La Ue si dichiara ottimista sul Pnrr italiano
"Sono ottimista sul Pnrr e la Ue apprezza la buonissima volontà del governo italiano" con queste parole a Cernobbio ieri il commissario all'economia Gentiloni ha forse interrotto le polemiche sorte in questi giorni in Italia sui ritardi e i rischi di perdere la terza tranche dei soldi previsti nel piano Pnrr.
Evidentemente il fine lavorio diplomatico, in questi delicati giorni, del ministro Raffaele Fitto ( ha incontrato nei giorni scorsi proprio Gentiloni ed evidentemente questo incontro ha rassicurato il commissario), che in Europa ha ottimi e consolidati rapporti (ed anche per questo la premier ha affidato proprio a lui forse uno dei compiti più delicati per il suo governo, la gestione dei fondi del Pnrr).
«C’è un margine certamente - ha spiegato a margine del forum Ambrosetti a Cernobbio - Abbiamo già approvato la revisione di piani per tre Paesi, Lussemburgo Germania e Finlandia. Naturalmente si trattava di piani in relazione all’economia di questi Paesi meno importanti di quanto possa essere quello dell’Italia, della Spagna, della Romania e Portogallo, Paesi in cui il piano è molto importante. Quando arriveranno le proposte di emendamento da parte italiana la Commissione è pronta ad esaminarle con il massimo di collaborazione e di flessibilità».
Insomma non c’è alcun pressing della Ue e soprattutto non c’è alcun atteggiamento ostile da parte di Bruxelles. Insomma Gentiloni, esponente del Pd, evidentemente non si presta alla polemica dell'opposizione, che pur di guadagnare qualche punto di consenso, come al solito, è disposta a tutto, anche di andare contro il proprio paese in Europa.
Certamente queste parole del commissario Gentiloni avranno fatto piacere alla Meloni e al suo ministro degli affari europei, Raffaele Fitto, che ha dovuto subire critiche assolutamente immeritate ed ingenerose, in questi giorni, per ritardi o difficoltà che certo non possono dipendere da lui, ma che anzi lui sta provando a risolvere anche ammettendo con grande onestà che alcune opere sono da ritenersi irrealizzabili.
E questo in un paese come il nostro, in cui i politici sempre cercano di nascondere sotto il tappeto magagne e problemi, la sua ammissione è stata certamente degna di nota e segno di grande responsabilità.
"Stiamo lavorando di concerto con la Commissione europea, altri paesi hanno avuto sulla verifica del raggiungimento degli obiettivi delle proroghe concordate di uno o due mesi. Noi siamo al governo da quattro mesi e non da quattro anni, non lo dico per fare polemica. Dobbiamo dire le cose come stanno" ha detto due giorni fa davanti alla Corte dei Conti, che lamentava i rischi di eccessivi ritardi sulle opere previste dal piano.
Insomma le difficoltà ci sono e derivano sia da alcune difficoltà contingenti determinate dal cambiamento oggettivo di scenario macroeconomico, rispetto a quello di tre anni fa, condizioni con cui, infatti, stanno facendo i conti un po' tutti i paesi (nessuno lo dice ma quasi tutti i paesi, tranne forse la Spagna, sono in ritardo come e più del nostro paese sui loro piani). Il nostro paese poi paga le sue ataviche e storiche problematiche di difficoltà a realizzare le grandi opere, per una burocrazia troppo pletorica e poco elastica.