Sono un centinaio i dipendenti di Rosatom, l'azienda pubblica che gestisce le centrali nucleari della Russia, che hanno lasciato la centrale nucleare nell'oblast di Zaporizhzhia, situata nella città di Enerhodar, nella parte meridionale della regione che i russi hanno occupato il 4 marzo del 2022, poco dopo l'inizio dell'invasione.

Questo è quanto ha dichiarato oggi, domenica 2 luglio, il sindaco della città, Dmytro Orlov, che ha aggiunto che ad abbandonare il loro posto alla centrale sono stati anche parte dei collaboratori ucraini che erano diventati dipendenti Rosatom. Non solo, a dire del sindaco, costoro sarebbero pure andati via da Enerhodar.

Sono 6mila gli ex dipendenti ucraini dell'impianto che non vi possono lavorare perché si sono rifiutati di farsi assumere da Rosatom. A loro, però, gli occupanti non permettono di lasciare la città.

La notizia arriva dopo quanto detto in più occasioni dalle autorità ucraine, secondo cui Mosca avrebbe intenzione di pianificare un attacco terroristico alla centrale. In effetti avevano annunciato la stessa cosa per quanto riguarda la diga sul Dnipro, poco più a sud ... e la diga è stata fatta saltare in aria, insieme alla centrale idroelettrica costruita a ridosso.

Inoltre, sempre il sindaco Orlov, ha ricordato che a Enerhodar e nelle sue vicinanze non esistono rifugi dove le persone possano recarsi in caso di un incidente alla centrale nucleare, che tra l'altro è la più grande d'Europa. "Gli occupanti stanno usando la centrale per ricattare il mondo intero", ha poi aggiunto.

Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, lo scorso 22 giugno aveva dichiarato che, in base ai rapporti dei servizi di intelligence, la Russia sta pianificando un attacco terroristico alla centrale nucleare di Zaporizhzhia.