Il modello softly. Un esperimento che va da qualche anno avanti e che sembra destinato ad avere un largo successo.

L'esperienza fondante è stata la rivoluzione non annunciata del gruppo BMW/Mini/GM per quanto riguarda il design. Abbandonati i sogni minimalist e mainstream delle familiari, utilitarie di tipo informale e standardizzato, si è portati a riscoprire di nuovo la ricerca pura fashion, nella caratterizzazione visiva dell'oggetto. In questo caso, quello automobilistico.

Il ripiego in una comfort zone, un loft car esteso a tutti gli ambiti. Un comodo rifugio per razionalizzare e non perdere mai il controllo, nella difficile età pandemica e postmoderna. E in questo, anche il mito perenne del practical drive, il marchio jeep, si è adeguato.

Le nuove forme visive, le tecnologie digitali silenziose applicate in un'auto votata al bello, ma di tipo softly. Un luxury anche per jeep. Farà storcere un po' il naso ai puristi della marca, però attrae veramente lo sguardo e l'attenzione, e incrementa perciò le vendita, fulcro essenziale quest'ultimo di ogni azienda o impresa.

In più, un'ultima nota: si va ad incrementare così un settore di progettazione dei creativi, quello del designer ergonomico ed esterno, che si era un po' trascurato negli anni dal Lehmanns Brother ad oggi (2008/2020). E di certo, questo, per  l'industria automobilistica, di certo non è un fattore negativo.