Ieri, la proclamazione dello stato di emergenza su tutto il territorio turco per 90 giorni, e la sospensione della convenzione per i diritti dell'uomo.
Oggi, la dichiarazione di Edogan, che si dice pronto a prolungare ben oltre i 90 giorni lo stato di emergenza, che di fatto concede al governo i più ampi poteri e la facoltà di agire indisturbato.
E come primo atto, dopo il divieto di espatrio per i dipendenti pubblici, ecco la revoca di 10.856 passaporti, documento che in Turchia non ha solo valore per chi viaggia, ma è a tutti gli effetti documento di identità per chi lo possiede.
10.856 persone da oggi senza nome, senza più lo status di essere vivente (e quindi con dei diritti).
Il governo turco continua a reclamare a gran voce l'estradizione dagli Usa di Gulen, presunto ideatore del golpe, e le piazze si riempiono (nonostante la tensione palpabile) di dimostranti - per la stragrande maggioranza chiamati da Erdogan stesso - schierati a difesa del governo.