Si celebra oggi il tanto declamato Fertility Day, fortemente voluto dal Ministro Lorenzin, che è stato accompagnato da aspre polemiche per le immagini utilizzate per la promozione.

Sano razzismo, hanno gridato i più. Ghettizzazione, si è unito qualche altro.... una scelta infelice - non si può nascondere - nata da un collage poco pensato, che ha causato la rimozione dell'ideatore dall'incarico.

Di fatto, è inutile nasconderlo, l'Italia ha seri problemi di denatalità: sono sempre meno i bambini figli di italiani che vengono alla luce.

L'Intento della giornata, di formazione e informazione, non è sbagliato nel suo assunto: si tratta di fare informazione sulle possibilità ed opportunità di procreare, che ovviamente aumentano seguendo un determinato stile di vita. E' quanto ribadisce anche il presidente dell'Istituto superiore di sanità, Walter Ricciardi, che sottolinea: "L'Italia è il Paese che più al mondo ha visto precipitare la fertilità dagli anni '70: il tasso di fertilità delle donne italiane è infatti a 1,3 dal 1976. Sarà a questi livelli in Francia, ad esempio, solo nel 2020 e in Usa solo nel 2050". Va invece detto, soprattutto ai giovani, ha aggiunto, che "molti problemi di infertilità sono evitabili poichè collegati agli stili di vita". E' chiaro però, ha avvertito Ricciardi, che "non può essere solo il ministero della Salute ad agire: le politiche a supporto della famiglia devono essere promosse dall'intero governo".

Altrettanto "nobili" le motivazioni del Ministro Lorenzin: "È importante parlare del problema di salute legato all'infertilità, ed è importante rilanciare l'attenzione sulle malattie sessualmente trasmesse, che sono in aumento".

FACCIO UN FIGLIO, MA CHI LO MANTIENE?

Sono proprio gli aspetti tirati in ballo da Ricciardi che fanno imbestialire i comuni mortali: sono in tanti, oggi, a scendere in piazza per protestare: clessidre, cuscini per dire di essere in attesa ma "di diritti, welfare, diritto allo studio, ambiente sano e adozioni per le coppie omosessuali". 

Ovvero, va bene sapere come preservarsi dalle malattie a trasmissione sessuale, va bene essere edotti su come combattere l'infertilità, ma se la scelta di non fare figli deriva da tutte altre ragioni, chi ci fornisce risposte adeguate?

La società si evolve a velocità supersonica, negli anni del boom economico, ci si sposava presto e in media si avevano tre figli. Oggi i "bamboccioni" - come qualcuno ha definito infelicemente i giovani qualche tempo fa - non lasciano la casa genitoriale molto presto.

Per andare dove, poi? Lavori che non danno accesso ai mutui, impieghi che si trovano a fatica e in età ben molto in là rispetto ad un tempo; asili nido che costano un'enormità, e la necessità (che necessità non è quanto piuttosto obbligo) di essere in due a lavorare, per mantenersi.

I MODELLI OLTRALPE RESTANO SOLO MODELLI

Inutile dire che se ci guardiamo attorno, i Paesi d'oltralpe ci superano di gran lunga: allora le considerazioni da fare - e le risposte da dare - sono totalmente diverse. E le domande pure: come mai le aziende non si strutturano per favorire la natalità, offrendo alle mamme ed ai papà asili nido interni? E come mai lo Stato non sovvenzione iniziative di questo genere? Come mai la banche non ci sentono, e invece di comprendere che il posto fisso non esiste più, non formulano proposte duttili, in grado di porre i giovani in condizioni di poter acquistare una casa? 

Quali aiuti vengono dati alle famiglie italiane con figli? (e sottolineo italiane, senza tema di smentita se volessimo affrontare i supporti offerti agli immigrati).
E come mai nessuno parla più delle tante case popolari, non assegnate, o di quelle assegnate ed occupate se malauguratamente qualcuno va a fare la spesa e non lascia le forze armate a presidiare la propria abitazione?

Parliamo pure del Fertility Day, iniziativa di per sè degna di lode. Ma dopo, o almeno in contemporanea, aver fornito tutte le altre risposte. Che aspettiamo da tempo.