Esteri

Dopo il nulla di fatto del vertice di Teheran, sabato sono ripresi i bombardamenti a Idlib

Venerdì a Teheran si è tenuto un summit tra Iran, Turchia e Russia per discutere di un possibile cessate il fuoco che potesse evitare l'attacco delle forze militari siriane, sostenute dalla Russia, contro le ultime forze ribelli che si contrappongono al regime di Assad, asserragliate a Idlib e nel territorio della sua provincia.

Il presidente turco Tayyip Erdogan ha cercato di convincere, soprattutto Putin, ad un cessate il fuoco, anche per evitare la probabile invasione di centinaia di migliaia di rifugiati che, in seguito ad un attacco militare su larga scala cercherebbero rifugio in Turchia, che da Idlib dista poche decine di chilometri.

Rouhani si è, in modo pilatesco, lavato le mani della questione, auspicandosi che qualsiasi azione militare tenesse comunque conto dei civili presenti nell'area (2,5 milioni contro circa 70mila miliziani) evitandone il coinvolgimento, ma senza precisare in che modo.

Vladimir Putin, invece, ha detto che una tregua sarebbe stata inutile, perché unilaterale, dato che non avrebbe coinvolto nella decisione i gruppi islamisti che costituiscono l'ultima roccaforte delle forze ribelli.

Quindi, sabato sono ripresi i bombardamenti nella parte meridionale della provincia di Idlib, con almeno una dozzina di attacchi aerei che hanno colpito alcuni villaggi e le città di Ltamenah e Kafr Zita.

Elicotteri siriani, secondo quanto riportato da alcuni testimoni, hanno sganciato delle "barrel bomb" - barili pieni di materiale esplosivo di cui però l'esercito siriano ha negato l'impiego - sulle case alla periferia della città di Khan Shaykhun.

L'organizzazione che soccorre i civili siriani, sponsorizzata dall'Occidente e nota come White Helmets, ha dichiarato che sono stati estratti quattro corpi, tra cui quello di un bambino, dalle macerie di un edificio bombardato da aerei russi nel villaggio di Abdeen, nei pressi di Khan Shaykhun.

La Russia da parte sua, ha più volte dichiarato che le azioni dei propri militari prendono di mira solo i miliziani e non i civili, anche se fonti dell'opposizione e residenti dicono che la maggior parte delle vittime registrate negli ultimi giorni nella provincia di Idlib erano civili.

Le forze ribelli in passato hanno accusato la Russia e la Siria di colpire ospedali e altri obbiettivi che nulla avevano di militare ed erano utilizzati come rifugi per i civili.

L'escalation militare che ormai non sembra più trovare ostacoli, nel più totale disinteresse dell'occidente se si esclude l'ipocrita altolà di Trump che ha minacciato Siria e Russia nel caso facessero ricorso all'uso di gas, proseguirà quindi nei prossimi giorni in maniera sempre più intensa e devastante... cui seguiranno i soliti appelli, come sempre inascoltati, delle ong e delle organizzazioni umanitarie che operano sotto l'ombrello dell'Onu.

Ma questo ennesimo massacro servirà almeno a portare la pace in Siria? Da quello che finora si è visto sembra che, una volta eliminati i ribelli, in Siria si troveranno a scontrarsi turchi, iraniani e israeliani con i russi che non rinunceranno a sostenere Assad per continuare ad avere un porto nel Mediterraneo e gli americani che non potranno non sostenere Israele nel voler eliminare qualsiasi presenza iraniana da un Paese confinante.

La fine di una guerra civile durata sette anni farà così da traino ad una guerra probabile ed ancora più cruenta, che potrebbe allargarsi fuori dalla Siria e coinvolgere l'intero medio oriente... e non solo. Non una bella prospettiva.

Autore Federico Mattei
Categoria Esteri
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