La crisi demografica
I numeri pubblicati da ISTAT mettono in evidenza l’esistenza di una crisi demografica estesa che, in estrema sintesi, si manifesta nella riduzione della popolazione totale.
E’ dovuta al drastico calo delle nascite (515.000 nel 2013 – 379.000 nel 2023) causato da diversi fattori socio economici ma anche in misura importante dalla diminuzione delle donne fertili di età compresa tra 15 e 49 anni. Nel 2013 erano 13.441.000 oggi (fine 2023) sono 11.647.500 quasi 2.000.000 di possibili mamme in meno.
Il fenomeno viene da lontano perché le donne fertili che mancano sono le bambine non nate 20 – 25 anni fa e quelle che non nascono oggi aggraveranno ulteriormente la situazione nel futuro. È ben visibile lo squilibrio di flusso tra le 281.800 giovani 15-enni entranti e le 476.900 donne mature 49-enni uscenti.
Gli arrivi delle straniere hanno compensato in misura modesta perché la loro età più frequente si colloca introno ai 40 anni e quindi vicina ai limiti di crollo della fertilità.
Un altro dato che conferma il mix generazionale anomalo è l’indice di vecchiaia che a fine 2023 vale 193%, cioè sono presenti circa 2 anziani over 65 anni per ogni giovane di età compresa tra 0 e 15 anni. Proiettato nel futuro vuol dire che la popolazione italiana è destinata a dimezzarsi con evidenti conseguenze economiche e sociali devastanti.
Il problema nel breve è irresolubile perché gli eventi che accadono oggi sono conseguenza di altri non accaduti nel passato. Si può pianificare un salvataggio di medio – lungo periodo consistente nella importazione dal resto del mondo di bambini di età preferibilmente compresa tra 0 e 3 anni sia orfani che abbandonati curandone lo svezzamento e la crescita a carico di strutture pubbliche fino alla loro completa integrazione.
Si tratta di bambini e bambine ai quali mancherà sempre una madre e un padre ma sarebbe stato cosi anche nel loro paese di origine. Avranno però uno sviluppo nutrizionale , sanitario e formativo assolutamente alla pari dei loro coetanei italiani e, raggiunta la maggiore età, potranno proseguire “da soli“ verso il mondo del lavoro, la creazione di nuove famiglie e la generazione di figli.
Ne servirebbero 250 - 300.000 all’anno che è lo squilibrio del saldo naturale ( nati vivi-morti =- 281.000). Sul totale della popolazione avviene una compensazione con gli immigrati dall’estero che però sono prevalentemente adulti e quindi nel tempo alimentano le carenze demografiche di cui sopra.
Visti i tempi che corrono, non dovrebbe essere un problema trovarli. Occorre fare accordi con i paesi di origine, creare o adeguare strutture comunali e personale per l’accoglienza e soprattutto semplificare la parte amministrativa per ridurre i tempi.
Si tratta di un investimento importante ma di alto valore umanitario, occupazionale e con conseguenze positive per la crescita del PIL.