibili vie di uscita è proseguito lo stucchevole blaterare di commentatori, conduttori radiofonici e televisivi, arrovellati nell’ipotizzare quali potessero essere le eventuali coalizioni di governo ma, soprattutto, a chi il Capo dello Stato potesse affidare l’incarico di formare il governo.

In verità loro non hanno fatto altro che riecheggiare le ancora più stucchevoli e deprimenti dissertazioni che da settimane alimentano il dibattito politico.

Grande assente nel confronto tra gli esponenti delle forze politiche l’attenzione per i bisogni dei cittadini e le urgenze del Paese.

I partiti sono avvolti su sé stessi nel gretto tentativo di difendere posizioni acquisite o di accampare pretese per improponibili attribuzioni.

Eppure il messaggio, forte e chiaro, che gli elettori hanno recapitato alla politica con il voto del 4 marzo esprimeva una marcata ed ineludibile richiesta di un cambiamento radicale che, finalmente,  ponesse in primo piano i cittadini.

Per tutta risposta gli esponenti politici non sono stati capaci di proporre altro che la genericità e la ciarlataneria dei loro slogan triti e ritriti: lotta alla disoccupazione, meno tasse, più welfare, contrasto alla povertà, più sicurezza, etc. etc.

Nessun programma realistico, nessuna proposta precisa da cui partire per valutare con chi sia possibile dar vita ad un governo di cambiamento che affronti le impellenze del Paese.

Solo ieri, dopo il secondo incontro con la presidente del Senato, sembrava che Salvini fosse finalmente disponibile a sedersi al tavolo con Di Maio per definire e sottoscrivere un programma di governo che definisse capitoli e priorità dei provvedimenti necessari per dare risposte concrete alle attese degli italiani (NdR: erano giorni che Di Maio ribadiva la sua proposta di un “contratto di governo alla tedesca”).

Nel giro di qualche ora, però, è apparso chiaro che la disponibilità di Salvini racchiudeva di fatto una trappola per il M5S.

Salvini, infatti, intorno al tavolo per concordare il programma di governo intendeva far accomodare oltre alla Lega ed al M5S anche FI e FdI che, dunque, avrebbero partecipato così anche alla formazione dell’esecutivo.

Di Maio ha subito respinto al mittente tale ipotesi, e non poteva fare diversamente.

Innanzitutto perché fin dai suoi esordi il M5S ha combattuto il berlusconismo in ogni sua espressione.

Ma soprattutto perché la sola idea di formare un esecutivo con FI e Berlusconi, che a più riprese hanno governato il Paese negli ultimi 24 anni, avrebbe voluto dire farsi beffe dei milioni di elettori che a gran voce hanno richiesto un cambiamento radicale.

(NdR: nella stessa giornata di ieri, tra l’altro, l’istituto EMG ha resi noti i risultati di un sondaggio condotto su un campione di 2.000 cittadini che alla domanda “Quanto lei è d’accordo con Di Battista del M5S che ha definito Berlusconi ‘il male assoluto’”, hanno risposto “molto” il 50,6%, “abbastanza” il 28,1%, “poco” il 10,6%, “per nulla” il 2,1%, “non so” l’8,7%)

Ma per chiudere questa nuova inconcludente giornata mancava ancora un tassello.

Salvini, infatti, visto smascherato il suo ennesimo bluff ha sclerato e, ignorando le prerogative del Capo dello Stato, ha dichiarato: “O in poche ore se ne esce o ci provo io ad andare al governo. E se va male si va a votare”.

Ancora una giornata amara per il presidente Mattarella!