La COP26 non sembra interessare ai possibili futuri premier italiani che, tutti o quasi, sulle proprie pagine social dell'evento finora non ne hanno parlato, ignorando persino che si stia svolgendo. Eppure il fattore ambientale dovrebbe essere la guida delle politiche di sviluppo del nostro Paese negli anni a venire.
Si può parlare di tasse, di pensioni, di migranti... di quello che si vuole, ma tutto - in base a quanto dicono gli esperti, non io - in futuro sarà legato al clima. Tanto per fare un esempio, tra pochi anni oltre al fenomeno dei migranti causati da guerre e da crisi economiche, inizierà anche quello legato alle crisi ambientali. Ma i sovranisti, che di migranti parlano ogni giorno, di COP26 non fanno menzione.
Ma anche alla stessa COP26 sono collegate delle curiosità che fanno ritenere che gli allarmismi sul clima non saranno poi recepiti di fatto nelle decisioni politiche di molti Paesi.
Infatti gli attivisti di Global Witness, spulciando l'elenco dei partecipanti alla COP26 pubblicato dalle Nazioni Unite, hanno scoperto che sono ben 503 le persone accreditate collegate o collegabili ad aziende e organizzazioni che supportano i combustibili fossili, in partica dei lobbisti che lavorano a supporto delle industrie di estrazione e distribuzione di petrolio e gas.
E a proposito di lobbisti, in Italia abbiamo persino un senatore che, in evidente conflitto d'interessi, lavora per il fondo sovrano saudita - che vive dell'estrazione di combustibili fossili - e che, ovviamente, di COP26 adesso non parla. Lo fece a dicembre 2020:
"Come guidare il processo di COP26 che Biden ha affidato a Kerry mentre noi in Italia abbiamo uno spezzatino di competenze tra Ambiente, Farnesina e Chigi? Eppure tocca a noi guidare la COP26 quest’anno. Ricordo ciò che ha fatto Hollande quando ospitò i leader a Parigi nel 2015: noi come ci stiamo preparando? La grande sfida dell’idrogeno, la piantumazione di nuovi alberi, la lotta al dissesto idrogeologico, le nuove tecnologie a servizio della sostenibilità: su questo ci trovi appassionati e pronti alla discussione".
A quel tempo il senatore Renzi doveva far cadere il governo guidato da Conte e qualunque argomento era primario per raggiungere lo scopo. Una volta ottenuto, il senatore Renzi ha ripreso la propria attività di lobbista e di ambiente non ne parla perché il principe bin Salman potrebbe trovare sconveniente la sua presenza nel board della Future Investment Initiative.
Naturalmente, i politici italiani, alla prossima calamità naturale che inevitabilmente interesserà il nostro Paese, diranno che il cambiamento climatico è un problema ineluttabile a cui non possiamo sottrarci, salvo poi accantonarlo il giorno successivo.
E negli altri Paesi la situazione, probabilmente, non è molto diversa da quella italiana. Per questo la COP26 si concluderà, ben che vada, con il solito elenco di buone intenzioni che, però, concretamente non avranno uno sbocco pratico reale, mentre i costi in danni e decessi provocati da inondazioni, frane, uragani e quant'altro sono già concretamente evidenti adesso e lo saranno ancora di più nel futuro... prossimo.