"Ogni morte sul lavoro è una sconfitta per lo Stato. E quando a perdere la vita è un ragazzo appena 18enne, alla sua prima esperienza con il mondo del lavoro, è ancora più inaccettabile. Non possiamo rimanere a guardare: serve una risposta delle Istituzioni. Assieme a imprese, enti locali, istituti scolastici dobbiamo trovare strumenti nuovi perché incidenti come quello di oggi in provincia di Udine non possano accadere. Ci uniamo al cordoglio della famiglia e dei suoi compagni di scuola".

Il cordoglio di Ettore Rosato, riportato in precedenza, è l'unico che Italia Viva ha espresso per Lorenzo Parelli, studente, morto a Lauzacco, in provincia di Udine, all'età di 18 anni per un incidente sul lavoro... nell'ultimo giorno di stage, a causa di una putrella che gli è caduta addosso mentre stava eseguendo dei lavori di carpenteria metallica.

Perché Italia Viva, e in special modo il suo fondatore Matteo Renzi, avrebbe dovuto parlare di più della morte di Lorenzo? Perché il progetto di alternanza scuola-lavoro, nonostante adesso sia definito come Percorsi per le Competenze Trasversali e per l'Orientamento, nato nel 2003 per volere dell'attuale ministro Moratti è comunque formulato sulla base  di ciò che stabilì il governo Renzi. Per una revisione del 2018, entrata in vigore l'anno successivo, sono state fatte delle modifiche di facciata ed è cambiato il nome, ma l'impostazione di fondo è comunque rimasta.

Qual è tale problema? Che molte volte l'esperienza di studio-lavoro si è rivelata un modo per sfruttare e far lavorare dei giovani a costo zero. Giovani che non avevano esperienza e preparazione sufficienti per affrontare anche situazioni pericolose, tanto da mettere a rischio la loro incolumità.

In sostanza, si tratta di lavoro nero legalizzato. Ed è questa la tesi che i sindacati, tutti, sostengono in relazione a quanto accaduto venerdì a Udine.

Unione Sindacale di Base: "Lorenzo Parelli, studente 18enne dell’istituto Bearzi all'ultimo giorno di PCTO, ovvero di alternanza scuola lavoro, è stato ucciso da una putrella in un capannone della Burimec, azienda metalmeccanica alle porte di Udine.Mentre si finge di mantenere aperte le scuole, in un balletto di quarantene e isolamenti, il profitto non si ferma e i ragazzi continuano ad essere inviati nelle aziende a lavorare con la scusa della formazione sul campo. In realtà svolgono il ruolo di forza-lavoro non retribuita, spessissimo in situazioni pericolose, in contesti lavorativi non protetti, in posti cioè nei quali non dovrebbero proprio stare.I ragazzi devono stare a scuola, in una scuola che sia sicura, da ogni punto di vista. I ragazzi devono studiare, crescere e scoprire cosa vogliono diventare da grandi, non morire in modo assurdo in un'azienda meccanica, al posto di un lavoratore salariato, in un qualche finto stage che è in realtà, lo sappiamo bene, lavoro nero.In due anni di pandemia la scuola italiana è stata chiusa a ripetizione, gli studenti hanno perso tantissimo tempo scuola, tante occasioni di apprendimento, perché non si è voluto investire in risorse, personale, spazi. L’alternanza scuola lavoro invece non si è quasi fermata, come non si sono mai fermate le aziende, solo e soltanto nella logica del profitto di pochi e della schiavitù di molti.No! Non lo accettiamo, non si può finire uccisi dal profitto a 18 anni, quando si dovrebbe essere al sicuro a scuola!  Diciamo basta all'alternanza scuola lavoro, alla scuola azienda, al profitto sulla pelle dei lavoratori e degli studenti. Vanno fermati subito i protocolli con le aziende private, rimesso al centro il tema del futuro lavorativo dei giovani, per contrastare la barbarie quotidiana della nostra società".

Cgil e Flc: 
"Esprimiamo profondo dolore per quanto accaduto". È quanto affermano, in una nota, la segretaria confederale della Cgil Rossana Dettori e il segretario generale della Flc Cgil Francesco Sinopoli."Il ragazzo era al suo ultimo giorno di stage in un progetto - precisano i due dirigenti sindacali - di PCTO, Percorsi per le competenze trasversali e l'orientamento, la vecchia Alternanza Scuola-Lavoro. Durante dei lavori di carpenteria metallica, una putrella gli è caduta addosso, uccidendolo all’istante. Al cordoglio che esprimiamo come Cgil nazionale e Flc Cgil per una morte orribile di un ragazzo tanto giovane, si unisce - proseguono Dettori e Sinopoli - l’indignazione per il fatto che si continua a utilizzare la vecchia alternanza, ora denominata con un altro acronimo, per impegnare gli studenti in attività che appaiono chiaramente lavoro non retribuito e spesso con scarsi livelli sicurezza. Questa vicenda tristissima conferma le rivendicazioni che portiamo avanti da anni: chiediamo l’abrogazione delle norme sull’obbligatorietà dell’alternanza ora PCTO introdotta dalla Legge 107. L’obbligatorietà ha comportato la moltiplicazione di esperienze e attività, non solo slegate dal proprio percorso educativo, ma spesso improvvisate, di scarsa qualità, che in tanti casi si concretizzano in vere e proprie prestazioni di lavoro gratuito prive di qualsivoglia intenzionalità educativa. È ora di dire basta. Le parole non sono più sufficienti, occorre che ognuno, a partire dal Ministero dell’Istruzione, si assuma le proprie responsabilità e faccia scelte conseguenti".

 Fiom e Fiom Udine: "Siamo sconcertati nell’apprendere la notizia della morte di Lorenzo Parelli. Si tratta dell'ennesimo incidente mortale in un luogo di lavoro, tanto più inaccettabile perché colpisce un giovane studente, di soli 18 anni, schiacciato dalla caduta di una putrella proprio nel suo ultimo giorno di quella che avrebbe dovuto essere una esperienza formativa di alternanza scuola-lavoro.Sarà cura della magistratura accertare la dinamica dell'incidente mortale ed eventuali responsabilità dell'azienda, quello che è certo è che mai l'alternanza scuola-lavoro dei giovani studenti può essere trasformata in lavoro, oltretutto non retribuito, né le funzioni formative, gli stage, possono divenire l'occasione per ridurre il costo del lavoro e aumentare la produzione. Anche per tutte queste ragioni l'alternanza scuola-lavoro va profondamente rivista, dando centralità al ruolo della scuola e alla conoscenza dei diritti dentro i luoghi di lavoro, in un rapporto con i sindacati, che oggi la legislazione non prevede ad eccezione di alcuni esempi virtuosi che si sono realizzati per effetto di accordo tra le parti.La Fiom nazionale e di Udine si stringono attorno alla famiglia, esprimendo il proprio cordoglio e la vicinanza di tutti i metalmeccanici". 

A dire la verità però, di quanto accaduto a Udine, non ne hanno parlato neppure Salvini e Di Maio, gli artefici delle modifiche di facciata alla riforma di Renzi, e neppure Conte che dei due capipopolo al tempo faceva da paravento.

È sempre interessante osservare come i politici siano sempre pronti ad intestarsi dei provvedimenti e, nel caso, a fischiettare allegramente  guardandosi in giro, quando c'è da assumerne le responsabilità.

Intanto, un ragazzo di 18 anni è morto ed è impossibile per la famiglia, qualunque sia il risarcimento, compensarne la perdita.