Polemiche e malcontento in vista del viaggio papale in Cile, che trovano origine nel modo con cui la Chiesa cilena e il Papa hanno gestito la piaga della pedofilia.
A questo si aggiunge il dissenso per via dei costi altissimi sostenuti dal governo, circa 7 milioni di dollari, necessari per gli spostamenti, la sicurezza, il dispositivo dell’accoglienza.
Un gruppo di manifestanti, capeggiati dall’ex candidata presidenziale Roxana Miranda, ha occupato oggi la sede della nunziatura apostolica nella capitale cilena. Urlando «Qui il problema non è la fede, ma piuttosto i milioni che si stanno spendendo.»
Il Cile è in fiamme anche per come Papa Francesco sta gestendo il caso di un vescovo che avrebbe coperto un caso conclamato di pedofilia.
Francesco, nonostante le reiterate lamentele da parte dei fedeli, dopo avere nominato vescovo Juan de la Cruz Barros, lo ha anche mantenuto al suo posto in questi anni, nonostante le imponenti manifestazioni di protesta - anche politiche - e le accuse di tre vittime e di numerosi sacerdoti e fedeli, che gli imputano di essere stato complice degli abusi sessuali compiuti dal sacerdote Fernando Karadima, ormai ottantenne, condannato solo nel 2012.