Dopo la scadenza della tregua di Sochi aumenta l'incertezza per la situazione nel nord della Siria
A Sochi, Russia e Turchia avevano stabilito una tregua di 150 ore in Siria del nord, che sarebbe durata dal 23 al 29 ottobre. Oggi la tregua è scaduta e non è ben chiaro quali saranno gli sviluppi nella regione già a partire dalle prossime ore.
Secondo quanto hanno riferito fonti curde, anche durante la tregua gli attacchi aerei e via terra dell'esercito turco e delle sue truppe ausiliarie sono continuati senza sosta nei pressi di Serêkaniyê (Ras al-Ain), Ain Issa, Zirgan, Dirbêsiyê, Til Temir e Kobanê.
Scontri in cui sono state impegnate le Forze Democratiche Siriane con un bilancio di vittime che, oltre ai combattenti, ha incluso anche alcuni civili.
Secondo quanto riferito all'agenzia ANF dal co-presidente della Mezzaluna Rossa Curda, Cemila Heme, dal 23 ottobre solo nella regione di Cizîrê quattro civili sono stati uccisi dallo Stato turco e dai suoi alleati jihadisti, mentre altri 79 sono stati feriti. Dal 9 ottobre, sempre nella stessa regione, sono state ferite complessivamente 1032 persone. Di queste 65 sono minorenni e 147 donne. Tra i civili, i morti sono stati 202, di cui otto minorenni e venti donne.
Tra i vari paradossi che caratterizzano l'attività diplomatica relativa all'invasione turca del Rojava, a partire dalle tregue definite unilateralmente tra Usa, Russia e Turchia, questo mercoledì 30 ottobre se ne aggiungono (indirettamente) altri due, riportati di seguito.
Uno riguarda la prima riunione a Ginevra del Comitato creato dall'ONU per definire una nuova Costituzione siriana, coordinato dall'incaricato speciale delle Nazioni Unite per la Siria, Geir Pedersen. Di per sé una notizia importante e di cui ci si dovrebbe compiacere. Però se si va a guardare più a fondo, si scopre che l'Amministrazione Autonoma della Siria del Nord e dell'Est, che rappresenta circa un terzo del territorio siriano e circa 5 milioni di persone, in quella sede non è rappresentata. Secondo l'Onu, i 5 milioni di curdi residenti nel nord della Siria non esistono e non hanno diritto di parola. La riunione odierna è oltretutto frutto di quasi due anni di negoziati finalizzati a determinare la composizione del Comitato costituzionale.
Il secondo riguarda la presenza del segretario generale dell'Onu in Turchia. Antonio Guterres parteciperà alla sesta edizione della Istanbul Mediation Conference (Conferenza sulla Mediazione di Istanbul) che quest'anno avrà come tema la "Mediazione internazionale per la pace: fare il punto e guardare avanti"! Che la Turchia parli di diplomazia e di pace è oltremodo grottesco.
Nell'occasione, secondo l'agenda pubblicata dall'Onu, Guterres dovrebbe incontrare anche il presidente turco Erdogan. Vedremo domani quale contributo questo incontro (nel caso sia confermato) fornirà nel chiarire la situazione nel nord della Siria.
Per quel che può servire, questa mattina al Senato il ministro degli Esteri Di Maio ha illustrato la posizione dell'Italia sull'invasione della Siria da parte della Turchia. Il nostro Paese si impegna a "chiedere con forza alle Autorità turche che venga mantenuta la condizione di non belligeranza anche dopo la tregua pattuita con gli accordi di Sochi e a condannare fermamente nuove iniziative unilaterali da parte della Turchia o di altri attori presenti nell'area; ad attivarsi nelle competenti sedi internazionali, affinché non siano perpetrate ulteriori violazioni dei diritti umani e affinché sia preservata l'incolumità della popolazione civile dell'area, la sicurezza delle strutture sanitarie, nonché quella degli operatori umanitari e dell'informazione".