Fino a qualche settimana fa era possibile leggere dichiarazioni di politici di primo piano della destra israeliana che, in toni trionfalistici, facevano riferimento persino alla Tanakh (Bibbia) per annunciare l'annessione ad Israele di parti della Cisgiordania.

Quel sogno adesso devono riporlo nel cassetto a causa dell'emergenza economica provocata dal coronavirus. Ormai Netanyahu era con le spalle al muro, pressato dalle proteste diffuse in molte città israeliane con i manifestanti che, con sempre più veemenza, ne chiedevano le dimissioni.

E sempre con l'aiuto dell'alleato Trump  - il presidente Usa e quello israeliano sembrano ormai i due classici zoppi che per stare in piedi vanno in giro insieme, appoggiandosi l'uno all'altro -, Netanyahu ha tirato fuori il classico coniglio dal cilindro per tirarsi fuori dai guai e salvare la legislatura, evitando un nuovo ritorno alle urne. Sarebbe stato imbarazzante affrontare una campagna elettorale, nel momento in cui sarebbe entrato nella fase "calda" il processo che lo vede accusato di corruzione.

In che cosa consiste il coniglio di Netanyahu?

Nell'accordo di pace tra Israele e gli Emirati Arabi Uniti che porterà a una piena normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi. Però, in base all'accordo, Israele ha accettato di sospendere l'applicazione della sovranità su parte dei territori della Cisgiordania, come annunciato in passato.

A tessere le fila dell'accordo gli Stati Uniti, con il presidente Trump che dal suo account social ne ha pubblicato il testo:

Per Trump, l'accordo è un "enorme passo avanti", un "accordo di pace storico tra i nostri due GRANDI amici". Anche per Netanyahu quella odierna è da considerarsi "una giornata storica".

In una dichiarazione congiunta, si afferma che i tre leader - Trump, Netanyahu e lo sceicco Mohammed Bin Zayed, principe ereditario di Abu Dhabi - hanno concordato la piena normalizzazione delle relazioni tra Israele ed Emirati Arabi Uniti, con una svolta diplomatica che promuoverà la pace in Medio Oriente, oltre ad essere testimonianza della loro lungimiranza e delle loro capacità diplomatiche nel tracciare un nuovo percorso che sbloccherà il grande potenziale della regione. L'accordo è stato siglato quest'oggi a seguito di una telefonata tra Trump, Netanyahu e lo sceicco Bin Zayed.

L'ambasciatore degli Emirati Arabi Uniti negli Stati Uniti, Yousef Al Otaiba, ha rilasciato una dichiarazione definendo l'accordo "una vittoria per la diplomazia e per la regione" e "un progresso significativo nelle relazioni arabo-israeliane, che diminuisce le tensioni e crea nuova energia per un cambiamento positivo", aggiungendo anche che "arresta immediatamente l'annessione e la probabile conseguente escalation di violenze, mantenendo viva la possibilità di una soluzione a due Stati - tra Israele e la Palestina - come avallata dalla Lega araba e dalla comunità internazionale. In sostanza, l'accordo crea nuove dinamiche e possibilità nel processo di pace".

Al Otaiba, infine, ha anche cercato di rassicurare l'OLP dicendo che "gli Emirati Arabi Uniti rimarranno un forte sostenitore del popolo palestinese per la sua dignità, i suoi diritti e il proprio Stato sovrano. Devono beneficiare della normalizzazione. Sosterremo con forza questi fini, adesso anche con strumenti più forti che in precedenza, dal punto di vista politico e diplomatico".


Secondo fonti della Casa Bianca, l'accordo è frutto del lavoro diplomatico del consigliere senior di Trump, Jared Kushner, dell'ambasciatore degli Stati Uniti in Israele, David Friedman, dell'inviato per il Medio Oriente, Avi Berkowitz, del segretario di Stato, Mike Pompeo, e del consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Robert O'Brien.

Le delegazioni di Israele e degli Emirati Arabi Uniti si incontreranno nelle prossime settimane per firmare accordi bilaterali in materia di investimenti, turismo, voli diretti, sicurezza, telecomunicazioni e altro. I due paesi dovrebbero scambiarsi, a breve, ambasciatori e ambasciate.

L'accordo prevede anche, per i musulmani, di avere una maggiore facilità di accesso alla moschea di Al-Aqsa nella Città Vecchia di Gerusalemme, consentendo loro di volare da Abu Dhabi a Tel Aviv.


Pertanto, Netanyahu e Trump hanno praticamente fatto un'inversione ad U, abbandonando l'idea di trasformare la Cisgiordania in un novello Bantustan, trovando più conveniente - in questo momento - inventarsi un accordo con i ricchissimi emiratini per risollevare le sorti dell'economia di Tel Aviv, senza dimenticare che Abu Dhabi, oltre ad allargare la platea di clienti che potranno accedere a un paese che è ormai da considerare come un immenso "parco a tema", adesso si pone automaticamente anche al centro di future trattative diplomatiche per stilare un piano di pace tra israeliani e palestinesi.